Scrive Piero Ristagno, poeta di Piazza Armerina: “partirono tutti servi, quindi ricattabili e ladri”. E chi parte ricattabile e ladro non sta viaggiando… (Cesare Basile)
Parliamo di Sicilia. Parliamo de L’Arsenale, Federazione Siciliana delle Arti e della Musica. Parliamo di una novità assoluta. Ne parliamo con Cesare Basile, uno dei volti di questo progetto che nasce nel cuore dell’isola e davvero potrebbe avere qualcosa da insegnare alla Penisola tutta. In qualche modo ci somiglia, per il linguaggio e le destinazioni del cuore. In qualche modo sentiamo di volerne fare parte, se è vero che certe strade, quelle perdute, sono quelle che abbiamo scelto di ritrovare, di percorrere.
Milano ti perde, la Sicilia ti ritrova. Leggo quanto scrivi da giorni. Mi entusiasmo nell’entrare in contatto con un progetto che già nelle parole che lo accompagnano dallo stato di idea allo stato di fatto trapela ingegno, coraggio, urgenza. Si chiama L’Arsenale, Federazione Siciliana delle Arti e della Musica, ed è una realtà fatta di volti e mani, di teste e cuori. Da dove siete partiti? Dove state andando?
Siamo partiti proprio da un’urgenza condivisa. L’urgenza di dire basta alla fuga come unica soluzione per i siciliani di coltivare il loro futuro. Troppe generazioni non hanno potuto scegliere fra il viaggio e l’emigrazione, costretti a chiamare viaggio una scelta dettata dalla mancanza, e quindi non libera. Non dignitosa. Siamo partiti dall’idea che dignità vuol dire mettere le persone nella condizione di scegliere, di liberarsi da un futuro cercato sempre altrove. Quello che vogliamo fare è creare una cultura della partecipazione, della condivisione di esperienze e professionalità, per costruire in Sicilia un circuito collettivo di servizi e produzioni artistiche. Siamo convinti della necessità della cultura come lavoro e alternativa civica al degrado e al malaffare.
Ti cito: “Perché quando me ne sono andato dalla Sicilia volevo guardare altrove e lasciarmi dietro tutto quello che per anni avevo vissuto come sconfitta, desolazione, furto e spergiuro; non un viaggio e un luogo a cui tornare e da cui ripartire, ma un esilio, un gesto a tirare una linea netta fra me, l’Isola e i suoi spettri”. Raccontami gli spettri, raccontali a chi non ne ha idea, perché conoscerli può aiutare a comprendere tutto quello che l’Arsenale vuole essere.
E’ la storia di tanti Siciliani che hanno visto crollare nel silenzio e nella complicità indifferente le loro idee, il loro entusiasmo, i progetti costruiti con la determinazione e affossati dal “cambiare tutto perché nulla cambi”. Sono spettri gattopardeschi che, lungi dall’essere una giustificazione, ti stanno aggrappati al collo e ti soffiano, ti inquietano, ti lasciano da solo.
Scrivi: “Alle prime battute de L’arsenale a Palermo ho subito dichiarato di vivere la cosa come se fossi in terapia”. Ho sorriso. Ho provato ad immaginare i volti, le reazioni, le storie, i viaggi di ciascuno di voi. Facciamo dei nomi. Diamo dei volti alla Federazione.
I volti sono tanti, sono i volti di ragazzi e ragazze, di uomini e donne fatti, che si sono ritrovati a parlare quasi per caso. Tutti con lo stesso pensiero: basta. Vengono da tutta la Sicilia, e questa è la novità. Stiamo provando a vincere una diffidenza innata nei Siciliani, vogliamo fidarci l’uno dell’altro, visto che non possiamo fidarci di nessun altro. I nomi sono quelli di Waines, Tellaro, Dimartino, Carlo Natoli, giusto per citarne alcuni, ma i nomi non sono importanti, i nomi sono entità singole, deboli. L’Arsenale è il nome.
Vero: se la guardiamo da questo punto di vista, dal punto di vista del vincere la diffidenza, i nomi non sono importanti. Conta il contenuto e la solidità del contenitore. Contano le esperienze. Ma ci vuole coraggio, il coraggio di essere “politicamente scorretti”, o sbaglio?
Il solo fatto di scegliere un nome collettivo e mettersi quotidianamente in discussione sotto questo nome è già scorretto, specie in un momento in cui sembra che il modello unico sia quello dell’interesse personale. Stiamo scommettendo sull’ingenuità, sulla capacità che abbiamo ancora di stupirci di fronte a un avventura. Cosa c’è di più scorretto dell’avventura in tempi di “tranquillo raggiro”. Per noi in Sicilia è già una vittoria essere riusciti a convergere dalle tre punte dell’Isola verso il centro, avere vinto la nostra personale diffidenza verso la nostra terra.
Sperimentazione, indipendenza, condivisione. Cultura, prima di tutto. Promuovere e proteggere la Cultura. Farlo oggi, farlo in Italia, farlo di questi tempi, mentre chi ci governa vorrebbe piegarci al luogo comune che “con la cultura non si mangia”…
Non siamo qui per confrontarci con le assurdità e la malafede del potere, siamo qui per essere altro da un modello che vuole cittadini spaventati e sotto ricatto. Il ricatto è sempre figlio dell’ignoranza. La cultura crea dignità.
Concretamente, cosa farete? Cosa ci proporrete?
Innanzitutto lavorare sulle strutture. Creare un’impresa dell’arte. Riprendersi sul territorio luoghi e spazi dove mettersi in gioco, sottrarre al vuoto istituzionale e privato un patrimonio storico che fa della Sicilia un laboratorio di condivisione naturale. Coordineremo il lavoro di realtà già esistenti indebolite dall’isolamento. Vogliamo diventare un interlocutore collettivo fatto di differenze e ricco di contraddizioni.
“Realtà esistenti indebolite dall’isolamento”. Perché determinate realtà finiscono per spegnersi? Cosa viene a mancare? Probabilmente la buona volontà non basta. Occorrono i mezzi. Occorre la partecipazione. Credi che riuscirete a trovare nelle istituzioni e nei fruitori il consenso necessario?
Le iniziative si spengono o fanno fatica quando non si innesca un meccanismo di fiducia con il territorio e con il pubblico. Quando vengono relegate nel limbo del qualunquismo. Ma sopratutto quando vivono nell’isolamento. Rompere l’isolamento è il nostro obiettivo principale. E’ l’isolamento che in Sicilia uccide uomini e cose. La Storia ce lo ha insegnato. Le istituzioni ci interessano nella misura in cui vogliamo esercitare un diritto come cittadini, chiedere quello che ci spetta, ma alle nostre condizioni.
Stiamo lavorando a delle iniziative pubbliche di presentazione. C’è in ballo un meeting di due giorni a Palermo per il secondo fine settimana di Aprile, una sorta di stati generali della musica e dell’arte. Lo stesso meeting si sposterà a bervi intervalli nelle altre città siciliane. Ci è stata offerta dal Teatro Dante la possibilità di organizzare il Primo Maggio, sempre a Palermo. Il tema sarà “La cultura è lavoro”.
Da parte mia farò, insieme all’Arsenale, il tour di presentazione del mio prossimo disco esclusivamente in Sicilia. Una scommessa. Vogliamo trovare venti luoghi, tra locali e club propriamente detti e altri spazi. Case private, bar di paese, crocevia, ovunque ci sia modo di incontrare persone. Dimostrare che i posti esistono e basta solo riempirli. E’ un’iniziativa che ripeteremo con le altre uscite discografiche legate a progetti nell’Arsenale, ma anche con progetti artistici di altra natura.
Grazie, per il vostro tempo e il coraggio. Faremo volentieri parte del vostro viaggio. Contateci.
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