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Fireworker – Gazpacho

902288E se fossimo solo recipienti, burattini nelle mani di un Dio superiore, un demone maligno che manipola le nostre coscienze, che genera quel cosidetto disturbo di identità dissociata. Ogni qual volta vogliamo agire secondo coscienza questo Fireworker, Space Cowboy da dietro le quiinte del palcoscenico della nostra vita accende delle iperboli mentali e ci dirotta su strade sbagliate fino a condurci alla morte per poi travasarsi in un altro “vaso umano” detto Sapien. Questo concept alla base del nuovo album della band norvegese Gazpacho è perfettamente sincrono con questi tempi del dannato Covid dove l’essere umano medio ha perso completamente la rotta della coscienza ed è in piena balia delle onde social-emotive. Il Fireworker è il Dio denaro che vince su tutto, anche sulla verità di un virus letale. Il tema metafisico dell’isolamento fatalistico non è una novità per i Gazpacho, era già presente in Night e Missa Atropos come anche le pesanti contemplazioni teologico – scientifiche di Demon e Molok. Alla fine quello che il Fireworker induce nell’individuo non è altro che quel dualismo bene-male del cinema lynchiano o quella presa di coscienza del cavaliere de Il Settimo Sigillo di Bergman (“Il mio cuore è vuoto. La vacuità è uno specchio rivolto verso la mia stessa faccia. La mia indifferenza per I miei compagni uomini mi isola da loro.”). Questo viaggio introspettivo nella parte istintiva dell’essere umano è affrontato sempre in quella maniera sublime dei Gazpacho, dove in un’attitudine essenzialmente art-rock si alternano atmosfere di rock esplosivo dalle sfumature progressive  (in una direzione anche pop come i primi Muse e Depeche Mode) a virate orchestrali dal mood arioso e gotico al tempo stesso, come i migliori Anathema e Pain of Salvation.  SpaceCowboy dura venti minuti, ricordando quell’approccio delle suite prog degli anni settanta ed è talmente avvolgente e intenso di dettagli e cambi che non ti accorgi mai della sua lunga esperienza sonica. Fireworker richiede intelletto per gustare ogni sua nota, ogni sua parola,  è un disco per pochi ma è un piccolo gioiellino. La copertina (disegnata ancora una volta dall’illustratore Antonio Seijas) chiude sinesteticamente questo magico lavoro con la raffigurazione di “miliardi di neuroni che creano la caverna della mente”. Tra le migliori uscite post-progressive di quest’anno maledetto.

Credits

Label: Kscope – 2020

Label: Thomas Andersen (keyboards, programming) -Jan-Henrik Ohme (vocals) – Jon-Arne Vibo (guitars) – Mikael Krømer (violin, additional guitars) – Kristian “Fido” Torp (bass) – Robert R Johansen (drums).

Tracklist:

1. Space Cowboy
2. Hourglass
3. Fireworker
4. Antique
5. Sapiens
Link: Sito Uffciale.

Fireworker – Video

Album – streaming

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