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Black Tarantella – Enzo Avitabile

Capita di cercare la world music ovunque. La cerchiamo nei dischi di Peter Gabriel, nei lavori di band magrebine, nelle contaminazioni di Miles Davis. Spesso pensiamo che la world music sia un misto di stili musicali mentre, forse, è il riuscire a sentire i mali del mondo e cantarli con la voce del mondo stesso. Enzo Avitabile è sempre stato un maestro nel raccontare le ingiustizie e le speranze della povera gente e, spesso, non bisogna allontanarsi tanto da casa per vedere le une e le altre. Pensiamo che l’Africa sia al di là del Mare Nostrum ma, forse, l’Africa ce la portiamo dentro e Enzo Avitabile l’ha capito da tempo. Quel misto di disperazione, gioia e dolore, aggrapparsi ad un sogno come ad un pezzo di pane e a un pezzo di pane come alla vera salvezza, uno schiaffo sul viso della morte stessa. Un giorno in più aggrappati alla vita.
In Black Tarantella Avitabile raggiunge una meta sublime, un traguardo viscerale dopo tante tappe musicali sparse in trent’anni di carriera, spaziando dal gospel al blues fino alle ultime commistioni con i Bottari. Una meta, dicevo, che lascia presagire un’ennesima partenza ma, comunque, una meta fatta di sentimento. Di Feeling nel senso più stretto del termine.
Il traguardo di un uomo maturo che non si stanca di lottare e che non ha vergogna nel farsi vedere piangere.
Una meta fatta di canto e musica, lacrime e rabbia, allegria, desideri, ricerca di giustizia sia essa sociale o intima.
Un disco meraviglioso dove ogni traccia trasuda degli odori del suk o del mercato di Porta Capuana, delle lacrime e delle risa dei bambini di tutti i sud del mondo, partendo da Napoli fino ad arrivare lì, dove i venti portano con loro il rumore dei cingoli dei carri armati.
Un disco fatto di musica del mondo per chi nel mondo vero, non in quello del benessere e degli i-Phone, vive e rantolando muore
Un disco fatto di voci, quelle delle collaborazioni che caratterizzano queste tredici tracce. Collaborazioni che non sono mai invasive ma si sposano con la voce di Avitabile con delicatezza e senso della frase. Perché è il senso della frase che fa quasi male alle orecchie per ciò che esprimono le parole di questo poeta nostrano. Oltre la musica, è soprattutto il Bisogno di Dire ciò che resta impresso.
In Nun Vulimm’A Luna c’è tutta la determinazione di coloro che vogliono solo ciò che gli spetta, niente di più ma, assolutamente, niente di meno. Siano essi terroni, operai, popoli vessati, è solo Giustizia ciò che si chiede. Ciò che si urla.
Un viaggio nel nostro passato e nel nostro triste presente è un viaggio doloroso. Perché sentire elencare quello in cui credeva Gerardo in Gerardo Nuvola ‘e povere fa davvero male. E ancora più male fa la voce, l’intonazione triste delle parole… ’a giustizia sociale. In più, Francesco Guccini che duetta con Avitabile dovrebbe insegnare che in questo benedetto paese abbiamo lo stesso sangue, che si viva a Maddaloni o a Reggio Emilia. Perché è facile sentirsi fratelli di un morto, molto meno facile è sentirsi fratelli di chi viene a “rubarci il lavoro”, come gridano coloro che si nascondono dietro l’ignoranza di una bandiera verde.
La frase, le parole. Le parole sono macigni e Avitabile dimostra di saperlo benissimo. “Gente per bene che avete voluto la pace, se questo è il prezzo questa pace è identica alla guerra”, il ritornello di Mai Chiù, cantata con i Co’ Sang  non è poesia, no, ma è rabbia e dove sta scritto che la poesia non sia anche rabbia?
Avitabile non tralascia nulla, non dimentica nulla. Non dimentica la lotta ma non dimentica nemmeno l’inutilità della confusione dei tempi moderni bensì la canta. La canta con il suo continuo avvisare l’ascoltatore che alcune immagini non sono solo fotografie ma sono – erano –  uomini. In A Nnomm’e Dio, si narra di chi muore per qualcosa di più alto, per qualcosa “altro”, ma si canta anche di come è morta la dignità del dirsi Uomini quando si accetta la filosofia dell’homo homini lupus.
Un disco meraviglioso, l’ho già detto, ma che andrebbe scritto a caratteri cubitali quando si ascolta la dolcezza malinconica di E’ Ancora Tiempo, il brano che apre l’album, con un Pino Daniele stranamente in stato di grazia.
Un disco pieno di sorprese che arrivano quando si ascolta il forte accento siculo di Battiato in No è No.
Avitabile ha creato uno scrigno di tredici perfette perle. Perle sporche di fango o lucide di gioia, perle dove risplende il sole ma anche su cui soffia il vento di chi viene dal freddo e sogna lenzuola profumate, come in Elì Elì.
Black Tarantella è un disco che va ascoltato col cuore perché poco conta sapere che vi sono collaborazioni di Raiz, di Bob Geldof, di Dabi Toure, di Davi Crosby.
Black Tarantella va ascoltato, ascoltato col cuore, per sentire il mondo, per sentire che sì, c’è dolore e morte, ma per Dio, c’è ancora speranza.
Ci voleva Avitabile, un cantante, un guitto come direbbe qualcuno, per ricordarcelo. Forse è il segno che siamo messi male. O forse che sarà l’Arte a salvarci.

Credits

Label: CNI Music – 2012

Line-up: Music, Lyrics and Arrangements: Enzo Avitabile. Artistic Production: Andrea Aragosa. Executive Producers: Andrea & Mario Aragosa. Recorded by Max Carola at MaxSound Vibe Studio (Napoli). Mixed by Enzo Avitabile, Max Carola, Andrea Aragosa. Mastering by Tony Cousins at Metropolis Mastering (London). Graphic Design and Cover Art: Michele Attianese

Tracklist:

  1. E Ancora Tiempo feat Pino Daniele
  2. Aizamm’ Na Mana feat Raiz
  3. Gerardo Nuvola ‘e Povere feat Francesco Guccini
  4. Mane e Mane feat Daby Tourè
  5. Eli’ Eli’ feat Enrique & Solea Morente
  6. Nun è Giusto feat Idir
  7. Suonn’ a Pastell’ feat Bob Geldof
  8. Mai Cchiù feat Co’ Sang
  9. A Nnomme ‘e Dio
  10. No è No feat Franco Battiato
  11. E a Maronn’ Accumparett’ in Africa feat David Crosby
  12. Nun Vulimm’ ‘a Luna
  13. Soul Express feat Toumani Diabatè E Mauro Pagani

Link: Facebook,Sito Ufficiale

A nnomme ‘e dio

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