E se un mattino ci svegliassimo e i cattivi pensieri fossero di colpo svaniti? Da bambini i mostri sono quelle figure orripilanti create dalle fiabe o dalla fantasia del piccolo. Poi si diventa grandi e i demoni cambiano nome, assumono un aspetto più gentile e magari accattivante. Talune volte hanno forme astratte, altre sono tangibili, ma in ogni caso realistici e insidiosi. Sarebbe bello se tutto scomparisse, in una notte. Mi viene in mente principalmente questo se penso al verbo dissolvere. E le atmosfere di Fade (dissolvenza), ultima fatica degli Yo La Tengo, sono l’esatta armonia che consegue al dissolversi di questi mostri, la pace dei sensi. Il maestoso albero in copertina sembra simboleggiare la genealogia musicale del trio del New Jersey che si è distinto, in quasi trent’anni di onorata carriera, per la versatilità delle proprie composizioni, giungendo così ad affermarsi come uno dei nomi culto dell’indie-rock americano con tredici album all’attivo (Fade incluso). L’ouverture Ohm sembra catapultare l’ascoltatore in una foresta tra alberi ad alto fusto, zanzare e rapaci, durante una giornata afosa. Un pezzo dalle percussioni morbide e tribali, incursioni elettroniche, chitarre acide, clapping e coretti ariosi. Segue Is That Enough col suo tappeto di archi e il gioco di voci tra Kaplan e la moglie Hubley: il risultato è una ballad à la Belle & Sebastian da pic-nic sull’erba a scambiarsi sorrisi ed effusioni. Lo stesso quadretto idialliaco si figura in Well You Better, con la batteria a scandire il ritmo in maniera pressoché costante e il suono festoso delle tastiere, mentre il noise malinconico di Paddle Forward lascia il posto al krautrock à la Neu! (addolcito da un cantato sussurrato) di Stupid Things. Se la purezza potesse essere musicata allora avrebbe la melodia della ninna nanna acustica I’ll Be Around e di Cornelia And Jane, dove la Hubley si muove con dolcezza tra un’elegante sezione di fiati, delicati arpeggi di chitarra e il basso di McNew.
Con Fade gli Yo La tengo riconfermano la maestria e l’estro creativo che li ha caratterizzati in tutti questi anni, regalandoci un disco personale e compatto che affronta tematiche quali l’età che avanza, la morte e i legami emotivi con maturità e serenità. Un album capace di alienare l’ascoltatore dallo stress di tutti i giorni e di condurlo, almeno con l’immaginazione, in quel luogo solitario di cui si parla nei versi finali di Before We Run. Un più che gradito ritorno!
Credits
Label: Matador Records – 2013
Line-up: Ira Kaplan (chitarra, voce) – Georgia Hubley (batteria, voce) – James McNew (basso)
Tracklist:
- Ohm
- Is That Enough
- Well You Better
- Paddle Forward
- Stupid Things
- I’ll Be Around
- Cornelia And Jane
- Two Trains
- The Point Of It
- Before We Run
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