Piombo, polvere e carbone – Il Pan del Diavolo

Elisa Des Dorides Album, Recensioni Lascia un commento

Dagherrotipi rosso fuoco da spiaggia di una Sicilia musicata da chitarra e grancassa nel nuovo lavoro de Il Pan del Diavolo: Piombo, polvere e carbone. Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo hanno inforcato il loro folk’n’roll e sono ripartiti per la strada sterrata. Fulminati e costellati di simbolismi oscuri, anche se all’apparenza scanzonati musicisti. Ritroviamo quella spinta che li sospinge, Elettrica è la spinta, infatti, e dalla cima della china si rendono ritmiche le visioni di una civiltà brulicante. Questo è il rhythm and blues della Scimmia urlatore dagli stivali che affondano in una jungle ballata godutamente scomposta, frenetica come l’omonima Piombo polvere e carbone: una baraonda in salsa bruciata nella città. Odore di zolfo percepita dalla memoria di altre epoche. Le percussioni tribali festeggiano il Dolce far niente assieme ad un’armonica che zampilla di quotidianità e vuoti cosmici, o affollamenti nello spazio. Si galoppa nel west dell’alienazione con Libero e si attorciglia la musica ne La Viliore, dove la chitarra si ferma e riprende, la voce sussurra e strilla, come strillano i piatti in un vero e proprio schizzo espressionista della musica del gruppo palermitano. Strumenti e polmoni anche in questo album del 2012 che vede la collaborazione di Nicola Manzan negli archi di Fermare il tempo, lenta vaporizzazione di riflessioni cinico-ironiche. Flussi sonori più distesi, rispetto a Sono all’osso del 2010. Riff armonici vengono elaborati in Donna dell’Italia, che quasi vorrebbero giocare con dei lunghi morbidi capelli di femmina, in un luogo non contaminato da questi altri tenuti a distanza e citati più volte nelle canzoni. Nostalgia d’epoche passate? E la scimmia vuole stare al passo con La velocità odierna? Forse, questa, è solo qualcosa che illude, che trascina via, come un Vento fortissimo forgiato di sonagli a sfumare il deserto dei poveri diavoli. Poi, ed infine, ecco che dalla bottega del sogno la mente esce, vaga senza conoscere La differenza fra essere svegli e dormire e una chitarra tremula ne scandisce i passi, accompagnandola per il mondo, quello che gli appartiene o forse no.