Un elogio della purezza. Ecco come definire i cinque brani che emergono dai crepuscoli di un cantautore delicato e profondo. Il vissuto calato in memorie private si mescola alla poesia per riemergere nella dea musica elegante e sinuosa.
A partire dal 18 Febbraio prossimo, in free download sulla piattaforma Bandcamp, sarà possibile scoprire Ària, l’Ep di esordio di Alessandro Curcio, in arte Àlia. Abbiamo incrociato il musicista lungo le nostre strade perdute per conoscerlo meglio e di saperne di più su questo primo lavoro, che vede Giuliano Dottori nelle vesti di produttore artistico. (Erri, primo singolo scaricabile dal 15 febbraio, è in streaming autorizzato).
Il tuo nome d’arte (Àlia) e il titolo dell’EP (Ària) cominciano entrambi con questa vocale accentata. Come mai questa scelta?
Il moniker àlia è nato ai tempi della band per la quale ho scritto e cantato fino al 2011 (Quartocapitolo, ndr). Cercavo un nome breve. Ho questa fissa per le parole di quattro lettere. Anche i titoli che compongono l’ep sono di quattro lettere o multipli. È un vezzo un po’ naif, lo ammetto, ma mi piace giocare con le parole. La corrispondenza fra àlia e ària è nata un po’ per il motivo di cui sopra e un po’ per via dei miei trascorsi universitari. Sei esami di linguistica ti segnano. Nel caso specifico ho costruito quella che si definisce “coppia minima”. Gli accenti dovrebbero, poi, facilitare la pronuncia del mio nome. Quanto ti ho annoiato da 1 a 10?!
Nemmeno un po’! Leggendo la tua biografia sono rimasta colpita da queste parole: “Àlia non si definisce un musicista… Ama che sia la musica stessa a definire lui, in modo libero e lieve”. Qual è o quali sono le canzoni del tuo EP che meglio ti rappresentano?
Tutte le canzoni a loro modo mi rappresentano. Avendo pensato l’ep come omaggio alla poesia ed ai suoi protagonisti, ho limitato al minimo l’autobiografia poiché essa deve giustamente scomparire di fronte alle figure che hanno ispirato le storie. Posso però dirti che in Calathea emerge maggiormente la mia personale visione sulle relazioni di coppia mentre Heym è il pezzo che realizza meglio il ruolo che la poesia svolge nel mio quotidiano.
E se dovessi scegliere la musica di un altro artista o band per descriverti, chi sceglieresti?
Sarebbe sicuramente una donna. Attualmente ti direi Fiona Apple. Negli anni decisivi della mia formazione musicale, fra i dodici ed i vent’anni, ho ascoltato quasi esclusivamente cantautrici: partendo dalla folgorazione per Tracy Chapman nell’88 passando per Sinéad O’Connor, Tori Amos, Natalie Merchant, Lori Carson. Ma anche italiane: Cristina Donà, Carmen Consoli, I Madreblu di Raffaella Destefano. Ancora oggi penso che una buona canzone di una femminuccia sia migliore di una buona canzone di un maschietto.
L’artwork della copertina mostra una ragazza di spalle che corre a piedi nudi su un prato fiorito. Un’immagine simbolo di libertà e leggerezza. Cos’è per te la libertà?
Non saprei rispondere. Forse si è liberi quando si è sereni. Io sono molto sereno, soprattutto quando passeggio sulle rive di un fiume. Ecco, secondo me il fiume rappresenta la libertà.
Qual è la genesi dei cinque brani che compongono Ària?
Sono nati in momenti diversi. Lana la scrissi ai tempi della band ma ho realizzato solamente dopo il suo significato. È una canzone che racconta un dramma e che ha il fiume come protagonista. Erri invece sfrutta la prosa “senza lieviti” di Erri De Luca per raccontare un’offesa subita e la necessità di non cercare di afferrare il significato di ogni avvenimento. Calathea è nata quest’estate in seguito ad un rapporto mal costruito. Guardavo questa pianta soffrire delle poche attenzioni che le prestavo ed è nata l’associazione. Eleonora è nata quasi di getto in seguito all’ennesima visita alla casa museo di D’Annunzio sul lago di Garda. Ho sempre amato scrivere di storie d’amore altrui e quella fra il Vate e la Duse è una delle più affascinanti. Georg Heym è stato un poeta sfortunato del primo espressionismo berlinese morto pattinando sul ghiaccio nel fiume Havel lo stesso anno in cui affondò il Titanic. L’ho amato così tanto che ho scritto e riscritto queste poche parole per mesi e mesi cercando il giusto rapporto fra sintesi e messaggio.
Dall’ascolto dell’EP si evince subito la stessa sensibilità nella scrittura che si percepisce ascoltando Giuliano Dottori nel suo progetto solista. Com’è nata la vostra collaborazione?
Ho conosciuto Giuliano nel 2009 durante la promozione del suo Temporali e rivoluzioni e poi l’ho incontrato più e più volte. Oltre ad apprezzarlo come autore e musicista, dico sempre che se fossi nato a Milano avrei cercato lui come compagno di sala prove. Lo ritengo un musicista completo e tecnicamente molto espressivo, soprattutto è una persona capace di cogliere la sensibilità di chi ha di fronte e di trasformarla in suono. Le produzioni di Lucia Manca e Federico Ferri, ad esempio, ne sono prova. Per quanto riguarda me, ho solamente avuto fortuna di trovare una “window in his diary” e di aver scritto Erri che lo colpì molto lo scorso autunno.
Puoi dirmi delle direzioni che hai voluto dare a voce e strumenti?
A me piace farmi guidare totalmente. Una volta che viene approvata la scrittura, voglio che il produttore prenda le scelte sul vestito della canzone. Il rapporto col produttore deve essere di totale fiducia e “abbandono”. Io l’ho sempre sentito così. Non posso immaginare una situazione in studio troppo dialogica. A Giuliano ho chiesto semplicemente di sposare tre miei desideri: evitare la chitarra acustica, preferire un cantato corale rispetto ad uno virtuoso e inserire dei colori di tromba qui e là. Per il resto ho lasciato fare a lui. Penso che l’ep abbia raggiunto una dimensione particolare, data dai liberi contributi miei e di Giuliano.
Nei tuoi brani compaiono riferimenti a scrittori e poeti: Paul Celan, Heym, D’Annunzio e Erri De Luca. Come si legano tra loro queste diverse forme d’arte?
Tutti hanno avuto a che fare con la poesia. De Luca ha scritto anche raccolte poetiche ma è poeta principalmente nell’attitudine. I suoi racconti ridotti all’osso rappresentano per me una forma di rispetto per il lettore che non voglia trovarsi di fronte a pagine e pagine scritte col solo scopo di imporre una visione soffocata da troppe parole. La poesia ha il vantaggio di suggerire una visione, non di imporla. Per questo la preferisco.
Oltre a quelle letterarie, quali sono le tue influenze musicali?
Mi influenza la quotidianità ma solo quando questa può essere ritradotta in maniera originale attraverso le parole. Non so scrivere del sociale anche se ammiro chi è in grado di farlo. La musica deve essere per me sempre un’oasi felice, un momento di sospensione.
Questo ep è un preludio? Cosa dobbiamo aspettarci da te?
Ho sempre scritto e non credo smetterò. Qualche canzone nuova ce l’ho. Non so se mi capiterà di incidere ancora. Giuliano Dottori era finora l’unica persona con cui avrei voluto fare qualcosa di questo tipo.
Hai dei live in programma?
Spero qualche apertura chitarra e voce. Ne ho fatta una di recente per Riccardo Sinigallia e mi sono divertito. Vedremo.
Attraverso uno status Facebook di qualche giorno fa esprimevi il tuo primo apprezzamento verso i Baustelle e il loro ultimo lavoro. Dico primo, perché hai lasciato intendere che in passato non sei mai stato un loro fan. In cosa sono cambiati e in cosa sei cambiato tu per farti “avvicinare” alla loro musica?
Ok, mi prendo le mie responsabilità! Non sono mai stato un fan dei Baustelle, ma questo Fantasma è un bellissimo disco. Sento tantissima “verità” nella musica, nelle parole e nella voce di Bianconi. Il concetto di verità faccio fatica a spiegarlo. Per me è la differenza fra il saper scrivere una canzone e sentirla veramente mentre la stai scrivendo. Non so se ho reso l’idea. Comunque Amen ha vinto il premio Tenco quindi il mio giudizio non vale nulla. Mi piacerebbe vederli live con l’orchestra.
Fammi qualche altro nome della scena indie nostrana che suscita il tuo interesse! E in campo internazionale chi preferisci?
La scena milanese è ricca di musicisti che stimo tantissimo: Alessandro Grazian, Amor Fou, Fabrizio Coppola, Edda, Diego Mancino. Sono orgoglioso di vivere a 5 km dai fratelli Ferrari (Verdena) e la riconoscenza nei confronti di UMG (Moltheni) è immensa. Aspetto con ansia il disco di Paletti ed il secondo di Vincenzo Fasano. Ho ridotto molto lo sguardo oltreconfine però due nomi che attualmente stanno girando tanto nel mio stereo sono John Grant e Marc Almond.
**Dal 18 febbraio l’ep sarà scaricabile gratuitamente dalla piattaforma Bandcamp, e dal 15 febbraio il free download sarà anticipato dal singolo Erri (Clicca QUI)