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The opposite side of the sea – Oren Lavie

A volte si vaga come randagi dell’etere in cerca di qualcosa di buono da ascoltare e ci si ritrova in desolati paesaggi di “nulla sonoro”. Altre volte, stranamente, ci passano per le mani dei dischi che ascoltiamo mal volentieri, storditi dalla nostra stessa saccenza di persone sempre alla ricerca di qualcosa che valga la pena ascoltare. E’ un errore immenso.
Quando mi capita di fare un errore del genere, ringrazio il Signore o chi per lui per avermi insegnato ancora una volta l’umiltà.
E’ capitato con The Opposite Side Of The Sea di Oren Lavie, un disco che ho stupidamente snobbato a priori e che invece mi ha lasciato stupendamente colpito.
Una musica, quella di questo ragazzo dai lineamenti sfuggenti, di quella che va classificata sotto la “A” di atmosfera.
La prima cosa che salta all’orecchio è la sua voce leggermente roca, un po’ alla Eddy Vedder se vogliamo, con quelle tonalità graffiate ma non scartavetrate. Una voce che sussurra più che cantare.
Ma poi, se ci si lascia prendere, se lo si ascolta solo un poco in più, allora saranno numerose le sorprese che ci dona The Opposite side Of The Sea.
In primis, una spiccata propensione alla ballad, alla canzone “triste”, alle sonorità larghe.
Sonorità che vengono accennate da un pianoforte limpido e mai in primo piano, che vengono accompagnate da una chitarra acustica suonata con ritmica semplicità, che sono scandite da una sezione ritmica intima e rilassata.
Ma ciò che fa davvero la parte del leone in questo lavoro di musica decisamente introspettiva è la sezione archi. Tutto il disco è saturo di violini e viole che ricamano delicati ghirigori di note o stupendi tappeti di malinconia.
Sin dal primo pezzo, Her Morning Elegance, si capisce che Oren Lavie ha una spiccata propensione per la musica intima, quella che ascolti da solo quando torni a casa dopo che la giornata è stata dura e magari anche piovosa.
I brani si susseguono delicati e tremendamente malinconici ma si lasciano ascoltare volentieri. Le accelerazioni ritmiche non sono mai fuori linea e tutto il disco risulta molto omogeneo.
Se è pur vero che un ascolto prolungato di The Opposite Side Of The Sea potrebbe spingere qualcuno a successive dosi massicce del punk più becero, non si può negare che il disco dell’israeliano sia un monumento alle atmosfere mature, lente, intimamente sensuali.
Una ricerca nell’anima dei viaggiatori solitari.
Un lavoro per chi sa che la musica buona non è solo distorsione e controtempo.
L’ennesima lezione di stile da parte della musica sommersa.

Credits

Label: Tuition Schott M&M – 2007

Line-up: Oren Lavie

Tracklist:

  1. Her morning elegance
  2. The who isn’t here
  3. The opposite side of the sea
  4. Locked in room
  5. Ruby Rice
  6. A dream within a dream
  7. Trouble don’t a rime
  8. A short goodbye
  9. Don’t let your hair grow too long
  10. Blue smile

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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Un solo commento

  1. Bella BIG…ne valeva la pena…se mi riesci anche a recensire Piers assurgi al rango di top nella mia five list…
    praticamente hai scritto tutto ciò che ho provato io ascoltandolo…cioè hai dato parole alle mie emozioni!!!
    come sempre
    IL MIGLIORE!!!
    Ragazzi comprate sto cd…è bellissimo!!!

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