È l’alba di un giorno che si dispiega solenne illuminando i campi, che riscalda le foglie d’erba e rivela piano piano Effigie de personne, figure de dragon, come dopo una dura e cruenta battaglia i cui superstiti si ridestano l’indomani dal sonno tornando alla vita, con tutto il sapore amaro e la stretta ferrea delle ferite riportate, i tagli profondi delle lame che risuonano negli affondi di violino, negli spaziosi riverberi del duo belga composto da Roxane Métayer e David Jarrín Zabala. Un archetto affilato, preso in prestito a Julia Kent, quello retto da Roxane, che disegna linee incorporee quanto grevi con un palmo di pietra, richiamato nel titolo di quest’album di esordio, di minimalismo introspettivo e cinematico. Così, Soleil inscrits porta il tema di Cheyenne da C’era una volta il west alle pianure fiamminghe della guerra dei trent’anni, affogando il ritmo del banjo di David nella fanghiglia narcotica di un’avanzata impossibile, intontiti dagli echi di distanti bombarde. Tra essi si fa largo un leggero organo di chiesa, che porta un flebile conforto alla fanciulla innamorata che attende sulla soglia tremante e si ripete che Mon ombre est immense, mentre tende l’orecchio per sapere chi ha vinto. Su quel che resta del prato calpestato dagli stivali delle truppe si aggira danzando un piccolo Araignée incolore, un ragnetto che si mimetizza con rapidi balzi tra gli steli, spinto dalle pennate incoraggianti del banjo, prima che si spengano gli ultimi aliti del vento della sera. Proprio allora uno sciame silenzioso esce dalle proprie tane nel terreno a frugare tra gli avanzi di Levons une petite souche; uno sguardo inebriato a un microcosmo brulicante e in movimento caotico, descritto con minuzia fiamminga col solo ausilio di un violino e un misterioso glokenspiel. Un gioco di curiosa e sperimentale osservazione dei fenomeni naturali che si complica in Visitée parfois de l’iris attraverso un fiorire di suoni naturali e sintetici che stillano riempendo un ampio recipiente, da cui traboccano in estasi quando arrivano al colmo. Al riparo della folta di chioma di un gigantesco noce, Ombragée de noyer, sentendo linfa scorrere sotto spessa corteccia, in contatto con la vita che esso rappresenta, l’arpeggio dolcemente metallico di un banjo sfilacciato rincuora e prepara alla sospirata fusione col paesaggio bucolico di Etincelles et crapauds. Il crepitio di ceppi ardenti che mandano scintille delicate tra il canto degli uccelli e il guizzo dei rospi e di tutte le minuscole creature di un bosco ancestrale, solcato dall’acustico rituale magico di una chitarra ostinata come un mantra, alle cui spalle le note saettanti del violino balenano come spiriti nella notte, evocando un raro potere rivitalizzante.
Credits
Label: Vlek – 2021
Line-up: Roxane Metayer (violin, effects) – David Jarrin (banjo, percussions, synth)
Tracklist:
- Effigie de personne, figure de dragon
- Soleils inscrits
- Mon ombre est immense
- Araignée incolore
- Levons une petite souche
- Visitée parfois de l’iris
- Ombragée de noyer
- Etincelles et crapauds