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Bianco delle lucciole: Ig@Auditorium Parco Della Musica (RM) 05/12/07

Materia sottile da cui erompe la luce o bianche aperture che la accolgono, schermi che non arginano ma annientano le distanze, finestre di latte che d’improvviso si colorano d’anima e di mondo, nastri di candide nuvole su cui s’iscrivono sogni e fenditure nivee ricamate di malia…è in questa terra di bagliori che trova dimora la musica del Bastian Contrario, dialogando con un flusso di immagini e gesti denso e avviluppante. In una notte in cui il calore accende stelle nello sguardo, il suono e il senso, le note e i raggi, i movimenti e i respiri si fondono e confondono disegnando nei sensi poesia.

Dalla gola di Ivana Gatti con grazia fiorisce un’impalpabile bellezza che resta annodata alle dita, che persiste sulla lingua, a questa serica bellezza Luca Bergia dà con le pelli un battito, mentre Gianni Maroccolo le dona un fremito, un volo ad occhi serrati dentro una vertigine. Daniela Savoldi, col suo violoncello animato dalle mani e a tratti dall’elettricità, adorna d’incanto questo fiore di gola e le vibrazioni delle corde e dei colpi, mentre Atzmo offre loro il fascino di un altrove onirico, nutrendo di emozioni microcip. L’apparizione di questa meraviglia in forma di musica avvolgente e penetrante viene fecondata dalle immagini dipinte con la luce da Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii, registi di visioni che orchestrano diafane realtà affinché scivolino nelle pupille fino a lambire le viscere e togliere il fiato.
Vortici ed ali un tempo dorate vengono cantate e al contempo, nel bianco, dal bianco, sopraggiungono corpi traslucidi che si sovrappongono fondendosi, il tocco confonde le carni, le fa essere all’unisono, ne ritesse la materia trasformandola in un solo sangue. La musica dilaga e lo sguardo viene sorpreso dal passo di una creatura di sogno, dalle gambe che danzano su affusolato legno per mantenersi pro-tesa verso il cielo. Per una notte Miriam Abutori è una Medusa dai capelli di mare, con incastonate conchiglie e schegge di luminosità tra le spire, che si arresta in un equilibrio instabile a farsi tela per la bellezza sognata. Un corpo nudo su cui viene proiettato un altro corpo nudo ed è come se un essere si ammantasse della pelle dell’altro, come se si facesse crisalide che fa dell’amato il suo bozzolo, il suo nido di seta da toccare e sfiorare dal didentro. La Medusa si accarezza e così accarezza il corpo altro che le sta addosso, che le aderisce all’anima, che la veste di aneliti mentre già le raggiunge il centro, ne è il centro. Il volto incorniciato dai capelli profumati d’abisso si intravede attraverso altre labbra, altri occhi, altre gote…due volti perfettamente fusi, la loro unicità può in ogni istante essere ancora estrapolata, eppure insieme costituiscono e costruiscono un’unità più alta e piena. Le spalle del corpo di luce traboccano dalle membra della creatura di sogno e sul telo immacolato le accennano due ali di luna, ma nulla può andar disperso e quella carne di riverberi d’alba non può restare in superficie come veste, la Medusa sembra quasi volersi staccare la pelle dalle membra, la dilania, allarga, cerca di farne uno sbocco, prova a farsi apertura per quella luce, passaggio ed insieme scrigno per ogni raggio di quel corpo da accogliere.
Si resta ipnotizzati da questo sogno e dalla musica che lo ha alimentato, cibandosene.
Pace & veleno colano sulle labbra di ognuno, la pace non è una quieta fatta di apatia ma estasi limpida e il veleno è il sapore di fiele della coscienza non dominata dal torpore, è il gusto dei sensi vigili che si lasciano pungere dal reale sorbendone l’essenza.
Con gli occhi chiusi e il sorgere di un sorriso, Maroccolo accarezza le corde del basso, le sue e le nostre corde…ci suona l’anima, ci suona nell’anima…accompagnando la delicata armonia che Ivana ricama con la bocca, imperlandola di respiri e tessendola di tanto in tanto con quei gesti che, prossimi al theremin, percorrono l’aria traendone suoni. Non stanno semplicemente suonando insieme, non si stanno esibendo, stanno sognando un sogno nell’attimo in cui ne fanno dono. Gianni, Ivana, Luca, Daniela ed Atzmo sono una con-sonanza che sussurra meraviglia, una carezza che è culla.
La loro musica, che dice dell’amato “bianco delle lucciole”, di veglie e di Presunti accenni che fan piovere, si intreccia alle perle di luce blu pulsanti tra candide piume che la Medusa ha lasciato cadere sulle spalle e il petto di una voce ammaliante, a luoghi sconosciuti o inarrivabili, ad abbracci di colori e trasparenze. In questa trama di incanto si aprono gli occhi su seducenti visioni, su malie che annientano ogni resistenza o limite, su parole che sono eco di battiti e sensazioni. In ogni attimo di questa notte viene cancellata la soglia che mantiene separati il teatro, la musica e l’arte visiva perché si presenti e doni solo la bellezza, priva di qualsivoglia limitante definizione, svestita di confini, pura nella sua splendente e coesa sostanza, che reclama per sé tutti i sensi e il pensiero.
Ci si lascia così cingere dalle note e dalle immagini, dall’intensità di un cenno, di un passo e di un sospiro. Si lascia entrare attraverso il corpo senziente la meraviglia vestita da canzone e un torso nudo su cui riposa e scivola un cuore, l’immagine di una traccia di sangue, segno e significato di un intimo contatto di carni, lasciata sul biancore della pelle da quel cuore affiorato, estirpato, sacrificato o forse donato. Ci si lascia stregare, rapire ed avvincere dalla creatura di sogno che ricompare con un abito bianco dalla scia che si dispiega come ferita di luce lungo la sala; le basta adagiarsi a bordo palco e trarre a sé con gesti eleganti quel lembo di purezza, ri-condurre al grembo quel drappo candido ignorando il tempo, le basta appuntare lo sguardo sul vuoto o respirare, le basta esserci perché l’incanto inizi a regnare, a conquistare e soggiogare.
Fammi ridere dei miei limiti contemplando le stelle… Fammi vivere di me…di te”: non è solo un canto, è un dono la magia custodita e curata da queste parole, è il dono che ci mette in petto la bellezza generosa e gentile fatta di musica e visioni, di un unico sogno prezioso.

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