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La Musica che diventa Poesia: Bruno Bavota @ C.S. Catomes Tôt (RE) 11/02/2017

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Ho incontrato l’arte di Bruno Bavota quattro anni fa, quando pubblicò il suo secondo album, La Casa Sulla Luna, e ne rimasi subito affascinata. Credo che la sua musica, come ci ha raccontato lui in una bella intervista di qualche mese fa, sia “una cura per l’anima” perciò non mi sono fatta scappare l’occasione di goderne dal vivo appena ne ho avuto la possibilità.
Un palco (piccolo), una loop machine, una tastiera e una chitarra: questo è quanto basta a Bruno Bavota per creare le sue magie. Assistere a un live dell’artista partenopeo è come fare un viaggio, uno di quelli che ti lasciano la sensazione di aver trovato la Bellezza. Accarezzando i tasti bianchi e neri, Bavota ci fa da Cicerone, illustrandoci il cammino che ci porterà a incontrare i suoi album. Alla partenza, siamo travolti da una Marea (Out of The Blue) che ci trasporta in un altrove dove le note diventano Poesia. La seconda tappa ci vede scalare montagne (MountainsOut of The Blue) in un crescendo di note ed emozioni che ci portano a riscoprire l’amore (AmourLa Casa sulla Luna) e il batticuore (Heart BeatOut of The Blue) che ci regala sconvolgendoci l’esistenza.
In questo viaggio siamo solo dei passeggeri (Passengers Out of The Blue) che assistono incantati alle evoluzioni che il nostro autista ci regala con le sue note. Che sfiori i tasti di un piano o che pizzichi le corde di una chitarra, Bruno Bavota riesce a coinvolgere e ammaliare anche chi si è trovato per caso ad assistere al suo live. Il viaggio prosegue e, guidati da La Luce del Cuore (Il Pozzo d’Amor), le suggestioni salgono, seguendo l’incalzare della musica, sino ad arrivare al di là delle nuvole (Beyond the CloudsOut of The Blue) e lì incontrare l’uomo che inseguiva il mare (The Man Who Chased the Sea The Secret of The Sea) e farci raccontare da lui un po’ dell’artista che abbiamo davanti.
Il viaggio onirico prosegue, dritti sino a raggiungere il punto dove l’orizzonte (Horizon Out of The Blue) incontra il Mediterraneo (dall’album omonimo) per poi essere travolti da una Tempesta (Il Pozzo d’Amor) di sensazioni che portano a desiderare che questo viaggio non finisca mai. Sul finire del live arriva Respiro, tratto da Il Pozzo d’Amor, primo lavoro in studio di Bavota, e quando la tastiera esala la sua ultima nota ti ritrovi stranito, come quando torni da un viaggio che ti ha fatto scoprire un universo meraviglioso.
Il live di Bruno Bavota è coinvolgente, quasi commovente. Se si chiudono gli occhi, ci si trova davanti a quel mare che si respira in ogni nota sprigionata dalla sua tastiera. Un’ora o poco più è quanto basta al musicista per portarci nel suo mondo, fatto di carezze in musica.

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