Dal 1978 al 2012 Fausto Rossi conta nella sua discografia ben 13 dischi. Prese le distanze dai lavori dei primi anni come Faust’O, il cantautore italiano pubblica Blank Times. Non siamo a fine anni Settanta, non ci sono le faville del glam rock che anticipano gli anni Ottanta ma Fausto Rossi è ancora il “piccolo lord” dissacratore della noia costituzionale e placenta di vita. Arpeggi di chitarra aprono il disco in Tu non lo sai. Il cantautore di Sacile ci parla da tanto tempo fa e per tutti i giorni a venire: visioni già saggiate di chi ne ha fatta di strada. La disillusione nuda è intrecciata a venature elettriche nervose. Cinismo da non smussare ma da lasciar perforare i suoi stessi muri di autodifesa. La new wave di Faust’O lascia il posto alle tinte cupe del rock’n’roll. Stars è una ballata interamente cantata in inglese con i pugni in tasca sotto il cielo di storie raccolte in una manciata di sensazioni. Un Lou Reed armato di chitarra e mantello scuro di rock dai risvolti acidi tra le periferie del sogno. Ruvidezze e lamenti sonori mentre la voce si dilata in sfoghi che rimangono quasi inceppati in singhiozzi, questa è appunto Sogni. Write aloud, invece, è una scrittura musicata, letta ad alta voce “perché il suono è grande magia”. La chitarra lucida infila e stende pensieri di un lisergico Fausto. Correre dietro ai propri mostri, come si corre dietro alle farfalle, per catturarli e giocarci, mero esercizio di stile. La lingua italiana e quella inglese si alternano, subentra quasi una scissione; poi batteria e basso rapiscono la scena in un passo blues amaro. Parole come stars, dreams si ripetono durante tutto il disco accostate a negazioni e perdite come dialettica delle antitesi. Il vostro mondo è mausoleo della claustrofobia pura e semplice. Separare gli universi, guardarsi e trovarsi piccoli, imprigionati nel riflesso di chi tiene le redini di un gioco che non appartiene, che annoia. Non c’è rabbia, né prospettiva, solo il fedele riportare tracce di sé nelle sonorità e nelle parole. Non c’è lo scherno degli album del passato ma una chiara consapevolezza di quanto sia capovolto e moribondo l’esistente, anche quello che dovrebbe farci ballare ed invece ci tiene coi piedi nelle sabbie mobili. Carillon natalizio al contrario, Down down down è una ninna nanna blues per buttarsi giù di schiena sul letto morbido atterraggio di chitarre. Assoluto, “tagliato a metà” è Fausto Rossi, un Pessoa che ha percepito troppo il reale, perdendo qualche eteronimo per strada ma non quello della brillante inquietudine.
Credits
Label: Interbeat – 2012
Line-up: Fausto Rossi
Tracklist:
- Tu Non Lo Sai
- Stars
- Sogni
- The Hill
- Write Aloud
- Names
- Il Vostro Mondo
- Can’t Explain
- Non Ho Creduto Mai
- Down Down Down
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