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Tra antichità e modernità: intervista ai Melampus

intervista_Melampus_IMG1_201503A breve distanza dall’uscita di Hexagon Garden, nuova prova dei Melampus, abbiamo chiacchierato con Francesca Pizzo, misteriosa e versatile cantante del duo, della lavorazione dell’album e dei suoi molteplici significati musicali e simbolici.

Un oracolo in grado di comprendere gli animali e due musicisti che registrano fields recordings, il mito che stimola la ricerca: come si è svolta concretamente sul campo la vostra indagine?
La ripresa dei suoni d’ambiente è avvenuta con relativa naturalezza quando ci siamo accorti che nei provini dei brani rientrava continuamente il suono di un cantiere poco distante da noi. Non potendo eliminare in nessun modo questo background, Angelo se ne è servito registrandolo in vari momenti della giornata. Il materiale raccolto è stato lavorato successivamente fino a costruire un tessuto sonoro di cui ci siamo serviti in diversi brani.

I risultati sono evocati esclusivamente dagli scenari dei brani o ne avete anche una formulazione teorica?
Per fortuna non siamo arrivati a teorizzare né a stabilire nulla a tavolino. Con la stessa casualità con cui ci siamo trovati a dovere “coesistere” con il cantiere, ci siamo lasciati guidare dal materiale registrato per imbastire le strutture dei pezzi.

Per le musiche siete partiti da pattern per drum machine, come si inserisce la musica suonata sulle parti programmate, specie quelle di batteria acustica?
La composizione a livello di drum machine ha quasi sempre seguito delle bozze di voce e basso preesistenti. Tendiamo a suonare su questi pattern lavorando molto sulle dinamiche degli altri strumenti, voce compresa. La batteria acustica è spesso un arricchimento che rafforza la drum machine di base. Il live in versione trio vede ai fusti Damiano Simoncini, che con il suo drumming porta il set in una dimensione a volte molto tribale.

Leggo in rete che avete registrato due tracce nel vostro studio casalingo: ha ancora senso, con l’attuale diffusione della tecnologia, la sala d’incisione per chi fa un certo tipo di musica? E come avete utilizzato i droni nella registrazione di Pale blue gemstone?
Siamo dell’idea che il fine giustifichi i mezzi. A volte in un home studio, se si è in possesso di buoni microfoni e si conoscono le regole fondamentali per la riuscita di un buon suono, si riesce ad ottenere un risultato discreto anche da soli. Abbiamo preferito registrare da noi i due pezzi di cui sopra perché la sonorità imprecisa che portavano con sé era molto affascinante. Per il resto del disco le riprese sono state fatte da Lorenzo Ori e Giovanni Garoia, professionisti con cui abbiamo lavorato in passato e di cui ci fidiamo molto. I droni di Pale blue gemstone sono del tutto analogici. Angelo alla chitarra ha registrato più tracce già effettate sulle quali poi abbiamo aggiunto le voci in un secondo momento.

intervista_Melampus_IMG2_201503Le associazioni stimolate dalla musica ascoltata variano chiaramente a seconda dell’ascoltatore, quindi personalmente ho ritrovato in Hexagon garden suggestioni varie dai Cranes ai Pink Floyd: cosa avevate in mente durante le registrazioni e a cosa vi ha fatto pensare l’album finito?
Potrà sembrare strano ma quello che avevamo in mente era di aumentare la luce. Io sono dell’avviso che in generale i chiaroscuri siano molto presenti in tutto Hexagon Garden, sia a livello sonoro che tematico. L’ascolto di altra musica ha a tratti condizionato la composizione. Nel mio caso potrei menzionare qualche nome, ma in realtà ascolto poche cose quando siamo in fase compositiva. Angelo si è lasciato affascinare da Trentemoller, These Immortal Souls, Electric Prunes.

Nella scelta dei suoni mi è parso molto felice l’inserimento di un santoor, suonato da Luigi Russo: come vi siete approcciati a questo strumento esotico?
Luigi è un musicista molto curioso, è attratto dagli strumenti etnici e ne suona diversi. Tornato da un viaggio ad Istanbul si è portato dietro il santoor e ci ha detto che lo stava studiando. Gli abbiamo passato qualche traccia per provare ad arrangiarlo al meglio. Alla fine è presente in Second Soul e Sun.

Nel tour che attualmente portate in giro vi siete allargati a trio, come gestite l’arrangiamento dei brani in questa nuova formazione, con quali differenze rispetto all’album?
Il set dal vivo in questo tour è più versatile, infatti possiamo portarlo sui palchi in duo o in trio, a seconda della situazioni. Gli arrangiamenti percussivi sono stati pensati e provati da Angelo e Damiano in saletta. Il risultato è lo stile di Damiano che si adatta alla griglia della drum machine precedentemente registrata aggiungendo forza e colore.

Nelle foto visibili in rete l’ironia e l’umorismo sono aspetti comunque rilevanti del vostro essere, quanto si rispecchia la vostra personalità nelle tinte oscure, quasi tenebrose del vostro sound?
Senza farsi una risata ogni tanto la vita diventa davvero una grande noia indistinta. Siamo persone abbastanza ironiche, la routine on the road ti porta giocoforza a vivere situazioni intense, a volte impensabili e quando si crea complicità tra i musicisti ogni tour viene vissuto come un’avventura, da cui si coglie il buono ed il cattivo tutti insieme. Forse nella musica si vanno ad addensare emozioni che necessitiamo di esprimersi per un qualche motivo, ed il solo modo di farlo con autenticità è la musica stessa. Credo ci sia un bell’equilibrio tra l’autoironia del nostro quotidiano e i chiaroscuri nei nostri brani.

L’album si configura come un rituale misterico antico, quanto ha contato il richiamo al mondo classico, a partire dal nome del duo, nell’elaborazione del tema?
Di certo l’immaginario che ammanta l’intero progetto è dovuto a un’atmosfera presente in noi. Il nome Melampus dice molto sul nostro approccio alla vita, che è attento al mondo animale a partire dalla scelta vegetariana e dall’attenzione con cui preferiamo indossare capi usati piuttosto che alimentare il mercato della moda dell’orrore globale. Uniamo l’antichità con una contemporanea necessità di vivere nel rispetto del prossimo. Umano o animale che sia.

Second soul – video

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