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“Questo disco non è mio”: intervista a Emanuele Lapiana (N.A.N.O.)

Alcuni lo conoscono fin dall’esperienza nei c|o|d, ma ora Emanuele Lapiana è tornato con il suo secondo disco solista. Un disco sorprendente nell’essenza e nella quantità di collaborazioni illustri. Tra le nostre domande e le sue risposte, possiamo ascoltare Il buio / Testacoda, brano in cui quale la voce di Emanuele si fonde a quella di Sara Mazo (come non ricordarla negli Scisma) per poi lasciare spazio, in solitudine, a quella di Max Collini (Offlaga Disco Pax).
Sono lunghe le domande ed altrettanto dense le risposte: I racconti dell’amore malvagio è un viaggio, anche doloroso, ma assolutamente da intraprendere. Il suo autore ci guida.
(Il buio / Testacoda è in streaming autorizzato; foto 1 di Vespante, foto 2-3 di Bijan Tehranian)

Tento di metterti in imbarazzo subito: I racconti dell’amore malvagio è il disco il cui ascolto mi ha più emozionato negli ultimi tempi, forse ultimi anni. Quando ci lavoravi pensavi che ciò potesse accadere? O meglio: quando si scrive un disco, si riesce a pensare alle conseguenze che può avere sugli altri?
Grazie mille per i complimenti. Sì, volevo che IRDAM fosse un disco emozionante; fin dalla prima stesura dei brani, nel 2009, mi sono reso subito conto di quanto potente fosse in me l’emozione, la sensazione iniziale delle canzoni. Mi sono trovato diverse volte davanti allo schermo del computer con le cuffie, stordito da quello cui stavo lavorando.

Ti presenti come N.A.N.O. ma all’interno del magnifico packaging del disco ammetti “Questo disco non è mio. È irripetibile e speciale grazie a…” e segue la lunga lista di nomi. Cosa hai cercato in loro? Perchè hai sentito la necessità di una così vasta intrusione in un progetto così estremamente personale?
Perché credo che la musica sia alchimia. Le grandi canzoni non sono mai un fatto privato, personale. Io sono più bravo quando collaboro con gli altri, escono lati di me inaspettati, mescolanze insolite, strati e profondità diverse. N.A.N.O. non sono solo io. E’ una sfaccettatura delle cose che faccio con gli altri.

Di recente è stato pubblicato un altro disco al quale invece sei tu a collaborare: Temo solo la malattia dei Vetrozero. Come è nata la collaborazione? Vedo che Glauco Gabrielli e la band sono citati anche nei ringraziamenti del tuo disco…
Glauco mi ha chiesto anni fa di produrre il loro disco, ma non ero semplicemente in grado di farlo, per motivi di tempo innanzitutto. Lui è un estimatore del mio lavoro e non gli sarò mai grato abbastanza per le dichiarazioni di stima nei miei confronti. In questi anni ho sempre seguito i Vetrozero nelle loro scelte, e vicende, perché credo abbiano un potenziale notevole. E’ stato quasi naturale che partecipassi al loro disco, e ne sono stato onorato; sono certo che il prossimo sarà ancora migliore. Stanno lavorando durissimo al bluenoise studio con Fabio De Pretis, che collabora con me sin dai tempi dei c|o|d, e che ha registrato anche IRDAM.

Tornando a I racconti dell’amore malvagio: sono dodici, ma si tratta di vita vissuta o fervida immaginazione?
Molto lo si deve alla vita degli altri riflessa nei miei occhi. Spesso invento storie partendo da facce negli aeroporti, o passanti, o bancari assonnati. Adoro osservare la gente, le persone, i gesti, le espressioni. Le persone in macchina, al benzinaio. Ecco parto da lì ed invento storie. Poi è chiaro che molto del mio vissuto entra nelle mie canzoni, ma c’è molta immaginazione, senza dubbio.

La libertà che si respira nei testi è estremamente viva anche nella musica. Un mix di generi, suoni ricercati ed un canto spesso insolito che non si appoggia a dei riferimenti precisi. Sembra esserci l’ambizione di non voler essere incasellato in alcun modo…
Esatto. Anche se questo mi ha penalizzato in questi anni di copia incolla. Il mio obiettivo, la mia ambizione è sempre stata quella di avere una personalità musicale mia, una unicità nella scrittura e nell’interpretazione dei brani, per farla breve: assomigliare a nessun altro che me stesso.

I racconti dell’amore malvagio non sono solo musica e testi: la grafica, la fotografia, il packaging, i tuoi dipinti. Spiegaci come è nato questo progetto “totale”.
Un po’ tutto è partito dalla considerazione che le persone mi sembrano sempre più convinte che l’amore sia silenzio, serenità, non discutere, stare bene, smussare gli angoli. Perché la gente fa meno figli e compra più cani? L’amore, secondo me, non è solo quello sorridente e inebetito che viene generalmente rappresentato. Invece l’amore sa essere nemico, mostro, scorretto, manipolatore. Per amore ed in nome dell’amore sei capace di vivere una vita miserabile, se necessario, di raccontarti le bugie più allucinanti… insomma tutto il casino che ho cercato di rappresentare un po’ con tutti i mezzi a mia disposizione; quindi da li, fotografie, quadri, canzoni, ma anche maschere (una la metterò durante i concerti se ne avrò il coraggio).

Devo cercare di darmi un freno con le domande, perchè probabilmente ti sto rubando del tempo dal lavoro! Ho letto che sei particolarmente orgoglioso di questa tua ambivalenza ed alternanza lavoro/artista. Non credi nell’artista “a tempo pieno”?
E’ vero, mi nutro della mia “dicotomia”, ma ho anche la fortuna di avere un lavoro molto stimolante, giacché mi costringe a viaggiare per il mondo; ma ricordati che io sono un privilegiato. Quanti grandi artisti stanno sbarcando il lunario con un lavoro che odiano, e che gli erode tempo, entusiasmo ed emozioni? Per rispondere alla tua domanda: credo moltissimo nell’artista a tempo pieno, l’arte è un dono all’umanità, e chi fa questo dono dovrebbe poterci lavorare a tempo pieno… anche per questo insisto sulla musica a pagamento. Non condivido minimamente quest’idea della musica “gratis”. Dietro a ogni grande canzone c’è del lavoro, dei sacrifici, delle persone. Purtroppo da noi gli artisti sono più attenti ad “esserci”, piuttosto che ad “essere”, e preferiscono accettare questo per paura di sparire, o di passare per materialisti. Io prego tutti coloro che amano quello che faccio a comperare la mia musica, le mie magliette, e tutto quello che può aiutarmi per scrivere sempre di più, e sempre meglio in futuro.

Hai scritto su Facebook che ti rechi in posta a spedire dischi e magliette… gli impiegati non si sono mai incuriositi?
A dire il vero no, ma oramai da qualche tempo ci vado quasi tutti i giorni, sta diventando quasi un rito. Spero che le persone continuino ad ordinare i CD e le magliette sul sito. Passare in Posta a spedire i CD mi fa sentire un artigiano, mi mette di buonumore, poi mi mangio un cornetto e filo in ufficio di nuovo.

Come porterai il tuo disco nella dimensione live? Come pensi di sopperire alla mancanza dei tanti che hanno messo un briciolo della loro persona nel tuo lavoro?
Sto cercando di mettere insieme una line up un po‘ bislacca, che mi permetta di avere un set interessante e pure un po’ infedele al sound del disco. Cercheremo di unire le necessità tecniche con quelle emozionali, stiamo scegliendo gli ultimi innesti alla formazione. Sicuramente privilegeremo la parte elettrica, vorrei avere anche un sound potente, se necessario. Pescheremo un po’ da tutto il mio repertorio, e non solo da IRDAM.

C’è un brano in particolare che in questo periodo suona come un inno: Io accuso. Sei molto esplicito nelle parole: credi che l’Italia riuscirà a riappropriarsi di se stessa?
Temo di no, l’italiano medio (in cui mi identifico nel modo più assoluto) tende a mediare, a stare comodo, tranquillo. Storicamente abbiamo lasciato fare agli estremisti (dal fascismo agli anni di piombo, ai leghisti ora) invece che metterci in gioco nella quotidianità, reagire ai soprusi, prenderci cura delle cose di tutti.
Credo che il vero cambiamento necessiti di grande sacrificio, sofferenza e determinazione. Se la generazione dei 30/40enni di ora non si sveglia e comincia a prendere a calci nel culo i vecchi, siamo bolliti. Se noi italiani non cominciamo a capire che SIAMO NOI LO STATO, SIAMO NOI LA SOCIETA’, sarà gioco semplice per i qualunquisti ed i mafiosi impadronirsi della nostra meravigliosa terra. Anche qui, amare significa non lasciar perdere, tenerci, e lottare per migliorare noi stessi e la situazione in cui viviamo.

Il testo di Cuoricino, sai, ha un po’ ingannato anche me: pensavo che nel riferimento ai Baustelle ci fosse un tono polemico, ma in fondo non mi convinceva appieno. Mi ha fatto sorridere l’umiltà con cui hai scritto nel tuo blog “ecco il perchè sono uno scrittore mediocre”. Come mai ti sei sentito in dovere di spiegare?
Perché diverse persone me lo hanno fatto notare. Purtroppo, in Italia, dopo che una band ottiene il successo commerciale, sembra un riflesso culturale incondizionato, si comincia subito a criticare gratis, senza davvero delle buone ragioni, ma perché fare il Signornò “paga”, soprattutto i mediocri.  I Baustelle sono una band con la B maiuscola, e Bianconi è un autore di grandissimo spessore. E’ doveroso riconoscere il talento a chi ce l’ha. La mia intenzione era proprio quella: omaggiare degli artisti che hanno fatto un ottimo lavoro, riuscendo anche ad avere successo..

Il tuo album scandaglia le mille sfaccettature del più alto tra i sentimenti, compresa la sua malvagità intrinseca, però si chiude con delle parole ben differenti: “Mi piego / a ciò che sono / ad un sentimento / che non mi spiego / ma che mi sembra un dono”. Osservare il lato “cattivo” per poter godere appieno di quello “buono”? E questo che intendi con il tuo I racconti dell’amore malvagio?
Affrontare i mostri. Non avere paura. Spazzare via le bugie, se possibile; non concedersi un’anestesia. Essere limpidi, trasparenti, lucidi.
Questo nelle canzoni è facile, nella vita di tutti i giorni lo è molto meno. Io lo scrivo nelle canzoni per ricordarmi non già chi sono, ma chi vorrei essere.

Il buio / Testacoda – Preview

Cuoricino – Video

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