Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare, cantava Fabrizio De Andrè. E nell’immortalità di queste note si eleva l’invito ad un viaggio fisico ma soprattutto interiore che anche I Treni All’Alba ci suggeriscono di compiere. La meta ambita è la scoperta della personale rivoluzione, di quell’apocalisse della porta accanto di cui parlano nel nuovo disco 2011 A.D. Il termine apocalisse, difatti, non ha per la band un’accezione puramente negativa. Ma contiene un piccolo barlume di speranza, ovvero l’auspicio di una rinascita collettiva che, di città in città e da nazione a nazione, riesca a spazzar via le brutture compiute dall’uomo e che quotidianamente fanno morire il nostro pianeta Terra. Nel realizzare questo concept album, il quartetto piemontese mira a riprodurre un suono che sia il più fedele possibile a quello che si ascolta nei live, in quanto più sporco e dotato di un’anima. Per questo motivo non fanno uso del personal computer e si affidano a batteria, tastiera, piano e, in maniera predominante, alle due chitarre acustiche. Il risultato è un album strumentale dove si intrecciano la tradizione del folk mediterraneo, l’estremismo del post-hardcore ed atmosfere proprie del prog-rock anni ’70. Nell’Intro si respira un clima di tensione e mistero per via delle due chitarre, modulate mediante effetti e sfumate sul finale del pezzo. Proseguendo con l’ascolto dell’opera compaiono chiari rimandi al genere spaghetti-western di Sergio Leone, nonché un tributo ad uno dei migliori thriller degli anni ’70, DistrettoTredici di John Carpenter. Ma si parla anche di letteratura con L’Arte Della Guerra, un brano sul testo di strategia militare del generale e filosofo Sun Tzu, nel quale a catturare l’attenzione sono le rapide corse iniziali di chitarra e batteria, la dolcezza del piano e la malinconia del filicorno nelle battute finali. Dinamicità e ritmo veloce sono presenti anche in Attila (re degli Unni), la cui storica ferocia è espressa dal sound più cupo delle chitarre. La seconda parte dell’album è di maggiore impatto emotivo e sonoro, grazie alla presenza della chitarra elettrica che risuona, ad esempio, acida e prepotente nella frenetica Tempi Moderni?.
2011 A.D. è un lavoro complesso sia negli arrangiamenti che nei temi trattati. Sono necessari più ascolti per comprendere a pieno la qualità del disco e viaggiare tra immagini e pezzi di storia che queste note sono in grado di raccontare. Con I Treni All’Alba le parole non servono, basta la musica! Ascoltare per credere!
Credits
Label: INRI – 2011
Line-up: Paolo Carlotto (Acoustic & Electric Guitars) – Sabino Pace (Piano & Keyboards) – Daniele Pierini (Acoustic & Electric Guitars) – Felice Sciscioli (Drums & Percussions) – Francesco Vittori (bass) – Ramon Moro (flugelhorn nel brano L’Arte Della Guerra)
Tracklist:
- Intro
- Attila
- L’Arte Della Guerra
- Il Demone
- Highway Man
- L’Apocalisse
- Tempi Moderni?
- Fino Alla Fine…Del Mondo
- DistrettoTredici
- Streghe
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