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The Deep Field – Joan as Police Woman

Negli ultimi anni si è intensificata una tendenza di rinnovamento della musica indipendente “d’autore”, soprattutto americana. Una ventata di novità ha attraversato le nuove opere di diversi artisti mostrando un modo moderno di concepire l’universo musicale e la forma canzone tradizionale. Un’attitudine che ha spesso condotto a universi sonori anche complessi e ricercati e che, di certo, ha innovato la maniera di arrangiare i brani. Il nuovo lavoro di Joan as Police Woman si inserisce a pieno titolo all’interno di questa nuova inclinazione. The Deep Field è, infatti, prima di tutto, un disco concepito in maniera moderna; un disco che si avvale di arrangiamenti costruiti su una miriade di suoni diversi, talvolta minuscoli, che si incastrano, si sfiorano, si abbracciano, si guardano, entrano ed escono, si mostrano e si nascondono. Più che di suoni o strumenti innovativi si tratta di un nuovo modo di pensare la forma canzone, ed è proprio questa concezione nuova e la maniera in cui i soliti strumenti vengono utilizzati a profumare di modernità. Così il disco si avvale di sonorità belle e intense, spesso vintage; i bassi profondi e pastosi, chitarre eclettiche, organi, clavinet, fiati, archi e chi più ne ha più ne metta. I primi tre brani sono arrangiati in maniera sublime, ritmo e melodia si completano a perfezione e i variegati synth dominano la scena assumendo funzioni diverse e complementari: ora si insinuano a rinforzare basso e batteria per donare potenza alla sezione ritmica, ora innescano docili melodie, disegnano eleganti figure ritmiche, donano fervore alla vitalità del suond complessivo, si intrecciano a perfezione con le chitarre, diventano soltanto dei rumori poco più che distinguibili inseriti perfettamente tra una strofa e l’altra o alla fine di un refrain. Il singolo The Magic è la sintesi perfetta di un lavoro di arrangiamento fantastico unito a una grande intuizione melodica che rimane comunque l’elemento vincente del brano. E a conti fatti quello dei synth è un lavoro davvero d’importanza capitale che sostiene da protagonista l’intero lavoro. The Deep Field, inoltre, è un disco che mostra un lato ancora più ampio dell’eccentrica personalità della cantautrice e polistrumentista newyorkese che non abbandona l’intimismo di certe tematiche affrontate in precedenza, che sa esprimere le proprie inquietudini esistenziali e sociali pur facendolo in modo insolito e mai scontato.  Un disco più sensuale e più sfacciato, energico, dalle atmosfere estranee al precedente e notturno To Survive. Qui Joan sa mostrare il “campo profondo” del proprio universo emozionale scoprendo anche un lato inedito della propria personalità artistica, ossia l’amore per il ritmo. Quel groove radicato nella cultura black dalla quale la stessa Joan non fa a meno di attingere. Così la seconda parte del disco si appropria di stilemi tipicamente soul riprocessati alla luce di un background che non può fare a meno di risentire della propria cultura metropolitana nonché dell’esperienza della musica bianca. Ce lo mostrano brani come Human Condition, dall’andamento ritmico afro, i coretti armonizzati in stile tipicamente black delle languide Kiss The Specifics e Chemmie, la quale sfoggia anche progressioni armoniche tipiche del soul anni ’60 con i caratteristici stop della sezione musicale che danno spazio alla voce. La tradizione black, poi, si mostra anche nell’utilizzo dei fiati e degli archi, quasi sempre ritmici i primi, più melodici e di contorno i secondi. Ma nel computo totale del lavoro non mancano episodi più raccolti quali la cantilenante e ipnotica Flash e la bellissima e profonda Forever and a Year.
The Deep Field è un disco che suona benissimo, complice la sapiente e curatissima produzione di Bryce Gogging che confeziona un prodotto che risulta bello prima di tutto perché è un piacere per l’udito ascoltarlo. Ma Joan Wasser, dopo anni di collaborazioni con altri musicisti, col suo terzo disco da solista dimostra di essere tra quegli artisti di tutto rispetto che riescono a mantenere una cifra stilistica fortemente personale(il suo modo di cantare è unico!), riuscendo a mostrarsi innovativi ad ogni opera, pur non cambiando radicalmente i connotati della propria produzione artistica. Un’artista in grado di andare oltre l’apparente disimpegno, trasformandolo soltanto in un diverso approccio alle cose affrontate alla sua maniera appassionata, elegante, apprensiva e talvolta tormentata.

Credits

Label: Pias – 2011

Line-up: Joan Wasser (voce, chitarra, piano) – Parker Kindred (batteria e cori) – Tyler Wood (tastiere) – Timo Elliss (chitarre) – Chris Brown (Clavinet) – Nathan Larson (basso e cori)

Tracklist:

  1. Nervous
  2. The Magic
  3. The Action Man
  4. Flash
  5. Run For Love
  6. Human Condition
  7. Kiss The Specifics
  8. Chemmie
  9. Forever and a Year
  10. I Was Everyone

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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