Tra il degrado luminoso della periferia industrializzata e il romanticismo con gli occhi al cielo. Un cielo dove le stelle non si vedono. Vasco Brondi incontrava quella testa calda calda di Giorgio Canali nel 2008 pubblicando il primo disco per la Tempesta Dischi, dopo il suo autoprodotto Le luci della centrale elettrica. Da allora il ragazzo cresciuto tra Ferrara e l’Emilia di strada ne ha fatta, arrotolandosela in spalla, quella dove non tiene la chitarra. Costellazioni è la scia chimica delle storie personali, un po’ di tutti quelli che vivono “felicemente al di sopra dei loro mezzi”. Un “noi” dallo sguardo ampio affacciato sul mondo. Il primo brano La terra, l’Emilia, la luna si apre in echi e riverberi che nuotano nel vuoto di uno sfondo che è un quotidiano di sviste e ironie. Eppure si stacca da terra questo disco, cerca altre dimensioni nel suono e nello scattare istantanee di paesaggi metropolitani. Nei lavori precedenti gli arrangiamenti sembravano più che altro enfatizzare concetti, accompagnare l’andamento delle strofe e i mutamenti della voce. In Costellazioni la musica li disperde piuttosto, questi concetti, li cristallizza nell’enfasi che le parole non riescono a dare, seppur slegate dal meccanismo semplicistico delle rime baciate, tante care al Vasco Brondi del passato. Il synth pop abbraccia il folk, incrociando pezzi punk come Ti vendi bene tu che sembra un orgoglioso tributo allo stile anni Ottanta firmato Cccp. Si incontrano preghiere cyber nostalgiche tra il presente e un futuro più che incerto come Una cosa spirituale e Padre nostro dei satelliti, lambite da un piano tremulo e sfumato, ci si inciampa, anche, in pezzi troppo calcatamente pop come Questo scontro tranquillo. La voce è lanciata dentro ad un megafono senza pause, gli strumenti digitali si snodano in un disco come percorso tra mappature astronomiche tra cose e materia sentimentale, o meglio Punk sentimentale. Così come gli strumenti a fiato in Un bar sulla via Lattea si propagano in coda al brano, si gonfiano come il fumo di una centrale che si disperde nell’atmosfera. Corde di chitarra solo sfiorate, in un incedere lento. Le ballate alla Brondi, popolari come la critica ama tanto chiamarle, sono diari di bordo impreziositi da citazioni più o meno riconoscibili, a detta del cantautore, da Battiato ai versi di Mutis. L’artwork di Costellazioni, affidato all’artista visivo Gianluigi Toccafondo, ammalia con colori pastello e con soggetti sognanti ad occhi chiusi, donne danzanti, quasi eteree. Tra la Via Lattea e le strade caotiche del pianeta Terra, Le luci della centrale elettrica porteranno in giro per l’Italia il nuovo tour e nella pagina Facebook compaiono disegni di un astronauta che annuncia ogni concerto. Se popolare vuol dire anche saper comunicare qualcosa alla gente, di sicuro Vasco Brondi ha il suo personalissimo stile per farlo.
Credits
Label: Cara Catastrofe / Gibilterra/ La Tempesta – 2014
Line-up: Vasco Brondi (testi, voce e chitarra) – Ettore Bianconi (elettronica e moog) – Sebastiano De Gennaro (percussioni) – Andrea Faccioli (chitarre elettriche e chitarre acustiche) – Daniela Savoldi (violoncello)
Tracklist:
- La terra, l’Emilia, la luna
- Macbeth nella nebbia
- Le ragazze stanno bene
- I destini generali
- I sonic youth
- Firmamento
- Un bar sulla Via Lattea
- Ti vendi bene
- Una cosa spirituale
- Padre nostro dei satelliti
- Questo scontro tranquillo
- Punk sentimentale
- Blues del delta del Po
- Una guerra lampo pop
- 40 km
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