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Da quei palpiti un po’ scuri: intervista a Paolo Spaccamonti

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È di Torino Paolo Spaccamonti, città divisa tra un’antica aurea mistica e un contemporaneo pullulare musicale. Chitarrista e compositore, ha portato avanti diverse collaborazioni, reading e sonorizzazioni di film. Pubblica Rumors nel 2015, affascinando tutti con la sua sottile e delirante sperimentazione dalle tonalità scure. Nel 2016 prende vita I Cormorani, colonna sonora dell’omonimo film di Fabio Bobbio, composto insieme al trombettista Ramon Moro. Lo abbiamo incontrato per parlare un po’ della sua musica e di ciò che circonda il suo microcosmo. (Foto 1 di Gabriele Daccardi, foto 2 di Vittorio Catti).

Come sei arrivato a fare musica?
La musica è la mia vita e la mia ossessione, mi ha sempre attratto salvandomi in più occasioni. Imbracciare una chitarra è stata quindi un’inevitabile conseguenza, non avevo scelta.

Il tuo disco a cui sei più affezionato?
Ad oggi Rumors è di sicuro il mio lavoro più riuscito, ma Undici pezzi facili è forse quello a cui sono più legato. Rappresenta l’inizio del mio percorso solista, è stato concepito e registrato in condizioni folli e discontinue ma nonostante questo lo reputo un ottimo esordio. Non avevo davvero idea di come gestirlo, della direzione da seguire… un vero e proprio salto nel buio.

Quanto il luogo in cui vivi influenza la composizione musicale?
Moltissimo.

Il luogo e lo stato d’animo ideali per comporre esistono?
Mi sono trovato a comporre nei luoghi più impensabili ma non saprei individuarne di ideali. Ci sono altri dettagli che reputo decisivi, come lo stare da solo… le distrazioni esterne, seppur minime, mi disturbano sempre. E poi certo, lo stato d’animo influisce parecchio: se sono troppo triste o troppo felice non riesco a concludere nulla.

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Cosa significa fare ricerca musicale?
Non ne ho idea ma mi pare una definizione efficace e di gran lunga più interessante di “sperimentatore” che non sopportavo più! Scherzi a parte, nel mio piccolo cerco di ascoltare ogni giorno tanta musica, di varia natura ed estrazione. Mi piace mescolare i dischi , interiorizzarli fino a renderli “miei” o perlomeno qualcosa che appartenga al mio linguaggio. Forse questa può essere definita ricerca.

Cosa ti piace di più di un live?
L’adrenalina e la sua unicità, il fatto che non sarà mai uguale al successivo o al precedente. Troppi elementi cambiano, dall’acustica del locale al pubblico, all’umore del momento. Suonare dal vivo è come fermare il tempo: in quell’istante ci sei solo tu con la tua musica, il resto non ha (più) importanza.

Un drink dedicato a… una tua ultima, grande soddisfazione professionale/personale.
Martini cocktail. Tanto per cominciare non contiene Martini ma gin (e questo dettaglio trovo sia fantastico) e poi è davvero un signor drink. Va però maneggiato con attenzione… è devastante. Molto indicato anche per gestire grandi insoddisfazioni professionali/personali.

I Cormorani. Come nasce l’idea di musicare un film?
L’idea è nata dal regista Fabio Bobbio. Conosceva molto bene sia me che Ramon Moro e così ci ha proposto di musicare insieme il suo esordio alla regia. Abbiamo accettato ed è stato bellissimo. Ci auguriamo che sia solo l’inizio.

Un musicista italiano/straniero con cui vorresti collaborare.
Alessandro “Asso” Stefana e Colin Stetson.

I Cormorani – streaming

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