Sotto l’ala protettiva di Giorgio Canali, i giovani Dondolaluva pubblicano il loro album d’esordio. Certo che ora, avendo svelato la presenza di un guru della musica indipendente italiana come Canali, affermare che i Dondolaluva siano una promettente band appare del tutto scontato ed un po’ paraculo, ma assicuriamo che non è così: i Dondolaluva hanno carattere da vendere, e possono dimostrarlo con brani ricchi di dettagli poetici e musicali. L’intero album è molto vario nelle costruzioni delle canzoni e di certo i giovani toscani hanno preferito la propria unicità all’emulazione di altre fortunate b(r)and. Per intenderci, la musica dei Dondolaluva è capace di ricordare a tratti i Tre Allegri Ragazzi Morti come Simona Gretchen o i Marlene Kuntz, ed in questo mix la band trova la sua variopinta personalità. C’è spregiudicatezza in questo progetto, una genuinità lontanissima dai prodotti prestampati che capita di ascoltare spesso. E come in tutti i prodotti genuini, c’è il difetto formale: la classica macchia sulla buccia della mela che la rende invendibile ai supermercati. C’è sempre però il “vecchio saggio” che, fortunatamente, di andare in quell’inferno del centro commerciale non ci pensa nemmeno, così preferisce comprare la frutta direttamente dal contadino: questo ha fatto Canali per noi, offrendoci un prodotto fresco. Anzi, un non-prodotto (e scusate se è poco).
Non sarà il disco dell’anno, ma Arrivano i pollini riesce ad innescare dei meccanismi incontrollabili: un’allergia buona e vitale. Tra rock e cantautorato, tra riff di chitarra ed una voce in primissimo piano, tra dolore e spensieratezza, i Dondolaluva dimostrano concretezza ed efficacia.
Senza inutili orpelli, i brani colpiscono con potenza emotiva: Il cielo senza stanza, L’urlo di Chen e La faccia dopo un anno sono piccoli ed umili monumenti all’immediatezza del rock, capaci di stamparsi nella mente con una facilità disarmante. “E so che non ne basterebbero sessanta di minuti / se la coscienza poi vorrai lavarmela a sputi” cantano i toscani con rabbia e rassegnazione in La nostra ora prima di esplodere nel fragore di basso, chitarra e batteria. Il canto, sciolto e curato in metriche ricercate e mai banali, è un valore aggiunto in questo esordio; esempio per tutti è la trascinante Sé steso, con il suo ritmo e la sua imprevedibilità. Evidenti sfumature pop si possono godere in La stufa, un brano apparentemente più ingenuo, ma delizioso nella sua semplicità e nella sue immagini dolciamare (“avrai già chi ti saprà accendere / ti farà ardere meglio di me / nel prossimo inverno”).
Con Arrivano i pollini i Dondolaluva mettono in chiaro che loro già sono sbocciati, ed è giunto il tempo di diffondersi, inseminare, infettare.
Credits
Label: Autoprodotto – 2010
Line-up: Fulvio Fazzi (batteria) – Michele Scalacci (chitarra) – Francesco Martinelli (basso e voce)
Tracklist:
- 30 anni a maggio
- Il cielo senza stanza
- L’urlo di Chen
- Appunti per un delitto perfetto
- La faccia dopo un anno
- Digerente non apparato
- Essendo che è così
- La nostra ora
- Sé steso
- La stufa
- Maltalento
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