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Nati per subire – Zen Circus

Dicono che il punk sia morto, ma non è così. E’ solo che la ribellione ha voci diverse. Questo cimitero poco affascinante ospita una marea di anime tramortite e lagnose di nascenti singer italiani: vero. Ma! C’è un ma. Se si sale per la collinetta in fondo a sinistra, per la via più oscura, si possono scoprire anche simpatici, sagaci e intelligenti personaggi musicali. E allora non parliamo più di zombie. Ma di esseri umani vivi! Il folk punk dei ‘toscanacci’ Zen Circus ci strappa da questo incubo. I giullari di non corte dalla rima facile danno luce al loro settimo album Nati per subire, con l’etichetta che sforna piccoli miracoli italiani quale la Tempesta Dischi. Bella prospettiva. Certo, perché loro non sono politici ma artisti. Non gli spetta dare soluzioni. Gli artisti provocano, danno scossoni. Deridono, volendo. E Nel paese che sembra una scarpa questo è ancora più divertente. Ci hanno lasciati, confinati nelle sabbie mobili di un paese che vive e trae energia unicamente dai propri stereotipi. La sapete già questa storia, vero? Raccontata dai galli cantastorie prende il sapore del realismo, disarmante però. Del resto La democrazia semplicemente non funziona, con rigorosa citazione del ‘fatevi fottere’ di Giorgio Canali (il quale lavora alle chitarre nell’album). Particolarmente consigliata ai più permalosi è L’Amorale: una filastrocca ‘buttagiùsoldatini’ nel loro acquitrino di bigottismo. E poi “a vederti un po’ morire mi diverto” ed il bacio gay alla fine del video è l’apice della goduria. Sonorità alla Violent Femmes e quel tocco di garage rock alienato alla Pixies e shakerato con un sentimento saltellante, cinico e sbeffeggiante creano un mix micidiale. Dato che siamo Nati per subire, tanto vale farci un po’ prendere a calci. “La curiosità è di tutti affanculo gli eroi”, già. Più curiosità, meno Vangelo! No, non funzionerebbe come slogan per elezioni politiche. E dei Qualunquisti che ne facciamo? “Ridi scemo e di gusto che sei nel paese giusto”. Quando iniziamo a spaccarli questi sorrisi infarciti di nulla? Ah, vero, siamo sensibili alla vista del sangue. E poi siamo anche razzisti. Franco è una cronaca di una ordinaria vicenda multirazziale cantata, raccontata quasi in sordina. Voce dolente, come la chitarra che sfuma alla fine della traccia. Siamo orfani di Joe Strummer e di altri mostri, geni, autori di ideali di rivoluzione. Ma lungo la strada funesta ci sono persone che creano, capaci di farci scuotere teste e pensiero. “Andate tutti affanculo” sempre: stavolta vi ci mandano con un sorriso. A voi la risposta.

Credits

Label: La tempesta dischi – 2011

Line-up: Appino, Karim Qqru, Ufo

Tracklist:

  1. Nel Paese Che Sembra Una Scarpa
  2. L’Amorale
  3. Nati Per Subire
  4. Atto Secondo
  5. I Qualunquisti
  6. La Democrazia Semplicemente Non Funziona
  7. Il Mattino Ha L’oro In Bocca
  8. Milanesi Al Mare
  9. Franco
  10. Ragazzo Eroe
  11. Cattivo Pagatore

Links:Sito Ufficiale, Facebook

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