Il loro secondo disco, The Cold Summer of the Dead, uscito nel Febbraio 2014 per Trovarobato /Blinde Proteus, è un coagulo di sperimentazioni visionarie nate da un concetto ben preciso e sviluppate attraverso la potenza del post-rock. Il funk e il jazz sono le arterie principali che portano energia al nucleo creativo dei Junkfood: una scrittura musicale composta e scomposta da voragini di suono. Immediati e turbolenti. Questa intervista ci permette di approfondire una parte del loro mondo.
The Cold Summer of the Dead: l’eco di Pascoli che riecheggia nella mente come un verso lungo quanto un disco tra math rock e psichedelica. Quando è nato il vostro lavoro?
Il processo di scrittura si è condensato prevalentemente durante l’estate 2012, per essere documentato su disco nell’autunno seguente.
Ditemi di più del titolo del disco…
Junkfood fa musica in strumentale, ergo non ci sono testi. Ci siamo ispirati a Novembre di Pascoli solo per darci una cornice emotiva e concettuale nell’affrontare il lavoro, come a settare un clima ed un mood entro i quali inquadrare il disco.
Musica e poesia. Come siete riusciti a farle vivere assieme?
Come sopra, non si è trattato di musicare dei testi, perciò non ci siamo posti il problema di traslitterare per analogia la struttura della poesia in uno o più brani. Ne abbiamo mutuato l’umore e le tematiche, non la forma.
Con chi avete collaborato per la realizzazione di questa vostra seconda prova?
Il disco è stato registrato e mixato da Tommaso Colliva alle Officine Meccaniche di Milano, che ha svolto un lavoro fantastico ed al quale siamo molto grati. Per il resto tutto il lavoro è stato svolto in autonomia, almeno per quanto concerne la parte musicale. Dal punto di vista produttivo e promozionale non possiamo non ringraziare le nostre etichette Trovarobato Parade e Blinde Proteus, nonché Sfera Cubica, nostro ufficio stampa.
La scelta di un genere per esprimersi in musica. Il fiume in piena strumentale dei brani senza voce facilita la libera interpretazione delle sensazioni in essi custodite. Cos’è per voi il post rock?
Una bellissima stagione musicale, per molti versi ancora attuale, di cui ci piace conservare elementi da riproporre e rimescolare assieme ad altri che ci stanno a cuore.
Che rapporti avete col jazz? È un genere che ascoltate o potrebbe essere anche una contaminazione per la musica che componete?
Ottimi. Ci siamo conosciuti in conservatorio ai corsi sperimentali di Jazz appunto, e si può dire che costituisca la parte fondante dei nostri percorsi accademici. Continuiamo ad ascoltarlo e a suonarlo anche al di fuori di Junkfood, dove rimane in forma ormai solo residuale, più come prassi strumentale che a livello contenutistico. Da un certo punto di vista, si può dire che siano le altre musiche ad aver corrotto irrimediabilmente il nostro Jazz, ammesso e non concesso che sia possibile definirlo.
Com’è stato suonare al Primavera Sound Festival di quest’anno, al fianco di gruppi come Slint, Queens Of The Stone Age, Sun Ra e Nine Inch Nails?
Chiaramente è stata un’esperienza emozionante. Gli Slint, poi, hanno fatto il concerto della vita…
Il post rock e le sue nervature eterogenee nasce negli Stati Uniti, prevalentemente. Il vostro obiettivo è conquistare il pubblico estero e suonare fuori dall’Italia?
È senz’altro uno degli obiettivi più prossimi, sospinto anche dall’esperienza del Primavera e dalla tournée che l’ha preceduta. La fortuna di suonare musica strumentale è che, sebbene nel mercato domestico costituisca un ostacolo per alcuni ascoltatori, ti permette di aggirare le barriere linguistiche e di proporti con la stessa forza all’estero. Vedremo che feedback ci sono. Per quest’estate comunque saremo in tour in Italia fino a settembre inoltrato, i discorsi sull’estero ripartiranno da lì per forza di cose.
Siamo soliti chiedere di proporci una breve playlist: chiedo quindi anche a voi 5 brani che hanno influenzato la vostra musica o che comunque sentite di consigliarne l’ascolto. Sarà un modo in più per addentrarsi nel mondo Junkfood.
The rainbow – Talk Talk; In death is life/In death is death – Meshuggah; Bitches Brew – Miles Davis; Junk Magic – Craig Taborn; Icratic – Alasnoaxis
Days are numbered (live) – video
Playlist – Spotify