Egon è uno di quei progetti di cui finisci per innamorarti subito ed allo stesso tempo stupirti di come nelle sconfinate praterie sommerse della musica indipendente (addirittura genuinamente autoprodotta in questo caso) si nascondano alle volte idee geniali, che sulla terraferma, probabilmente, non vedremo mai. Eclettica e variegata formazione livornese, gli Egon sono Marco Capozzi e Marco Liuni, ideatori nel 2002 del progetto, alternativamente a chitarre (acustiche ed elettriche) ed ambiente elettronico ed una sezione ritmica d’eccezione, composta da Francesco D’Angelo al basso e Alberto Battocchi alla batteria. La loro proposta gravita attorno ad un pop songwriting, zigzagante tra equilibrismi acustici e intelaiature elettroniche, esperimenti timbrici e metrici e tanto gusto rock. Per me, Sofia esce nel 2006 e si avvale in sede di produzione artistica della preziosa presenza di Andrea Valfrè (già recording engineer e collaboratore di artisti del calibro di Ares Tavolazzi, Patrizia Laquidara, Le Orme), ed è un disco che ti porta via per territori inconsueti e illuminati da luci filtranti, in fantasie di colori, scappati via per caso dal pennello dell’autore e schizzati sul bianco della tela a delineare forme ogni volta diverse. Il più dei brani partono da bozzetti acustici che evolvono piano e con gusto, supportati con freschezza da una sezione ritmica intelligente e frizzante e da inserti elettronici minimali (Oltremare). Gli Egon giocano con gli incastri, si inventano versi sghembi e arrangiano apparenti bisticci tra gli strumenti (come in Mediamente, davvero sorprendente in questo senso, con un ottimo giro di basso, o nell’eclettica e bellissima Gattonero, tra tempi dispari e melodie ariose, suggestioni acustiche e parentesi jazz). Capital Trade, con la partecipazione della bellissima voce di Elisa Arcamone (Rubber Soul, Rec), ospite in vari brani del disco, è forse la scommessa stravinta, presentando una sorta di acid-funky schizofrenico, conteso tra forma-canzone e fusion, rap e soul. Idem per il bellissimo strumentale quasi policiano di Impara a Lavare i Piatti (o incassa dal budoka), divertissement geniale con basso funky e chitarre aperte. Non mancano nemmeno le parentesi d’autore, come ne Il Giocatore, cover di un brano di Piero Ciampi o nell’eclettico collage di Monito(r) Blu, un invito aperto al rifiuto della banalità spudorata di certi mass-media che ci bombardano ogni giorno (“Tutte queste luci che fanno varietà, spegni la metà e poi proiettale verso il basso. Le stelle più, non brillan più, non ci son più… ”). Un lavoro di gusto ed una proposta con un’evidente attenzione ai suoni, ai dettagli ed agli arrangiamenti. Tutti elementi dunque che farebbero gridare al miracolo, se non fosse per qualche perdonabilissima pecca di immaturità sparsa (forse l’evolversi dei vari brani e le energie, potrebbero essere più concentrati, senza sguinzagliare privi di un cuore nella lunga durata del disco, il che rischia di togliere punti al lavoro, rendendolo un po’ dispersivo). Ma se non ci curassimo dell’ago nel pagliaio, chiuderemmo dicendo che questi Egon sono sicuramente una proposta su cui scommettere e non vedremmo poi così male il loro nome accostato a quello di gruppi oggi cult della scena experimental-pop italiana del calibro di Marta sui Tubi e Quintorigo.
Credits
Label: Autoproduzione – 2006
Line-up: Marco Capozzi (voce, chitarra acustica ed elettrica) – Marco Liuni (ambiente elettronico, chitarra classica ed elettrica, cori) – Francesco D’Angelo (basso) – Alberto Batocchi (batteria, cori)
Tracklist:
- Oltremare
- Mediamente
- Ittica
- Tom & Jerry Show
- Gattonero
- Capital Trade
- Impara a Lavare I Piatti (o incassa dal budoka)
- In-La Su-La
- Il Giocatore
- Monito(r) Blu
- 10^-6
- ( tra )
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