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Onirici e esterofili più che mai: intervista a Enzo Moretto (A Toys Orchestra)

intervista_atoysorchestra_IMG1_201411Eclettici, sintetici e un po’ ermetici: ecco gli A Toys Orchestra. La copertina del loro sesto disco Butterfly Effect esplode in colori sgargianti su sfondo nero dando vita ad una fusione ben riuscita tra l’algido e il viscerale, il ritmo e la melodia, così come si manifesta la loro musica.
Losthighways li ha incontrati ed ecco svelati, in questa intervista, alcuni retroscena del loro ultimo lavoro.

Avete scelto Berlino come città in cui produrre il vostro sesto album e avete affidato la resa dei brani a Jeremy Glover che lavora anche con i Liars. Secondo voi la scelta del luogo di produzione da una qualche impronta al lavoro finale? Del resto Berlino è la considerata la capitale europea dell’elettronica, qualcosa vorrà dire?
Certo. Sebbene le mura di uno studio possano spersonalizzare il luogo in cui ci si trova, è davvero difficile non percepire una città come Berlino. Complice anche il fatto che la realizzazione del disco ha richiesto una permanenza lunga sul posto. Io ad esempio sono rimasto lì per ben due mesi. Cosa che mi ha concesso di assorbire le energie della città, di poterla vivere come casa temporanea e quindi di metabolizzarla. I dischi sono come il vino… risentono dell’ambiente in cui fermentano. Direi quindi che sia Jeremy che Berlino hanno contribuito a plasmarne il “gusto”.

E’ lampante quanto il vostro nuovo lavoro ammicchi agli anni Ottanta: quali sono stati i principali ispiratori per Butterfly Effect?
Se ti dicessi che di anni ’80 non sono poi così ferrato, ci crederesti? Ovviamente conosco l’epoca, i suoi esponenti e le peculiarità artistiche del periodo… ma se ti dicessi che ne sono un cultore esperto, starei mentendo. Ad ogni modo, con Butterfly Effect abbiamo provato a creare un connubio tra la marzialità del suono sintetico e il calore di una sezione ritmica che fosse più fulgida e presente, dando infine più risalto ai cantati. Per certi versi questa formula riconduce ad alcune caratteristiche proprie di quell’epoca, ma non è mai stato veramente ponderato in tal senso.

Il disco è costellato da ritmiche variegate mescolate in un pop rock molto con una vicinanza ad una certa new wave, ed in tutto ciò i sintetizzatori ne risultano i protagonisti. Siete soddisfatti del risultato ottenuto?
intervista_atoysorchestra_IMG2_201410Devo dire che siamo molto contenti del risultato finale. Volevamo che questo disco denotasse uno scarto notevole rispetto ai precedenti. Abbiamo mantenuto le caratteristiche di scrittura ma abbiamo mutato la forma. I sintetizzatori sono parte dei Toys sin da quando esistono, solo che in questo disco abbiamo deciso che avessero un ruolo di maggior risalto rispetto al passato. Tutto però è stato sempre rigorosamente suonato. Il rischio con le macchine è di trasmettere una certa freddezza… cosa che non ci è mai appartenuta. Suonando però ogni singola nota questo aspetto si smorza, anzi aggiunge un tipo di pathos alle canzoni che è estremamente ficcante e trasversale.

Qual è stato un “effetto della farfalla” nella vostra carriera o nella vostra vita personale? Un evento apparentemente insignificante che ha cambiato qualcosa nella vostra storia…
C’è una storia bizzarra che probabilmente ha influito tanto sul nostro destino. Sul finire degli anni ’90 vivevo a Milano e stavo realizzando i primi demo di quelli che sarebbero diventati gli …A Toys Orchestra. Tutto era molto diverso rispetto ad oggi, il mondo era molto più “analogico” dunque anche consegnare una cassettina demo porta a porta alle etichette discografiche aveva il suo senso. Cosa impensabile oggi. Fatto sta che mi recai alla sede della Fridge Records, consegnai loro la mia cassettina con tanto di copertina disegnata a mano. Particolare fondamentale fu che dimenticai di lasciare scritto o detto ogni tipo di recapito a cui contattarmi. Lasciai passare qualche giorno e poi feci la classica telefonata (anche questo impensabile farlo oggi) in cui chiedevo se avessero ascoltato il demo. Mi fu detto che, nonostante avessero una gran mole di altra roba da vagliare prima di noi, erano rimasti troppi incuriositi dal fatto che qualcuno avesse lasciato loro una cassettina senza alcun recapito a cui riferirsi, e che quindi l’avevano ascoltata subito. Qualche giorno dopo firmai il contratto per il primo disco dei Toys. Quel gesto sbadato è valso l’inizio di una carriera. Se è non è “butterfly effect” questo!

Qual è l’apporto musicale che dà al vostro quartetto il polistrumentista Julian Barrett?
Julian è un polistrumentista dalle grandi doti creative e performative. Siamo amici da tempo e quando ho iniziato a scrivere questo disco lui spesso era ospite a casa mia. Questo ha fatto sì che più volte suonassimo insieme quasi per gioco… la cosa è diventata subito molto interessante. Abbiamo quindi cominciato a provare insieme e subito si è inserito bene nella band. Dunque la scelta di volerlo con noi anche in studio. Oggi è sul palco ed è a tutti gli effetti il quinto “giocattolo”.

Una produzione “internazionale”, quale effetto pensate che avrà nell’ambiente italiano? Questi sforzi saranno “capiti” e ripagati nella nostra Penisola? Oppure state guardando all’estero anche per tour e distribuzione dei dischi?
Sinceramente non mi sono mai posto il quesito se certi sforzi venissero capiti o meno. Mi spiego meglio, non è un atteggiamento menefreghista il mio/nostro, ma non vedo dove possa essere il problema. Tanto alla fine i Toys sono sempre stati un gruppo che di “italiano” ha avuto ben poco, e siamo sempre stati accettati come tali. Anche questo non credo venga percepito come mera esterofilia scimmiottesca ma piuttosto come un tentativo di proporsi come realtà europea, cosa che da tempo ci spinge a lavorare anche fuori dai nostri confini. I Toys non sono e non saranno mai un progetto ghettizzato sotto nessun aspetto. Sono anni che il pubblico ci supporta per quello che siamo e credo che la nostra purezza di intenti venga recepita positivamente.

intervista_atoysorchestra_IMG3_201410La vostra playlist: rendeteci partecipi dei brani che popolano i vostri giorni… Cinque brani altrui che consigliate ai nostri lettori anche per capire meglio quali vostri ascolti possono avervi portato al nuovo Butterfly Effect.
Trentemoller – Even Though you’re with another Girl, Tuxedo Moon – In a Manner of Speaking, Nick Cave – Into my Arms, Portishead – Undenied, Sparklehorse – Homecoming Queen.

Playlist – Spotify

Always I’m wrong – video

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