Max Petrolio è un cantautore di quelli formatisi negli ultimi anni. Uno di quelli, per intenderci che alimenta la scena signoreggiata dai vari Dente e Vasco Brondi, e che con questi ultimi ha in comune delle liriche ermetiche – quando non criptiche – e delle sonorità a metà tra l’elettronico e l’acustico. Un figlio dei confusi anni 200, insomma.
E come tale un figlio dotato. Dotato ma confuso anch’egli. Perso fra la capacità di pensare e sentire e l’incapacità di mettere tutto nel giusto mood. Perché dico questo?
Perché è strano, se non sintomatico, quando ci si approccia ad Humor Pomata, il suo ultimo lavoro, trovarsi ad ascoltare una serie di brani che sembrano siano sempre in bilico fra introspettivo e analisi sociale, una serie di brani con una miriade di spunti di riflessione e altrettanti miriadi di angoli grezzi. Una serie di brani che sembrano delicati e invece cantano di disillusione e sogni infranti, in cui la musica non riesce però a tenere il giusto passo con la poetica dei testi. Una serie di brani che sembrano stiano per partire e poi restano sospesi nell’aria. Una serie di brani che per certi versi sono molto interessanti, per certi altri annoiano fino al suicidio. Una serie di brani che… sembrano. Un lavoro che sembra sempre qualcos’altro.
Dove concetti interessanti, che incuriosiscono per musica e parole, si alternano a composizioni totalmente bypassabili.
È il caso di Humor 1, in cui la delicatezza della musica si sposa alla perfezione con l’ombrosità del testo. Dove il ritornello si fa ricordare e, seppur si senta nella voce dell’autore la scuola di modelli vocali nostrani (in alcuni passaggi l’ombra delle vocalizzazioni alla Carmen Consoli è molto più che una presenza discreta), sia la linea musicale che il testo rendono un brano interessante e non stucchevole. L’esatto contrario di Humor 2, forse la creatura meno riuscita dell’artista, dove arpeggi già sentiti fanno da base ad un testo malinconico ma decisamente insipido. Anche la presenza di archi e una leggera batteria non riesce a sollevare quello che risulta essere il brano più noioso dell’intero Humor Pomata. Forse le cose migliorano leggermente in Humor 3, dove la chitarra elettrica sottolinea un testo disturbato e visionario. Un brano in cui, forse, sarebbe stato il caso di dosare la vena recitativa dell’autore, che diventa quasi fastidiosa nelle parti in cui viene modificata dal vocal effect. Un brano interessante risulta essere anche Humor 4 se non fosse che l’andamento altalenante del canto risulti, anche in questo caso, più fastidioso che piacevole. Il che è un vero peccato perché il testo, anzi, i testi, sono piacevoli con quella loro poetica metropolitana in bilico fra l’ermetico e il post-moderno. Bellissima risulta essere, invece, Humor 5, un’inaspettata perla pop perfetta nel suo elencare i suoi “ecco”. Ed era anche ora stupirsi per qualcosa di bello perché questo ragazzo ha talento, un talento che però spesso, troppo spesso, si perde, a detta di chi scrive, nelle pieghe di un cantautorato altalena di stili senza uno stile proprio. Come nel caso di Humor 6, dove purtroppo si torna alle atmosfere monotone a cui ci ha abituato questo lavoro.
Forse Max Petrolio dovrà farne ancora di strada prima di affinare delle doti che sono comunque innegabili ma che risultano, purtroppo, mal gestite.
Credits
Label: Seahorse Recordings – 2012
Line-up: Max Petrolio
Tracklist:
- Humor 1
- Humor 2
- Humor 3
- Humor 4
- Humor 5
- Humor 6
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