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Pronti per la conquista del pianeta: intervista a Tommaso Mantelli (Captain Mantell)

Da qualche anno i Captain Mantell sono riusciti a farsi notare grazie al loro sound, a metà tra rock ed elettronica in una miscela divertente e ballabile. Accattivante quanto basta per poter conquistare le folle, ma non per questo banale o scontato. La ciurma del Capitano Tommaso Mantelli è pronta per l’atterraggio e sta per pubblicare Ground Lift, terzo capitolo della saga spaziale. Un album che ha segnato una sterzata rock per la band veneta, che però non ha abbandonato proprio quelle sonorità elettroniche che rappresentano il loro marchio di fabbrica. Abbiamo incontrato il leader, Tommaso Mantelli.

Ground Lift è il terzo capitolo della vostra saga spaziale. Ci racconti da dove è nata questa idea? Avete semplicemente approfittato della quasi omonimia tra te e il capitano Thomas Mantell o c’è alla base anche un reale interesse per lo spazio e tutto quello che ci gira intorno?
Il mistero è sempre stato alla base dei miei interessi. Possiedo una piccola quantità di libri (la collezione Mantell) che parlano di fatti impossibili ma realmente accaduti, e quale più grande mistero dello spazio siderale? Ovviamente la passione per lo spazio e la fantascienza esisteva a priori, ma quando lessi per la prima volta la storia del mio sfortunato omonimo, la folgorazione fu istantanea… ok, questa è la missione, creare un progetto musical-spaziale dedicato al Capitano!
Capitolo 1: Long Way Pursuit, l’inseguimento a lungo raggio di un Ufo che portò il nostro eroe, il pilota quasi mio omonimo Thomas Mantell a diventare il primo martire dell’ufologia moderna. Capitolo 2: Rest In Space, l’epitaffio, riposa nello spazio Capitano! Capitolo 3: Ground Lift, quello che c’è oltre la morte, oltre lo sconfinato spazio siderale. Un ritorno al pianeta Terra, il pianeta d’origine… ma era proprio così quando l’avevamo lasciato?

Rispetto a Rest in space, il sound di Groud Lift è più sporco, più rock. Quanto le vostre esperienze dell’ultimo anno (tour con Il Teatro degli Orrori, progetto Space Barena) hanno influito nella genesi dell’album?
É decisamente più rock! Per la prima volta la chitarra fa la comparsa come strumento ufficiale. É il suono fangoso che cercavamo, uno strano nuovo suono. L’esperienza con Il Teatro Degli Orrori mi ha aiutato a capire che non bisogna aspettarsi grandi cose dalle persone che predicano bene, mentre dagli Space Barena abbiamo appreso come fare delle ottime fritture di pesce in fianco al palco per allietare i fans e far incazzare i gestori dei locali! Sicuramente qualche influenza da entrambe le parti c’è stata.Ah, già, uno dei pezzi del disco era nato come provino per il nuovo disco del Teatro, ma visto poi come sono andate le cose l’ho voluto riproporre con l’apporto massivo della ciurma ed un testo leggermente ironico!

Come nasce un brano dei Captain Mantell?
Nasce quando una grande quantità di materia, soprattutto gas, per effetto dell’attrazione gravitazionale all’interno di una nebulosa, si concentra in uno spazio sempre più piccolo.

C’è un brano di Ground Lift al quale siete più legati o, come per le mamme, tutti i “figli” sono piezz’e core?
Son tutti piezz’ hard core! Ogni pezzo ha il suo motivo per farsi volere bene. Alcuni il testo, come We need a fix, alcuni l’atmosfera come Yesterday (like the Beatles say), alcuni per i materiali radioattivi come Plutonium love.

Per il tour di Rest in space vi siete affidati a Eeviac, collaborazione che è continuata anche nella realizzazione del video di Before we perish. Vi affiderete a lui anche per il prossimo tour o dobbiamo aspettarci altre sorprese?
Eeviac è il nostro cattivo luogotenente. Ormai fa parte della ciurma. Con lui si è creata davvero una grossisima sinergia. Ha disegnato di suo pugno anche la copertina e tutto l’artwork di Ground Lift e per certo continuerà a collaborare con noi. I buoni elementi non si cambiano (neanche quelli cattivi)!

Cosa pensate della scena musicale italiana, ammesso che il termine scena abbia ancora un senso?
Siamo un po’ vecchi. In Italia esistono ancora dei grossi filtri ricettivi che rendono discriminanti delle variabili come la lingua in cui si canta o l’hype che puo’ raggiungere un progetto. Non c’è sempre un’attenzione profonda verso le proposte artistiche, si rimane più in superficie, almeno così mi pare. Io ci credevo, credevo nella possibilità che l’Italia si mettesse al pari e qualche sforzo è stato pure fatto. All’estero, in Europa, le cose sembrano ancora girare in modo differente e presto partiremo in missione esplorativa.

Siamo arrivati alla fase dell’atterraggio e ora? Quale altra missione attende la ciurma?
Più che atterraggio lo definirei schianto! BOOOOOOOM! Cosa ci aspetta ora? Ovvio, la conquista del pianeta! Siamo stati per lunghi anni dispersi nello spazio, con la possibilità di osservare la terra da un punto di vista privilegiato. Ora siamo tornati e andremo in giro a dire a tutti come la pensiamo!
Alla prossima missione!
El Capitan (e ciurma)

Yesterday (Like the Beatles say) – Preview

Before We Perish – Preview

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