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Strane idee – Scarlatti Garage

copertina_scarlatti_garage_strane_ideeTorno a parlare di loro. Di questo gruppo campano che risponde al nome di Scarlatti Garage. E che dopo l’omonimo ep, presentano il loro primo album: Strane idee, confermando e amplificando ciò che di loro già scrissi sulle pagine telematiche del nostro web magazine. Perché ogni caratteristica che della loro musica mi ha entusiasmata dal primo momento, ritorna in maniera più convincente, raffinata, vigorosa. Un album che si stacca da tutto ciò che è prevedibile, dodici tracce, in un alternarsi di rivisitazioni di alcuni brani del precedente ep, e di inediti, ricordandoci quanto maturo e ambizioso sia dare vita ad una passione con la semplicità del sentire, senza inutile manierismo. L’album si apre con L’uomo nero, essere nemici di se stessi, “oh, questo giorno a chi lo do, se l’uomo nero sono io?” per la difficoltà di trovare un senso, sempre, al tempo che lasciamo scorrere. E far sì che l’agonia possa trasformarsi in brivido, grazie alla vita di qualcuno che possa riempire la nostra vita.
Segue La radio, il brano chiave del precedente ep, che ha aperto porte importanti, diventando sigla di chiusura della trasmissione Demo di Radio Uno Rai. Il rock anni 80 degli Scarlatti Garage, il suono grezzo degli strumenti, netto, quelle particolarità che fanno della loro musica un disegno indipendente del vivere la musica, si combina perfettamente in un incastro inaspettato con la voce di Dario Lapelazzuli, cavernosa, ruggente, ma dai toni, dalle venature tipicamente partenopee, dei quali certamente neanche lui ha consapevolezza, ma che sono un plus ultra sia in questo lavoro che nella dimensione del live. Il brano che dà il nome all’album, Strane idee, è la sintesi perfetta di ciò che gli Scarlatti Garage sono. La voglia di rompere gli schemi con un’alternativa che non sia estrema, aggressiva. Ma che sia solo e semplicemente libertà, e personalità. L’abbandonare le maschere, vivere. Vivere. Seguono Dèjà vu, in una versione più elegante, intima, sinuosa, Non è colpa mia e People are strange, che in questa rivisitazione ha acquisito maggiore forza, continuando ad essere uno dei miei brani preferiti. Mr Blu racconta di ciò che c’è dietro la quiete quotidiana, il marcio e la paura che danno l’inaspettato, l’imprevedibile. La lampada di Wood, invece, srotola mancanze “il treno dei desideri è in ritardo da una vita…” alternando frasi fatte a risposte disilluse, e la voce di Dario Lapelazzuli dà, in questo brano, il massimo, in quanto a potenza e forma, sostanza, fibra. Con la chitarra viva che integra ciò che la voce urla. Uno dei brani migliori dell’intero album. La stessa lingua è una canzone d’amore, verso chi è metafora di se stessi, amore in senso generale, amore per la musica, amore per ciò che contrasta il metallico nulla, amore per ciò che genera amore. E ancora, Take it easy, sempre bellissima, anche di più, scandita, incalzante, con la sua atmosfera di energia visibile, di rabbia utile, di movimento. Superstar è l’altro brano che ti si fionda nel petto già dall’attacco. La solitudine di chi è conosciuto. “Dico bugie e tutti mi credono. Ma se sono sincero, d’improvviso ridono”. Il disco si chiude con la radio edit di La Radio. Che dire, dovrei probabilmente essere critica, trovare quel qualcosa che non va. Ma diventa complicato, quasi irreale, quando è questa la risposta a ciò che non va.
La semplicità. L’immediatezza. L’originalità della personalità. L’essere riconoscibili, l’essere qualcuno, e non qualcosa. Rispondere agli incastri di stili, ai labirinti del pop da centro commerciale, agli imbrogli dell’ostico intellettualismo, con la soluzione.

Credits

Label: Suonivisioni/Jestrai – 2009

Line-up: Dario Lapelazzuli (voce e chitarra) – Carlo De Luca (chitarra) – Paolo Vitale (basso) – Maurizio De Siena (batteria

Tracklist:

  1. L’uomo nero
  2. La radio
  3. Strane idee
  4. Dèjà vu
  5. Non è colpa mia
  6. People are strange
  7. Mr Blu
  8. La lampada di Wood
  9. La stessa lingua
  10. Take it easy
  11. Superstar
  12. La radio (radio edit)

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