Saper crear silenzio partendo dalla ferocia del rumore, generare l’ultimo dei mantra, stordente, dal chiasso senza spiragli, da fiumi di rumor bianco. Come supremazia psichica, collasso dei sensi, sorpresi uno per uno a precipitare giù miseramente, si fa spazio con nevrotica ma viscerale violenza il verbo noise, spalmato in mille e più prospettive in questo secondo capitolo dei The Psychic Paramount, che di collassi sonici devono averne vissuti parecchi provenendo da lì dove ogni frequenza si decompone e crolla; dalla New York malata dei circoli d’avanguardia, della no-wave, della gioventù sonica. Questo disco è un volume che mancava nell’enciclopedia del noise contemporaneo, basti concedere adeguata attenzione alla sorprendente amalgama e coesione dei sette brani che lo compongono, magmatici, smaccatamente violenti, psichedelici. Non ci sono pause concesse e la dissonanza non viene mai lasciata naufraga di se stessa in sperimentalismi di troppo, tutto è concentrato e scaraventato nelle orecchie dell’ascoltatore, come un vulcano interiore in lenta eruzione. Così l’apertura mistica nella seconda parte di N5, pur divagando in clangori e mesmerismi devoti alle giungle satanico-psichedeliche dei Sonic Youth di Confusion is Sex, non disperde mai l’attenzione, portando anzi in una dimensione straordinariamente meditativa. Il merito è tutto del drumming debordante e violentissimo di Jeff Conaway (una delle prove batteristiche più entusiasmanti degli ultimi anni), nel chitarrismo fluido, stratificato, incandescente e all’occorrenza barrettiano di Drew St. Ivany (già chitarrista dei Laddio Bolocko insieme al bassista Ben Armostrong) e di una concezione tutta minimalista delle strutture (RW). DDB, che parte in una laguna rasserenante per poi essere deturpata da feroci incubi psichedelici, è la dichiarazione di intenti di questa formula: una formula che, come predicava lo sciamano Glenn Branca, sembra partire dal rumore ma solo come mezzo per raggiungere uno stadio di calma e trascendenza.
I The Psychich Paramount con questo secondo lavoro si segnalano come una delle esperienze più estreme e significative che la grande mela stia partorendo in ambito noise/psichedelico. Diffidate da chi ve lo sconsiglia dipingendovelo come un album troppo ostico e lasciatevi portar via dalla corrente. Comunque vada.
Credits
Label: No Quarter – 2011
Line-up: Drew St. Ivany (guitar), Ben Armstrong (bass), Jeff Conaway (drums)
Tracklist:
- Intro / SP
- DDB
- RW
- N5
- N6
- Isolated
- N5 Coda
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