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Italia Wave in pillole

Italia Wave Love Festival. Tutto pronto per partire con la festa rock italiana per eccellenza, giunta quest’anno al suo venticinquesimo compleanno. In primo piano sui rotocalchi questo inaspettato rotolare brioso verso sud di quasi ottocento chilometri partendo dal barocco toscano e capitombolando fin nel tacco dello stivale, fin qui a Lecce, la Firenze del sud, ad accogliere con gioia il concorso per la prima volta nella sua storia. Pronti a tagliare il nastro, dunque, di questa fantomatica bell’epoque salentina e pugliese, in vistoso fermento sia a livello di proposte che a livello di investimenti nel settore musica: fosse la volta buona che qualcuno si accorgesse che non si fa musica solo per alleviare le ansie del dopolavoro (per chi ce l’ha!), ma anche per produrre cultura e lavoro. Non siamo ovviamente nella sede adatta per addentrarci in valutazioni sociologico-politiche a lungo raggio, anche perché poi, tra il dire e il fare, c’è sempre di mezzo il mare. E tutto sommato è proprio il mare la cornice un po’ tropicale e senz’altro caratterizzante di questa edizione caldissima di Italia Wave, che ha registrato picchi di oltre quaranta gradi di temperatura; un’edizione che ha il suo WakeUpStage (che in pomeridiano si trasforma in PsychoStage) nell’incantevole pineta dell’Ostello del Sole a San Cataldo, situato proprio sulla costa adriatica salentina. Losthighways ovviamente non poteva mancare a questa serie di appuntamenti e cercherà di raccontarvi in pillole, le cose più meritevoli di questa edizione o almeno quelle a cui è riuscita a presenziare, come uno stetoscopio posato sul petto della musica italiana ad assicurarne lo stato di sana e robusta costituzione. Ciò che possiamo anticiparvi, tirando due conti veloci, è che la musica italiana gode, tutto sommato, di una discreta salute.

Wake Up Stage – Iosonouncane, Anelli Soli, Zerofans

15 luglio, ore 12:30.
In pineta si respira un’aria caldissima ma rilassata, da pic nic in costume da bagno, teli stesi sugli aghi di pino, sorrisi sparsi, musica live in penombra ed il mare a due passi per un tuffo dovuto tra un concerto e l’altro. Per fortuna le percentuali di umidità sono di un po’ al di sotto degli  standard a cui il bel Salento ci abitua d’estate, dunque, se non altro, nessuno rischierà l’evaporazione. Seconda giornata di Italia Wave dopo un primo giorno un po’ avaro di affluenze, sia dalle parti di San Cataldo che al MainStage presso lo stadio in Via Del Mare a Lecce. Da più parti si grida già al flop, si depenna virtualmente sul taccuino ogni ipotesi che l’anno a venire si possa scegliere ancora la Puglia come location per il festival. Qualcuno semplicemente non ci pensa ed è lì per godersi una irripetibile giornata di sole, mare e musica. Questa mattina chiuderà il WakeUpStage un live che attendiamo con una certa curiosità, quello del bolognese Iacopo Incani, in arte IOSONOUNCANE, una delle penne del cantautorato italiano contemporaneo che più ci piacce e di cui si parla con sempre maggiore entusiasmo in giro per il web. In attesa, riusciamo a sentire due gruppi finalisti di Italia Wave provenienti rispettivamente dalla Basilicata, gli Zerofans, e dal concorso Second Chance indetto dal sito Sonicbidz, gli Anelli Soli. I primi autori di un alternative rock sghembo, testi in italiano, grinta anni ’90 a gogò. Non molto distanti i secondi, dall’impianto sonoro più indie e dal mood vagamente più malinconico. Qualche fan a sostenerli giù dal palco, ma infondo nulla che convinca più di tanto o che invogli a rinunciare a un tuffo liberatorio in mare. Quando intorno alle 12:20 si comincia a imbastire il set di chiusura dello stage, il caldo è ormai insopportabile e il sole è alto nel cielo, ottimo pretesto per qualcuno per cominciare la siesta sotto l’ombra dei pini. Il tempo che la console a centro palco venga installata e IOSONOUNCANE esce fuori per cominciare il suo live set, con un’impostazione tutta elettronica, composta da loop station e campionatori, con l’aggiunta di due microfoni per l’esecuzione vocale. Bastano pochi minuti, poche scansioni di ritmo, quel tappeto di suono magmatico, psichedelico e minimale e poi la nevrosi parossistica di Torino Pausa Pranzo per giungere ad una verità certa: il vero reverendo di questa Italia Wave non è per nulla il tanto atteso Giovanni Lindo, imbalsamato nei suoi sermoni che vivono ormai di rendita di un passato glorioso; la vera sorpresa autoriale e post moderna di questa edizione ha una voce affogata di delay, sfida tappeti di suono con testi caustici, ha di fronte a sè appena una trentina di spettatori e risponde allo pseudonimo di IOSONOUNCANE. Un live fluidissimo il suo, in cui vengono presentati, in rapida successione, vari brani estratti dall’ultimo album La Macarena su Roma. Brani come il colloquio surreale e un po’ lynchiano de I Supertiti, che immagina di interrogare Antonio Gramsci sul presente inspiegabilmente amaro del mondo del lavoro e della politica, in un susseguirsi di call&response parodistici e sovrapposti. O ancora il brano che dà il titolo al disco, con quel suo piglio così teatrale e obliquo, che par quasi voglia rileggere Rino Gaetano o Lucio Dalla alla luce della generazione del precariato.  Un live di simboli, di slogan, di frasi già dette e sentite, che a riascoltarle svelano spoglie il loro misero nonsenso. Il linguaggio di questo autore, che non sarà un rivoluzionario come molti lo amano dipingere, ma ha senz’altro un grosso bagaglio di messaggi da comunicare e sa trasmetterli anche molto bene.

“E mentre voi da casa continuate a televotare, siete voi a decidere…”

Psycho Stage (Degli Emergenti) – Fast Animals And Slow Kids, Enrico Esma, Fish In God’s Aquarium

15 luglio, ore 15:30.
Fra le band emergenti di questo festival i Fast Animals and Slow Kids, son quelli che vantano più asterischi e annotazioni sul mio taccuino. Proprio l’anno scorso sono usciti vincitori da questo concorso, poi arriva un primo EP, le attenzioni da parte di critica e produttori ed oggi ci ritroviamo sotto il palco a volerci scommettere ancora su, se possibile rilanciando la posta. Questo pomeriggio, infatti, solcheranno lo psycho stage prima di lasciare lo spazio ai live degli ormai “big” della scena indipendente italiana Ardecore e Perturbazione. Prima di loro tre finalisti rispettivamente due dall’Emilia Romagna e uno dal Piemonte. Riusciamo ad assistere al live dei Fish in God’s Aquarium,  formazione a sei sul palco, per metà siciliana e per metà emiliana, fronteggiata dalla voce e dalla presenza algida di Laura Loriga e che propone un pop ricco di pathos e accorato, conteso tra divagazioni indie-post rock e melodie sognanti. Sotto una patina ancora un poco acerba, soprattutto a livello esecutivo e di tenuta complessiva del palco, pare però nascondersi una buona vena di gusto e potenziale. A seguirli in rapida successione Enrico Esma, cantautore torinese, chitarrista, cantante, figlio dei fiori oltre tempo massimo che nella sua bio si diverte a citare Gesù e Platone come suoi maestri e numi ispiratori. Quello che ne esce fuori è una specie di Niccolò Fabi imbastardito in veste grunge e ruvida nella prima parte del live, in veste acustica da predicatore armonioso nella seconda. Nulla che smuova più di tanto le acque del Giordano, nulla che rivoluzioni, seppure risulti tutto sommato gradevole nell’esibizione live. Quando poco dopo, intorno alle 16:30 salgono sul palco i Fast Animals and Slow Kids crolla dannatamente quell’insano timore che fra le band emergenti, anche fra quelle più smaliziate sul piano live, manchi quel quid di coraggio e irriverenza che renda davvero la loro proposta una cosa che valga la pena di andarsi a cercare. Il coraggio di questo quartetto ha sul volto la maschera fancazzista e impudente del punk, fatta di ironia misto a sfacciataggine e in cui gioca un ruolo fondamentale l’istrionismo ritrovato e irresistibile del suo frontman, Aimone Romizi, baffetto alla Freddy Mercury, grandeur effeminata d’altritempi, grinta da vendere e versi tutti in italiano evocati nello stile di un Pierpaolo Capovilla. C’è di fondo quella scuola punk-pop italiana che fu dei Tre Allegri Ragazzi Morti, di quella teatralità da palcoscenico rock fatta di slogan surreali e messinscena, unita a un’ottima presenza sul palco e una più che buona perizia esecutiva. Dal vivo presentano i brani del loro primo EP, Cioccolatino, prodotto da Appino degli Zen Circus, uniti ad altri estratti dal primo long playing in lavorazione che (guarda caso) vedrà la firma a livello di produzione anche di Giulio “Ragno” Favero, direttamente da Il Teatro degli Orrori. Ottimo lavoro alla chitarra di Alessandro Guercini, solida la sezione ritmica composta da Jacopo Gigliotti e Alessio Mingoli rispettivamente a basso e batteria. Un’ottima proposta su cui ci sentiamo di investire. Un piccolo orgoglio di questo festival.

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