Mancano pochi minuti alle due di notte. E’ tempo di saluti e ringraziamenti. L’onore/onere spetta a Daniele Silvestri che chiude egregiamente con la sua performance questa venticinquesima edizione dell’Italia Wave. Le luci del Main Stage si spengono, il sipario è chiuso. Lo stadio di Via Del Mare comincia pian piano a svuotarsi, intorno a me volti stanchi ma sorridenti e soddisfatti della serata. In ognuno di noi rimarranno indelebili piccoli flash delle diverse esibizioni e tante emozioni. Per terra restano solo bottiglie d’acqua accortacciate, mozziconi di sigarette e biglietti pubblicitari. Ma riavvolgiamo la pellicola e torniamo alle ore 19:30 circa di questa afosa domenica di Luglio.
Ad aprire il concertone finale sono gli Honeybirds and The Birdies, vincitori del contest Italia Wave Band Lazio 2011. Honeybird, P-Birdie e Walkietolkiebird (questi gli pseudonimi rispettivamente di una californiana, una catenese e un torinese) contagiano i primi partecipanti allo show con la loro energia ed allegria espresse non solo nelle canzoni, ma anche nelle mimiche facciali e negli accessori colorati con cui si sono agghindati. Il loro sound abbraccia diversi stili musicali, dalla world music al folk, passando per l’indie-rock. Una partenza briosa.
Saggezza, eleganza e bravura sono racchiuse in un unico nome, è la volta di Paolo Benvegnù e la sua band. Il pop-rock del cantautore-chitarrista è malinconico, dolce e passionale e conquista tutti sia con i brani del nuovo album Hermann, come Love Is Talking, che con vecchi successi quali La Schiena e Cerchi Nell’Acqua. E il pubblico intona con lui i versi di quest’ultima: “Frantumare le distanze. Superare resistenze”, una specie di mantra per auto-incoraggiarsi lungo i sentieri tortuosi della vita. Di Benvegnù colpisce anche la grinta e l’umiltà con cui sottovoce risponde “Grazie” alle persone che lo acclamano.
Il cielo si tinge di blu e i siciliani Marta Sui Tubi salgono sul parco del Main Stage. Si inizia a pogare al ritmo di “L’unica cosa che devi fare è massacrare, massacrare. L’unica cosa che devi fare è massacrare le tue paure” (da L’unica cosa, Sushi & Coca del 2008) e “Prima era zita cu sbirro ora sugnu zita cu un murature!” (da Muratury, da Carne con gli occhi). Il pubblico è entusiasta. L’atmosfera si scalda ancora di più, ma siamo solo all’inizio.
Il prosieguo della kermesse è affidato a Musica Nuda, progetto composto da Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso) e che vede tecnica e creatività dei due artisti a completo servizio di generi diversi quali jazz, rock, punk e tant’altro. La cantante esibisce sin dalla prima nota la sua potenza vocale ed una teatralità che ricorda Natalie Portman ne Il cigno nero, il paragone è dettato anche dalla gonna in tulle bianco da lei indossata e dalla coroncina di piume nere tra i capelli. Oltre a presentare brani del proprio repertorio musicale, il duo si cimenta nell’esecuzione di cover quali Roxanne (Police) e Bocca Di Rosa (Fabrizio De Andrè), quest’ultima cantata quasi come se fosse uno scioglilingua. Ed assieme a Fausto Mesolella, chitarrista degli Avion Travel, ci regalano una personale versione di Ma Che Freddo Fa (Nada) e Guarda Che Luna (Fred Buscaglione). Emozionante la performance voce e chitarra acustica effettata di Aguaplano (Paolo Conte), da parte di Mesolella.
Sono passate le 22 e gli spettatori di Lecce sono pronti ad accogliere sul palco Cristina Donà. La raffinata cantautrice ci propone una sequenza di brani tratti dall’ultimo album Torno A Casa A Piedi, intervallati da soli due pezzi dei lavori precedenti. Ed è così che si appresta a diventare la nuotatrice, ciclista e maratoneta di Triathlon e a parlare di quel “codice stellare” che ci mette a contatto con ogni particella dell’Universo.
Mi metto in punta di piedi e volgo lo sguardo dietro: il parterre è pieno di gente che, da lì a poco, sarà pronta a scatenarsi nelle danze prima con i Mau Mau e poi con i Modena City Ramblers. Questi ultimi ci porteranno allo stremo delle forze, tra balli e canti a squarciagola, con I Cento Passi, Bella Ciao e In Un Giorno Di Pioggia.
A chiudere la serata e questi quattro giorni di musica è Daniele Silvestri, la cui scaletta prevede alcune canzoni del nuovo album S.C.O.T.C.H., come Ma Che Discorsi, Monito(r), la cover di Gaber Io Non Mi Sento Italiano e L’appello con speciale dedica a Paolo Borsellino. Non mancano però pezzi del vecchio repertorio come le travolgenti Salirò e Cohiba, con la quale ci invita a fare un viaggio a Cuba. Il gran finale vede Daniele e la sua band impegnati in un ritmato e particolare assolo con le percussioni.
Italia Wave Love Festival 2011 si è rivolto ad un pubblico piuttosto ampio ed eterogeneo con un’offerta musicale ricca e di qualità, anche se alcune scelte (forse) sono state un po’ scontate. Ma così come ha cantato la Donà in Miracoli, io credo nei miracoli che la musica sola può fare. Perchè, comunque sia andata, la musica rappresenta un veicolo di speranza e condivisione. Abbatte le distanze ed unisce sotto uno stesso cielo (quello di Lecce in questo caso) uomini e donne, ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte di Italia e (perchè no?) del mondo.
Home / Editoriali / Tu credi nei miracoli che la musica sola può fare: Italia Wave Love Festival – Main Stage (LE) 17/07/11
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