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Mare Tranquillitatis – Santo Niente

Ci sono mari la cui vita sopravvive nonostante l’aridità del bacino che li ospita. E i Santo Niente, dopo quasi vent’anni di silenzio, tornano con un nuovo disco: Mare Tranquillitatis. Alienazione e umanità. Dare un nome che spara l’immaginazione nell’universo, evoca paesaggi lunari deserti e poi, per contro, appiccicare nella copertina del disco due figure che si abbracciano. Il gruppo del contrasto, questo sono i Santo Niente, questo sono stati, lontani da ogni percorso musicale conforme.
Sei brani, 40 minuti di tensioni e distorsioni e nessuna distensione a pareggiare i conti. Il garage lascia spazio all’art rock che rimane meno immediato all’ascolto, anzi, si percepisce come piuttosto ostico. Eppure c’è da immergersi in questo catrame che trascina a fondo per osservare l’acquario di germi che lo popola. Si scivola in questo abisso con
Cristo nel cemento che sfoggia il rock abrasivo dei primi tempi del gruppo. “Sia maledetta la cupidigia radice di ogni male/Sia maledetto il capo mastro/ e la sua famelica ignoranza”: un basso che parla da sé, annuncia lapidarie urla, inquisitorie. Quale America, quale miseria? Non c’è nessuna forma preconfezionata, la canzone perde la sua struttura classica e Palazzo ci artiglia dentro un parlato feroce come uno schiaffo alla realtà. “Le ragazze italiane non vengono da Venere” e si postano su Instagram misurandosi con le apparizioni in tv. Un’elettronica sudante e delirante dal ritmo ossessivo accompagna un ancheggiante puttanaio assimilabile solo a lamenti metallici. È la danza della contorsione dei tempi, narrata in testi dove la noia morde di nichilismo e superficialità. In questo brano si insinua il sax elettrico di Sergio Pomante facendo sì che la distorsione renda più conturbata ogni verità. Prende il via, poi, un viaggio all’interno di una storia notturna di coca e donne nella traccia Un certo tipo di problema. Una nenia barcollante e vibrante ne accompagna i passi. Maria Callas, invece, è un pezzo rivisitato che nasce dalla collaborazione con i Death Mantra for Lazarus. Quella che si trova in questo disco è una versione più benevola, dalle melodie più tondeggianti, dove le chitarre scorrono leggere e solo a tratti appena malinconiche. Di certo nulla a che vedere con le atmosfere inesorabili e cupe della prima versione. È un annodarsi di battiti che incedono Primo sangue che elettronicamente si muove come un filo destinato a sfilacciarsi, verso le sfumature della psichedelia. Sfugge alle definizioni Sabato Samon Rodia che parla, appunto, del decentrato architetto che costruì le Watts Tower di Los Angeles. Un declamare sospeso sopra gli spilli dell’atonalità. Non si può dire che non si prendano sul serio i Santo Niente. Dopo anni di silenzio, tra progetti solisti e direzioni prese senza compromessi, sono tornati in pista con un disco sfuggente, angusto e torbidamente sensuale come pochi altri in circolazione. Buon ascolto.

Credits

Label: Twelve Records-2013

Line-up: Umberto Palazzo (voce, chitarra) – Tonino Bosco (basso) – Federico Sergente (batteria) – Lorenzo Conti (chitarra)

Tracklist:

  1. Cristo nel cemento
  2. Le ragazze italiane
  3. Un certo tipo di problema
  4. Maria Callas
  5. Primo Sangue
  6. Sabato Simon Rodia

Link: Sito ufficiale, Facebook

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