Lo scorso 5 ottobre Alessandro Grazian è tornato all’attenzione di pubblico e critica con Armi, nuovo capitolo della sua carriera. Un lieto ritorno dopo le ultime fasi targate Indossai (Trovarobato, 2008) e L’abito Ep (Trovarobato, 2009). Il nuovo lavoro vede la luce per la Ghost Records e soprende per le elaborazioni rock,che ne sono la matrice e la novità più evidenti, sia per le soluzioni di suono che di struttura dei testi. Grazian si è avvalso della collaborazione di Leziero Rescigno (Amour Fou) che ha curato la produzione artistica. I brani racchiudono, in chiave nuova e rivoluzionaria rispetto ai precedenti passi artistici, la delicatezza del lirismo e dei ricami musicali di sempre, declinati però secondo i dettami di un’urgenza rigenerante e affascinante. (In collaborazione con Amalia Dell’Osso)
Armi mi dà l’impressione di una fotografia in solitudine. In che momento d’ispirazione nasce questo disco?
È nato durante l’estate del 2011 a Padova. L’ho composto in solitudine dopo un periodo di relativa pausa dalle canzoni. Il momento era intenso, viscerale e a suo modo ‘disperato’. Avevo una necessità incontenibile di scrivere e alzare la voce ed ero molto determinato nel farlo.
Questo è un disco di “rivoluzione” rispetto al tuo passato recente. Una rivoluzione dettata dall’urgenza che determinati generi meglio consentono di esprimere. Mi parli di questo cambiamento e dei suoi motivi?
Tra le ragioni di questa ‘rivoluzione’ c’è sicuramente il fatto che negli ultimi tempi ho fatto pace con la chitarra elettrica e con tutto quel mondo alternative rock che ho sempre frequentato ma che mai ho lasciato trasparire nei miei vecchi dischi.
Ci sono anche motivi umani: sono cresciuto, ho visto e vissuto cose che sentivo il bisogno di raccontare e per farlo dovevo necessariamente usare un registro diverso.
Anche la tua poetica ha virato in modo decisivo. Dal bisogno di salvezza al riscatto, alla volontà di azione. E il titolo del disco non poteva essere più chiaro, sebbene evocativo. La rivoluzione artistica riflette una rivoluzione di vita stessa?
Assolutamente sì.
L’intro de Il mattino mi ricorda l’inizio di Atmosphere dei Joy Division. Hai qualche affinità col post-punk? Con che generi ti confronti per la tua ispirazione?
Di fatto l’intro de Il mattino è un omaggio consapevole ad Atmosphere dei Joy Division ma sarebbe riduttivo pensare che sono partito solo dal post-punk per ritrovare la mia vena elettrica e irruente. Certamente c’è una vena noir che attraversa il mio modo di scrivere… certe sonorità new-wave e certe atmosfere plumbee fanno parte del mio background, soprattutto sono ascolti che ho avuto da ragazzo e con cui mi sono riconciliato da poco.
Rispetto ai test degli inizi, penso in particolare a Caduto, trovo quelli di questo album più diretti. L’urgenza quindi è stata una spinta a tutti i livelli? Raccontami la tua scrittura oggi…
In questo disco in alcuni casi sono partito prima dai testi e questo credo che incida anche sulla loro natura più comunicativa. Avevo molte cose da dire, volevo essere chiaro ma senza rinunciare a cercare le parole giuste per farlo. Durante la stesura dei versi ci sono stati dei momenti istintivi di scrittura e ho voluto mantenerli senza alterare quella vena poco educata che possono avere le parole quando sono fuori controllo.
Quale ritieni essere il brano più rappresentativo di questa tua nuova fase e quale, invece, quello che più tende la mano al passato?
Sicuramente Armi è una canzone che apre una nuova fase mentre forse Hélène ha una scrittura più sofisticata, tipica dei miei dischi precedenti.
Che rapporto hai con la poesia? “Non devi essere poetico mai/non fa per te”: perché al mondo fa paura “esser giglio piuttosto che ortica”?
Non leggo un libro di poesie da tempo, l’ultimo è stato uno di Georg Trakl. I miei ultimi anni sono stati molto urbani, sgarbati e lontani dalla poesia. La Milano in cui vivo io non è a misura di versi poetici purtroppo. Per una possibile risposta alla domanda suggerisco di ascoltare “Alla scuola della poesia” di Léo Ferré che molto meglio di quanto saprei fare io descrive il panorama in cui siamo iscritti.
A proposito, ti chiedo se c’è un testo in Armi più vicino alla poesia e in grado di stare in piedi da solo, senza musica. Quindi un testo con un potenziale letterario forte…
Non so se sia vicino alla poesia o meno ma penso che Se tocca a te sia un testo che può stare tranquillamente in piedi da solo…
Dimmi della collaborazione con Leziero Rescigno degli Amor Fou…
L’incontro con Leziero è arrivato nell’autunno 2011 alla fine di un solitario percorso di scrittura e ricerca iniziato durante l’estate. Una volta conclusi i miei provini ho fatto sentire il materiale a Leziero e lui ne è rimasto entusiasta. Io volevo qualcuno a cui affidare delle scelte produttive, batteria e synth e lui era la persona che poteva riassumere in sé in modo brillante tutte le figure che cercavo. Sono molto felice della collaborazione
Parliamo di un argomento che non sempre viene toccato: gli aspetti più tecnici della lavorazione di un disco. Come hai scelto lo studio e i tuoi collaboratori?
Una volta scelto Leziero come mio collaboratore ho lasciato che fosse lui a scegliere le condizioni logistiche e operative migliori per la realizzazione del disco. Abbiamo registrato il disco con Max Lotti al Jacuzi Studio di Milano. Leziero lavorava già con Max (che oltretutto è il fonico live degli Amor Fou). Qualche amico è venuto a trovarci per le parti di basso e il disco è sbocciato, senza particolare tensioni, ma con grande ritmo e determinazione.
La pittura e la musica sono un binomio della tua vita. Mi parli delle influenze che la prima ha avuto sulla seconda nel caso della realizzazione di Armi?
Tendo a vivere pittura e musica in modo distinto, non saprei se tornare a dipingere negli ultimi tempi ha in influenzato o meno le composizioni nuove… sicuramente il fatto di avere staccato per un periodo dalle canzoni per dedicarmi quasi esclusivamente ai pennelli (è accaduto dall’estate 2010 fino alla primavera 2011) ha fatto sì che una volta tornato alla musica avessi un entusiasmo decisamente rinnovato.
Con chi ti piacerebbe suonare in futuro?
Fantasticando direi con Paul McCartney!