Nothing Outstanding – King of the Opera

Lucia Marzocca Album, Recensioni Lascia un commento

Samuel Katarro, l’alter ego artistico di Alberto Mariotti, cambia forma e con Simone Vassallo e Wassilij Kropotkin dà vita ai King of the Opera. Un nuovo progetto che ci apre le porte con Nothing Outstanding, in uscita a Novembre.
Disco tendenzialmente “bipolare” in cui l’ ubicazione dei pezzi non è sicuramente lasciata al caso.
Al polo nord iniziamo con Fabriciborio: energia ascensionale con sospensione di giudizio; Worried About: “gioviale” e rapida ma sempre attenta a riportare con brevissimi grumi sonori il sapore complessivo del disco; Gd: tè nero fumante, vecchie fotografie, pioggia che si infrange sui vetri di una finestra; The Floating Song ha il sapore di una corsa liberatoria, di quelle corse in cui non senti fatica.
Polo sud, Nothing Outstanding (la titletrack) è una breve passeggiata lamentosa, a tratti psichedelica, in un corridoio dal pavimento non livellato; Heart of Town: energica amarezza composita e ben strutturata, alto potenziale, trasposto nei picchi sonori; Nine Legged Spider è inaspettata, come una sberla a prima mattina, clima da jam session indemoniata, voce sibilante. Con Pure Ash Dream le due anime del disco si dispiegano su una percussione martellante che dura per tutto il pezzo supportando prima note ansiogene, mentre al buio si cerca l’interruttore della luce in una casa di fantasmi. L’interruttore si accende a metà pezzo in una tensione quasi biblica, ascendente e ipnotizzante, con background disturbato. Sottile ri-equilibrio in chiusura con The Halfduck Misery, teatrale e ciondolante.
Sound in continua trasformazione e una voce che non sembra mai la stessa. Parliamoci chiaro, Nothing Outstanding non è un disco da primo ascolto, non puoi ascoltarlo mentre fai la doccia o chatti. Non puoi ascoltarlo una volta e riprenderlo tra un mese. Richiede attenzioni, nei sui sbalzi d’umore, nella sua imprevedibilità, fantasia, complessità.
Accettate la sfida?