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Bloom – Beach House

Fiorire. Come la primavera fa coi ciliegi, puntualmente. Un tripudio di colori. Sbocciare. Come l’amore fa con l’uomo. I lineamenti del viso si distendono, gli occhi si illuminano, le guance si colorano, le labbra si desiderano. Germogliare. Nell’evoluzione naturale e ciclica degli esseri viventi è un atto che porta con sé non solo luci ma anche ombre, perché ha un inizio, un durante di nuvole e sole ed una fine. Fiorire, sbocciare e germogliare sono tutti sinonimi del corrispettivo termine usato in inglese, Bloom, titolo del quarto e attesissimo lavoro dei Beach House. Il sound del duo di Baltimora è da sempre una sequenza di istantanee vintage, con tonalità di colore calde o fredde a seconda delle emozioni raccontate; affonda le radici nel dream pop e da qui si estende fino a raggiungere lande desolate, spiagge roventi, l’intimità della campagna o di una baita in montagna, angoli di universo bui e misteriosi. Da un lato la voce eterea e raffinata, immaginifica e velata di malinconia di Victoria Legrand, dall’altro la maestria compositiva di Alex Scally. Il nuovo disco è una conferma di questo stile, con un songwriting dalle venature più dark rispetto al suo predecessore Teen Dream (Subpop – 2010) e un uso più intenso del synth. Ad aprire le porte di questo “strange paradise” è Myth, la cui intro vede l’inserimento graduale di synth, campane, drum machine e basso. In Wild le percussioni hanno un andamento ritmico morbido e avvolgente, mentre a caratterizzare Lazuli sono i vocalizzi e l’alternarsi di salite e discese di tonalità per le note della tastiera. I primi dodici secondi di The Hours riportano alla mente il magnetismo e lo stato allucinatorio suscitati da Norway (Teen Dream). I bassi in Troublemaker riproducono un cuore pulsante che, in aggiunta ai riff di chitarra e all’organo, creano un’atmosfera di attesa e trepidazione. Il battito cardiaco si fa più accelerato in On The Sea, dove l’arrangiamento raggiunge vette ultraterrene per poi terminare laddove ci suggerisce il titolo del brano, tra le onde del mare. Irene chiude le porte di quest’insolito paradiso e si lascia alle spalle la foschia che lo avvolge. Ipnotica con le sue chitarre e tastiere, lenta e sensuale nel ritmo.
Sebbene il nuovo album non raggiunga la perfezione sfiorata con l’acclamato Teen Dream e sebbene si possa scorgere qualche ripetitività nelle melodie, Bloom resta comunque una buona prova, a sostegno del fatto che quella della Legrand e di Scally sia una liaison musicale perfetta. E’ possibile osservare, inoltre, come i Beach House continuino a distinguersi con le loro produzioni nella scena dream pop contemporanea, confermandosi un punto di riferimento per le altre band che la popolano.

Credits

Label: Sub Pop Records – 2012

Line-up: Alex Scally (cori, chitarra elettrica, basso elettrico, piano, organo, keyboards) – Victoria Legrand (voci, keyboards, organo, piano) – Daniel Franz (batteria e percussioni) – Joe Cueto (viola in “On The Sea”) Beach House

Tracklist:

  1. Myth
  2. Wild
  3. Lazuli
  4. Other People
  5. The Hours
  6. Troublemaker
  7. New Year
  8. Wishes
  9. On The Sea
  10. Irene (ghost track “Wherever You Go”)

Links:Sito Ufficiale,Facebook

Lazuli

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