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Egomostro – Colapesce

recensione_Colapesce-Egomostro_IMG_201502Vuoi che ti dica una cosa? Più lo si analizza questo corpo moderno, più lo si esibisce, meno esso esiste. Annullato, in misura inversamente proporzionale alla sua esposizione“, scriveva Pennac in Storia di un corpo. Credo che per essere egocentrici sia necessario, prima di tutto, farsi distruggere. Bisogna conoscere la privazione prima di potersi difendere e affermare. In questo secondo album di Lorenzo Urciullo, meglio conosciuto come Colapesce (e se ancora non avete letto questa meravigliosa leggenda dell’Italia meridionale da cui è tratto il nome, vi consiglio di farlo, perché dice tanto di Lorenzo come artista) si percorre un micro viaggio, vena dopo vena, all’interno di un uomo, che ci canta, con voce sottile, di cosa è composto. Questo Egomostro, questa presenza imposta e non richiesta, ma totalmente piena di sé per cui piena di ogni altro che ha intorno, e che può, di fondo, farne ciò che vuole. Come darsi all’altro, farsi analizzare, consapevole del fatto che non si può fermare il giudizio, nel bene o nel male. Ascoltare queste quattordici tracce mi fa sentire corpo estraneo che più va avanti e più si abitua, si affeziona, a queste cellule che scorre, che riconosce, che comprende. Rispetto al primo album, Un meraviglioso declino, Egomostro è più articolato nei suoni, il synth regala una qualità fresca, più moderna, si sente la vicinanza con Mario Conte, già presente nell’unione artistica di Colapesce e Meg.
Un album che è capace di grandissima tenerezza, che racconta ricordi e sensazioni in maniera elegante ed equilibrata, degno dei migliori cantautori italiani. I testi sono semplici senza essere mai banali, e chi è in grado di apprezzare la semplicità sa di certo che è la cosa più difficile da rendere, da dire. Il brano che dà il titolo all’album, Egomostro, appunto, è didascalico e preciso nell’elencare, quasi, ogni forma di autoaffermazione, di dominazione dell’io, senza girare troppo intorno all’argomento. Dice ciò che va detto, in maniera netta e pulita, mettendoci di fronte alla realtà di cui tutti, chi più chi meno, facciamo parte.
L’album ha all’interno dei momenti particolarmente alti, specialmente il brano Sottocoperta, che è tutto ciò che si vorrebbe dedicare a qualcuno che si è amato. Particolarmente toccante anche Mai vista, che fa capire benissimo quanto sia importante destrutturarsi per poter costruire insieme.
Un album che si ascolta con interesse crescente, si aspetta la prossima nota, la prossima parola, e dispiace, quando finisce, sull’ultimo suono, quasi un sospiro, di Vai pure, che ti lascia allontanare da questo uomo, che, vena vena, seppur coperto dall’ego, ci ha dato in pasto la sua vita.

Credits

Label: 42 Records – 2015

Line-up: Lorenzo Urciullo (voce, cori, chitarre acustiche, chitarre elettriche, sintetizzatori, percussioni, drum programming) – Mario Conte (drum programming, sintetizzatori, Rhodes, Wurlitzer, Hammond, Vox, Bontempi) – Giuseppe Sindona (basso) – Alfredo Maddaluno (sintetizzatori, piano, batteria, drum programming, Vibraphonette, Marxophone, sega musicale); hanno suonato inoltre Fabio Rondanini (batteria e percussioni) – Vincenzo Vasi (theremin, sintetizzatore, flauto a naso, glockenspiel) – Alfio Antico (tamburo a cornice) – Gaetano Santoro (sax tenore e baritono) – Roberto Solimando (trombone) – Alessandro Quintavalle (rumoristica analogica e musicassette) – Marco “Benz” Gentile (violino, viola) – Elisabetta Claudio e Carola Moccia (coro)

Tracklist:

  1. Entra Pure
  2. Dopo Il Diluvio
  3. Reale
  4. Sottocoperta
  5. Egomostro
  6. Le Vacanze Intelligenti
  7. L’Altra Guancia
  8. Copperfield
  9. Brezsny
  10. Sold Out
  11. Mai Vista
  12. Maledetti Italiani
  13. Passami Il Pane
  14. Vai Pure

Link: Tumblr, Facebook

Egomostro – streaming

L’altra guancia – video

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