Dopo il viaggio col nome di Edwood, nel 2009 riprendono la strada col nome Intercity: Anna Viganò, Fabio e Michele Campetti, Pierpaolo Lissignoli. Tra cantautorato e vellutato underground ci propongono il loro nuovo lavoro Yuhu. Un pop rock ricco di storie raccontate con parole ben scelte. Un pop rock a due voci di cui vi raccontiamo in questa intervista. (Smeraldo è in streaming autorizzato)
A due anni dall’uscita di Grand Piano, ecco il vostro nuovo lavoro Yuhu. Da cosa o da chi deriva questo titolo?
E’ arrivato in maniera del tutto casuale, leggendo un libro di Chuck Pahlaniuk: Invisible monsters, una delle portagoniste ha esclamato più volte “Yuhu”, da qui l’idea di utilizzare quest’espressione gioiosa, in contrapposizione alla nostra musica spesso malinconica.
Sonorità calde per questo disco. Quale stato d’animo vi ha portato a tracce così nostalgiche e malinconiche?
Stato d’animo altalenante, ma per gusto nostro personale ricerchiamo spesso la melodia in minore perché semplicemente ci piace di più, quindi il risultato può essere malinconico.
Troviamo alcune citazioni letterarie, come ad esempio Anais Ninn. In che modo la ‘letteratura oscena’ si riflette sulla vostra poetica?
Tutto ciò che è stato accattivante, da cui si può attingere, è per noi fonte d’ispirazione, quindi sostanzialmente quello che leggiamo, visioniamo e ascoltiamo va nei nostri dischi; come se avessimo una sorta di frullatore virtuale, nel quale mettiamo dentro tutto quello che ci è piaciuto negli anni e lo riproponiamo alla nostra maniera, sperando di aver raggiunto un linguaggio personale.
I vostri testi hanno una dimensione spiccatamente intima, riflesso di sfumature interiori. E’ difficile per un artista che tratta del proprio sentire avere una propria identità e non essere confuso col solito gruppetto che si lamenta delle sue lune storte?
Sicuramente sono tesi sinceri e sentiti e quando ci sono queste due peculiarità sono inattaccabili, poi chiaramente, e ci mancherebbe, possono piacere o meno. Come si capisce, sono spesso autobiografici; vita vissuta in prima persona o semplicemente vita “osservata” e, riallacciandomi alla domanda precedente, ispirati a volte a personaggi e storie assimilati da altre opere.
Mi parlate dei progetti video che accompagnano questo disco?
Con Moira Della Fiore, amica e regista di Brescia, abbiamo deciso di girare più episodi arrivando all’insolito numero di tre video; il più “forte” è sicuramente Smeraldo, girato a Rosolina Mare ad inizio autunno (Ottobre 2010 per l’esattezza), completamente con una camera super 8 degli anni 70; personalmente trovo sia un video straordinario grazie alla bravura di Moira ed Anna; è un giudizio che do, non come persona coinvolta, ma come fruitore di musica.
Il video de L’elettricità, invece, è più canonico: un playback sfizioso, con una bella fotografia, curata da Gianluca Ceresoli dei Mozukin; mentre il video di Neon è nato da un’idea di Moira, che ha prima girato un semplice playback (lo stesso giorno delle riprese de L’elettricità), quindi ha proiettato su un muro le immagini girate, riprendendole, risultato: molto accattivante ed insolito.
Qual è stato l’ultimo album che avete ascoltato e che vi ha stravolto, suggestionato e da cui avete tratto ispirazione?
In realtà forse non ce n’è uno in particolare, diciamo che tutti noi, come spesso accade, abbiamo gusti simili, ma diversi allo stesso tempo, io personalmente attingo alla wave anni 80, The Cure, Bauhaus, The Smiths. Se proprio devo dirti un disco in particolare, forse ricollegandomi ad un brano diYuhu dove viene citato, direi Pornography; un disco incredibile composto da Robert Smith in solitaria a 22 anni.
Mio fratello Michele invece è molto indietronico: Grandaddy, Sigur Rós, Notwist, Radiohead; Anna è assolutamente Folk Oriented al 100%, Bon Iver su tutti, mentre Pietro Paolo e Stefanoni sanno tutto dei Beatles.
Quali sono le aspettative per un artista in questo ambiente musicale italiano?
Vista la situazione è consigliato, forse, non averne. Ddiciamo che va bene tutto, l’importante è divertirsi.
E’ vero che oggi molte persone hanno perso l’abitudine ad andare ai concerti, che la fruizione musicale avviene prevalentemente via web? Quanto è importante per voi suonare live?
Non dico una novità se sostengo che oggi il web la fa da padrone su tutto, oggi si ascolta musica praticamente solo dal computer, si discute e si legge di musica praticamente solo in internet, d’altronde la rete non costa nulla ed è comodissima. In contrapposizione suonare live è sempre la dimensione migliore per ogni band e credo sia normale; l’arrivo al locale, il soundcheck, la cena tutti insieme (promoter e fonici compresi), il contatto con il pubblico, le chiacchiere prima e dopo il concerto, la vendita dei cd; insomma tutte cose belle e sincere, che se per un po’ non le fai ti mancano, c’è poco da aggiungere.