Lo scorso 30 ottobre è uscito Uninverse, il nuovo lavoro della cantautrice salernitana. Dieci tracce che ci trasportano in una realtà brutalmente onirica, un universo pop con chitarre, riff rockeggianti e ricami di elettronica. La voce di Denise è elegante, leggera, il suo compito è quello di permetterci di volare attraverso le sue melodie; niente pesantezza e nessuna zavorra. Noi abbiamo bussato alla porta del favoloso mondo di Denise, ponendole alcune domande, e lei ci ha accolto con estrema gentilezza.
Prima di ascoltare l’album, è inevitabile soffermarsi sul titolo che gli hai donato: Uninverse, una fusione tra l’universo e l’inverso. Ce lo vuoi spiegare?
Uninverse è l’unione di UNIVERSE e INVERSE ovvero il tutto ed il suo contrario. Ognuno di noi rappresenta un tutto racchiuso in un universo più grande e così l’universo stesso. Uninverse è per me una ricerca di armonia, credo si possa prendere contatto profondamente con tutto quello che ci circonda, dalla natura a tutto ciò che di visibile ed invisibile c’è, soltanto prendendo contatto con il nostro io più profondo e lo faccio attraverso le dieci canzoni di questo disco.
Com’è nato Uninverse? All’ascolto di alcuni brani si ha la sensazione di tale naturalezza e leggiadria (nel senso letterale del termine) che viene da pensare che siano stati creati senza fatica, naturalmente e spontaneamente. È stato così?
Certo! Sarebbe preoccupante il contrario! I brani sono nati nel corso di questi ultimi due anni e sono sempre il manifesto di qualcosa che ho vissuto o metabolizzato, un filo diretto da esperienza a musica. La creazione equivale sempre ad un momento di grande ispirazione, di piacere, gioia. Alcune canzoni sono state scritte a quattro mani con Alessandro Di Liegro con il quale ho sempre avuto un grande feeling nella scrittura.
Parliamo del tour di Uninverse: che impressioni ed emozioni stai ricevendo? Le reazioni e le interazioni con il tuo pubblico?
Sono felicissima oltre che emozionata perché portare in giro la mia musica è una grande scuola per me stessa, si rivela sempre un’importante esperienza di vita. Tutto ciò che do sul palco lo ricevo in modo ugualmente intenso e filtrato dai sorrisi e dalle emozioni del vissuto di chi è lì ad ascoltare e credo sia la cosa più speciale e preziosa dei tour. Il pubblico all’inizio era sorpreso e piacevolmente colpito dalla forza di alcuni arrangiamenti, non esiste solo la Denise dolce e zuccherosa e questo è un dato di fatto.
Uninverse è un disco così onirico, leggero ed intimo da poter risultare in contrasto con esibizioni live in grandi spazi. Un disco per un ascolto personale più che da folla? Come ti trovi ad interpretare e ricreare certe atmosfere in un live?
Credo che Universe sia un disco che suonato in grandi spazi riesce a prendere forme molto “dense”. Mi spiego: io ad esempio lo immagino suonato in luoghi non convenzionali come una moschea, una grande chiesa sconsacrata o un luogo dove tutti possano prendere il proprio spazio (fisicamente e spiritualmente) e ascoltarlo a proprio piacimento, lo immagino suonato in luogo di pace, di ritrovo. Sono tentata dal creare uno spettacolo quasi in forma di meditazione, sarebbe innovativo e più coinvolgente rispetto all’ascolto al quale siamo abituati.
Ad un primo ascolto, ma forse anche ad un secondo o ad un terzo, si ha l’impressione di stare ad ascoltare un’artista del Nord Europa: elettronica-pop mischiata a intuizioni rock melodiche. Chi c’è dietro al tuo background musicale di ispirazione?
Ci sono tantissime influenze in effetti!
Mi piace ascoltare tanta musica, dalle cantautrici più sconosciute come Hanne Hukkelberg all’etereo Robin Guthrie, ai più violenti Justice e poi di nuovo ai soffici Coldplay.
Tutti i brani sono in inglese: pensi e scrivi direttamente in lingua inglese? Hai mai pensato di poter utilizzare l’italiano per alcuni brani?
Sì, l’ho pensato e in effetti non lo escludo per i prossimi lavori. Per ora l’inglese è la lingua con la quale mi viene più facile trovare una forma che mi soddisfi e che sia in sintonia con la musica che compongo e in genere infatti scrivo direttamente in lingua perché lo trovo più facile. Ammetto però che mi piace tantissimo scrivere in italiano e ho anche molte favole e scritti che attendono solo di esser pubblicati…magari mi saranno di ispirazione per i prossimi testi!
Un artista con cui vorresti collaborare ed un brano che avresti voluto comporre?
Mi piacerebbe tantissimo collaborare con Nick Cave o Chris Martin. Invece, tra gli italiani mi piacerebbe scrivere un brano con Cremonini. Il brano in assoluto che avrei voluto comporre? Forse l’opus #12 o Fine di Dustin O’ Halloran.
Ormai il succeso di un artista si misura solo in parte con la vendita tradizionale dei dischi; il ruolo da protagonista lo hanno le visualizzazioni dei video su YouTube, il numero di followers su Twitter o quello dei mi piace su Facebook. Che rapporto hai con questi nuovi, anche se ormai di nuovo hanno ben poco, strumenti di diffusione e di socializzazione?
Direi un rapporto di amore e odio perché da un lato risultano essere utilissimi e dall’altro sono diventati per tutti noi una vera e propria dipendenza.
Credo che lo strumento di maggiore diffusione della musica siano i videoclip diffusi su tutte queste piattaforme digitali quali Facebook, Twitter e altre. Ho l’impressione che ora ci sia più attenzione all’apparenza che alla sostanza, c’è più pigrizia e tanta fretta, nessuno ha tempo da perdere e questo si riflette in tutto, anche nella diffusione della musica. Uninverse in qualche modo professa il contrario: prendersi il tempo di ascoltare, quasi come scartare un regalo, entrare in una stanza piena di fiori, dormire solo per fare sogni mai immaginati.