Ci sono momenti che sembrano magici, dove tutto va esattamente come deve andare, riuscendo addirittura ad essere migliore, in questo caso più intenso ed emozionante, di quanto ci si potesse aspettare.
Le premesse ci sono tutte: una location suggestiva come il Castello Scaligero di Villafranca di Verona e una delle band piu interessanti della scena musicale internazionale, gli Arcade Fire, reduci dal successo di quello che per molti è stato il miglior disco del 2013, Reflector.
Le medievali mura merlate del Castello ci accolgono quando i cancelli si sono da poco aperti e pian piano il prato si riempie. Il pubblico che si assiepa sotto il palco è vario ed eterogeneo: si capisce che sarà una festa soltanto guardando i volti delle persone, dei ragazzi, e persino di qualche bambino portato al concerto da più o meno giovani genitori. Alcune ragazze sfoggiano magnifici occhi truccati con colori sgargianti, magliette, abiti e gonne di pajettes: il Reflektor Tour è anche questo, e vive nelle persone quanto sul palco.
Unica nota stonata nell’attesa dell’evento è la minaccia di un temporale: in alto, sulle teste del pubblico ormai pronto, grandi nuvole scure lampeggiano continuamente alzando il livello di adrenalina tra tutti quanti sono ad aspettare ansiosi l’inizio del concerto.
Il sound caraibico e trascinante dei newyorkesi Antibalas è perfetto per prepararci alla band di Win Butler: un funky pieno di ritmo e di vitalità, risultato del migliore meltin-pot musicale, riesce a coinvolgere il pubblico che di lì a poco accoglierà gli Arcade Fire.
Come sempre mentre si attende l’inizio di un concerto, ci si chiede quale sarà la prima canzone e stavolta non ci si può sbagliare. Prima ancora che il live inizi, lo sappiamo, lo sentiamo tutti che ad aprirlo sarà la title track dell’ultimo disco, Reflector appunto. E non poteva esserci inizio migliore. Il ritmo è subito altissimo e non rallenterà praticamente mai in una splendida scaletta che trova l’amalgama ideale tra brani recenti ed altri più datati. Pochissimi i momenti lenti durante tutta l’esibizione, come quando Butler intona un intensissimo estratto di My Body is a cage (rivisitato in una versione dai suoni sintetici).
Il resto è un susseguirsi di ritmo, di colore, di spettacolo e di gioia di vivere. Si balla e si salta sulle note di Rebellion (lies), su Haiti, The surbubs, Ready to Start.
Un potentissimo muro di suono è Joan of Arch, mentre il colore ed il delirio imperano su Here come the night time. Magia e spettacolo puri sia nei continui passaggi ritmici del brano che rallenta e accellera vorticosamente, sia nella fantastica pioggia di coriandoli colorati che ricopre tutti in una esplosione di gioia degna del carnevale di Rio.
La setlist si conclude con Wake up, che con il suo crescendo imponente e coinvolgente ci spoglia da ogni fatica inondandoci con una forza quasi mistica, come in un rituale di purificazione.
Questo degli Arcade Fire è stato un concerto strepitoso, dove la qualità dei brani, dell’esibizione e dello show hanno davvero pochi eguali (forse nessuno). La professionalità dell’allestimento e lo studio di ogni dettaglio sono impossibili da non notare: suono magnifico, luci e palco perfetti, affascinanti proiezioni di immagini e riprese dal vivo, la bellezza di alcune performance studiate ad hoc per diversi brani. Dopo questo concerto, passata la carica di gioia ed energia, ciò che rimane è davvero la consapevolezza di aver assistito allo show di una band fantastica (che per ora riesce a proporsi al suo pubblico anche con un prezzo d’ingresso ai live molto economico rispetto ad altri big della medesima scena musicale).
Siamo stati tutti col naso in su, come bambini, a scrutare il cielo, il palco i coriandoli che volteggiavano su di noi. I lampi hanno illuminato le rosse mura del Castello Scaligero, ma almeno fino alla fine del concerto l’unica cosa che è piovuta sono stati dei piccoli e bellissimi pezzetti di carta che il giorno dopo, appena svegli, abbiamo ritrovato sul cuscino a creare un immaginifico ponte tra il sogno e la realtà: mai così vicini, mai così elettrizzanti.
In collaborazione con Emanuele Gessi.
Tutte le foto sono di Francesco Prandoni, estratte dalla pagina Facebook di VivoConcerti