Nel contesto di un’Islanda sempre più prolifica, anche la graziosa Emiliana Torrini arriva al suo terzo disco, senza contare i tre precedenti pubblicati soltanto nell’amata patria. La piccola islandese dalle evidenti origini italiane prende, ancora una volta, una strada diversa rispetto al passato. Tutto ciò che vuole fare è semplicemente parlare d’amore e allora non importa il mezzo ma soltanto il fine. Non importa che lo si faccia con l’allegra spensieratezza di chi canta “I love you always know the way / the way back home always is the same / oh make some big jumps, big jumps you afraid to break some bones / come on make some big jumps, big jumps life is your saulte” (Big Jumps) o con l’ingenua purezza di chi imita con la voce il verso del cuore che batte like a jungle drum (Jungle Drum). In questo nuovo Me and Armini le melodie reggae della title track si mescolano alle influenze soul e r&b di I heard it all before (arrangiata in maniera superba con la presenza anche del mandolino), al giro blues che sconfina nel pop e nel folk più cantautorale dell’apripista Fireheads. Ma la bellezza, spesso e volentieri, nasce dalle piccole cose. Ecco allora bastare soltanto la chitarra acustica del fedele ed inseparabile amico e produttore Dan Carey per far esprimere Emiliana ai massimi livelli di pathos ed intensità. Beggar’s prayer è accorata e commovente preghiera che scava nell’intimità. La sobria purezza di Birds ricorda il disco precedente e, proprio nel momento in cui il pezzo sembra giungere alla conclusione, la tensione cresce e sfocia in un bridge strumentale dai vaghi sapori psichedelici che affida la conclusione del brano alla voce. Hold Heart mostra la sua essenza nei dolci sospiri che pian piano sembrano spegnersi e tremare nella malinconia di una notte in cui un lupo con le lacrime agli occhi lancia il suo triste ululato alla luna piena: “if you blind me now I’m defeated”. Gun, a conti fatti, risulta l’episodio più anomalo del disco; nato da una jam session, insiste sullo stesso riff ipnotico e avvolgente di chitarra per l’intera durata del brano; il giro in crescendo non esplode mai, quasi a creare un maelstrom senza via d’uscita. Dead duck ripercorre le vie dell’elettronica sperimentate dei primi passi di Emiliana. I beats spesso in levare, gli effetti di chitarra e la voce solo sussurrata divengono impasto sonoro etereo e vorticoso in climax ascendente, per poi trasformarsi in casta e raccolta melodia nel finale con piano e chitarra acustica a cullare una voglia di mostrare affetto sempre crescente. La conclusiva Bleeder è una candida ninnananna con la chitarra ed il violoncello che accarezzano soavemente la voce.
Ancora una volta il calore e la fragile delicatezza dell’amore cantato.
Credits
Label: Rough Trade Us – 2008
Line-up: Emiliana Torrini, Dan Carey
Tracklist:
- Fireheads
- Me and Armini
- Birds
- Heard it all before
- Ha ha
- Big Jumps
- Jungle Drum
- Hold heart
- Gun
- Beggar’s prayer
- Dead duck
- Bleeder
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Un solo commento
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