Con una ciurma in gran parte rinnovata, più numerosa e variegata per età e provenienza dei componenti, Capitan Capitone, al secolo Daniele Sepe, torna con un nuovo capitolo delle sue avventure marinaresche, approdando sulla spiaggia di Miseno con un bottino di note e armonie giocosamente depredate in tutti i mari del mondo. Un leader, come i grandi direttori d’orchestra jazz, ma non una primadonna, al punto da non figurare neppure nei lunghissimi e dettagliati credits di questa nuova Brigada Internazionale, una masnada scanzonata e variopinta che dichiara guerra alla guerra e per questo sceglie la via del mare, simbolo di libertà, apertura e comunicazione. Ed è infatti pacifica la Marcia di Brancaleone, omaggio al cinema di Monicelli, da sempre nell’ampio ventaglio di riferimenti e citazioni di Sepe, che ha già affrontato in Nia Maro (2004) il tema, scritto da Carlo Rustichelli, del più velleitario e coraggioso, pomposo e impavido dei condottieri italici, emblema, ancora oggi di straordinaria attualità, di un paese che aspira ad una gloria impossibile, un riscatto tutto esteriore che fa talvolta dimenticare il proprio stesso valore. Così l’armata si trasforma in ciurma del Capitone puntando dritta alle coste del Brasile dove la tradizionale Peixinhos do mar, pure affrontata da Sepe nello storico Spiritus Mundi (1995), diventa occasione per spiegare in forma di fiaba il capitalismo ai bambini, ai quali è infatti affidato il coro di Cazzimmao (Pesciolini & Pesci a brodo), nonché dedicato l’album (sebbene non sia sempre adatto ad orecchie “innocenti”), offrendo una inedita chiave di lettura nell’opera del musicista partenopeo, che aggiunge speranza alla dissacrante critica del presente. Ma quelle in cui naviga il Capitone sono spesso acque del tempo, dove riverbera l’eco di avventure distanti, provenienti da epoche remote o dimenticate. Tra queste l’incredibile storia dell’avventuriero Paolo Avitabile, sottufficiale di Gioacchino Murat poi di Ferdinando di Borbone, passato come mercenario al servizio dello scià di Persia e in seguito del maharaja Ranjit Singh, per il quale diventa governatore di Peshawar, seminando il panico in Afghanistan, dove il nome Abu Tabela è ancora oggi uno spauracchio per bambini. La parabola dell’avventuriero, che si conclude nella natia Agerola, è narrata dal rap sinusoidale di Shaone danzando su ritmi mediorientali, dall’Eufrate al Gange, ma offre anche una divertente parodia degli Almamegretta di Figli di Annibale. Col Bailecito Trasteverino gli stornelli romani si perdono tra le vette andine grazie alla voce vibrante, dolce e potente di Lavinia Mancusi, il cui sapore antico pare uscito da una pittoresca veduta capitolina. A Fabio Celenza tocca invece interpretare il ruolo del piacione nel sequel di Spritz e rivoluzione. Stavolta le mire edonistiche non sono neppure celate sotto improbabili ambizioni culturali e il nostro è ormai diventato un Corpo morto, annegato inconsapevolmente nell’alcool, al ritmo funky di Frank Zappa, esplicitamente citato in quei bizzarri passaggi dello xilofono suonato da Raffaele Di Fenza, con assurdi cambi di registro che specie in quello basso richiamano analoghe prove di Elio e le Storie Tese. La stessa irriverenza stravolge un’antica canzone della pirateria francese, Le grand Courier, già eseguita con approccio filologico in Jurnateri (2001), con chitarre distorte e riff che in certi momenti avvicinano Marenare quasi ai Doors di Roadhouse blues, chiudendo con grintosa citazione di Voodoo Chile di Hendrix. Non a caso il blues si affaccia prepotente con Mario Insenga, veterano della ciurma, che in Chesta è ‘a vita mia affronta la malasorte col suo timbro brillo e irriverente, in una serie divertente di vorrei ma non posso, talvolta anche sessisti, come sovente accade in un genere, nato nelle piantagioni di cotone, i cui autori avevano ben altri problemi (‘na vota ce sta ‘na femmena / ma nun ce sta ‘na lira / n’ata vota sto a denare / ma nun ce sta ‘na femmena). Ma l’album è un caleidoscopio e dalle bettole si passa ai teatri di corte dove risuonano melodie soavi come il minuetto di Boccherini, nel riadattamento di un originale del cantautore portoghese Vitorino, che diventa Se tu sei il mio vero amore per la voce precisa di Mimì Caravano dei Neri per caso e i cori giovanissimi Voci bianche di Pescasseroli e Scalzabanda. L’esistenza di una corte ci ricorda però l’esistenza di ricchezza e disuguaglianze, ed ecco che (introdotto dal monaco Alberto Sordi che inveisce contro il popolo nel film di Luigi Magni Nell’anno del Signore) il ritmo tropicale di Lapo & Gonzalo offre, anche grazie alle steel drums di Maurizio Capone, un gustoso accompagnamento alla verve incontenibile di Aldo Laurenza, che racconta senza peli sulla lingua (forse solo una lieve zeppola che lo rende ancor più simpatico) la storia di due gabbiani che vivono dei rifiuti dei quartieri in cui sono nati: uno ricco e l’altro povero. Ancora una fiaba, metafora del capitalismo e della differente percezione che esso produce in base al censo tra la sopravvivenza quotidiana e le problematiche “alte” che riguardano, almeno dovrebbero, l’intera umanità (“sono preoccupato per il buco dell’ozono / beato a te je sto preoccupato p’o buco d’o culo“). Il successo riscosso qualche anno fa nei vicoli di Napoli dal brano Obsession degli Aventura la diceva lunga su un fenomeno trasversale della musica popolare contemporanea, dal latino americano ai neo-melodici. Per questa via, con la complicità di Cristian Vollaro, il trash sudamericano/partenopeo, qui ben suonato e farcito di citazioni da Morricone (questa è un po’ tamarra, ma efficacemente canzonatoria verso le forze dell’ordine) a Edvard Grieg, diventa con ‘O guardio un linguaggio adeguato ad affrontare con ironia rispettosa la storia controversa del diciassettenne Davide Bifulco, ucciso da un colpo di pistola esploso da un carabiniere dopo che non si era fermato all’alt intimatogli. La tensione si alleggerisce con la festosa Uagliùn & Uagliòle, che riadatta assieme ai Patrios e al tapan di Luca Cioffi un tradizionale testo molisano al ritmo dispari della Valjia. E trasportati tutta la notte da questa antica danza albanese finiamo nel mezzo di un campo Rom che si risveglia di primo mattino, accolti dagli Zingari di ‘O Rom che senza nascondere le proprie magagne rivendicano il loro diritto a esistere, ricordando il contributo di personalità dato al mondo della cultura, in una sorta di risposta gitana alla Black man di Stevie Wonder. Tutto si placa. Nel silenzio assorto di Ondas do mar de Vigo la voce pura della jazzista Emilia Zamuner segna il vertice lirico dell’album in un canto portoghese del XIII secolo, forse di Martim Codax, ancora una volta dal sapore antico e visionario, come un solenne poema epico declamato in solitudine da un’assolata loggia di pietra, affacciata sulla vastità silenziosa dell’oceano. Una nobildonna di una corte medievale, che celando la sua malinconia si unisce alla festa di Chominciamento di gioia, tarantella trecentesca che innesca una sequenza magica che richiama felicemente l’album Kronomakia (2008) registrato assieme all’Ensemble Micrologus, nonché gli episodi medievali di Vite Perdite (1993). Contraltare dell’epopea di Avitabile, Il trombettiere di Custer narra la storia di un trombettiere di Sala Consilina finito sul campo di Little Big Horn dove fu annientato il 7° Cavalleggeri del generale Custer, vittoria amara giacché segnò la perdita delle Black Hills da parte del popolo di Toro Seduto, costretto a riparare in Canada per evitare la rappresaglia yankee. Così il tema di Oh Susanna si trasforma in una invocazione a Sant’Anna, in una divertente cavalcata, mash-up di country tarantella e tamburini alla Piccolo, grande uomo. E dopo la sanguinosa battaglia si torna al presente e all’impossibile amore di Romeo & Giulietta 2.0, non più contrastati dalle proprie famiglie, bensì vittime del vuoto che rischia di prevalere in quest’era digitale in cui avere tutto a portata di clic può azzerare i sentimenti e imprigionarci in una macchina senz’anima. Per questo la cupa elettronica lascia il campo in Core ‘e pappavalle ad un sentito omaggio al Brasile di Pixinguina e Hermeto Pascoal, e subito il pensiero corre a Bud Spencer che balla controvoglia con la bruttina della festa, mentre aspettano di suonarle al boss in Altrimenti ci arrabbiamo (1974). Un piano delicato come Satie, brioso come il rag-time, variopinto come Gershwin, in definitiva come solo Bollani potrebbe suonare, fa da colonna sonora immaginifica, ritmica e onomatopeica, alla favola di Dino pesciolino fino, recitata con enfasi misurata e multiforme teatralità da Valentina Cenni, in dialogo con un fanciullo indisponente e il protagonista, interpretato dallo stesso Bollani.
Ed è qui giusto concludere con le parole dell’autore: “Sono la nostra speranza i più piccoli, sono quelli che dovranno salvarci, quelli che dovranno riparare i nostri errori e portare più in là quello che parte di noi ha fatto di buono. Evitare lo Spritz e imbracciare un libro“
Credits
Label: MVM – 2020
Line-up: Daniele Sepe (voce, sax e tutto il resto) – Emilia Zamuner (voce) – Simona Boo (voce) – Valentina Cenni (voce) – Federica Leva (voce) – Lavinia Mancusi (voce) – Salvatore Sabba Lampitelli (voce) – Mimí Caravano (voce) – Marcello Coleman (voce) – Carmine D’Aniello (voce) – Cristian Vollaro (voce) – Stefano Bollani (voce, pianoforte) – Paolo Romano “Shaone” (voce) – Aldo “Aldolà” Laurenza (voce) – Maurizio Capone (voce, steel drums) – Mario Insenga (voce, batteria) – Dario Sansone (voce) – Enzo Savastano (voce) – Antonello Iannotta (voce, fischio, tamburello, tamburi a cornice, congas, cucchiai, percussioni sfuse) – Massimo Ferrante (voce) – Carmine D’Aniello (voce) – Alessandro De Carolis (flauti dolci, ottavino) – Roberto Lagoa quena) – Stefano Bartoli (clarinetto, clarinetto a 5 chiavi del 1820) – Luciano Nini (clarinetto, clarinetto basso) – Antonello Capone (fagotto) – Pietro Santangelo (sax alto e tenore) – Domenico Augusto (sax soprano) – Raffaele Tiseo (viella, ribeca, violino) – Peppe Frana (robab, oud, citola) – Renata Frana (dilruba) – Alessandro D’ Alessandro (organetto) – Franco Giacoia (chitarra, chitarra 12 corde, chitarra elettrica) – Gennaro Porcelli (chitarra elettrica) – Edoardo Catemario (chitarra classica) – Roman Gomez (chitarra) – Andrea Marchesino (chitarra, ukulele, cavaquinho, chitarra a 7 corde) – Roberto Trenca chitarra, charango, bombo) – Carmine Guarracino (chitarra) – Alessandro Coletta (chitarra, chitarra elettrica) – Gianluca Capurro (voce, chitarra elettrica) – Erasmo Petringa (mandola, mandoloncello, violoncello, violino) – Michelangelo Bencivenga (banjo) – Gianluca Rovinello (arpa celtica) – Luca Casbarro (voce, zampogna, fisarmonica) – Nino Conte (fisarmonica) – Massimo Marcer (tromba) – Gianfranco Campagnoli tromba) – Riccardo Pittau (tromba, flicorno tenore, baritono, bassotuba) – Roberto Schiano (trombone) – Alessandro Tedesco (trombone) – Nico Casu (corno naturale) – Pippo Petrillo (bassotuba) – Francesco Balassone (beat trap & reggaeton) – Andrea Lamacchia (Contrabasso) – Gigi De Rienzo (basso elettrico) – Davide Costagliola (basso elettrico) – Mauro Romano (basso elettrico) – Roberto Caccavale (basso elettrico) – Raffaele Di Fenza (marimba, xilofono, glocken, vibrafono) – Piero De Asmundis (piano a muro) – Tommy De Paola (Hammond, clavinet) – Roberto Bastos (voce, surdo, repenique, tumbao, zanza, percussioni brasiliane) – Luca Cioffi (tapan, darbouka) – Fabio (Malfi batteria) – Paolo Forlini (batteria) – Antonio Esposito (batteria) – Fabrizio Musto (batteria)
Coro “Decima Sinfonia” di Pescasseroli
Direttore: Anna Tranquilla Neri; Soprani: Nicla Filancia – Marilena Morisi – Marianna Del Principe – Nadia Strinati – Marisa Rufo – Anna Tranquilla Vitale; Contralti: Gianna Petrella – Angela Ursitti – Sara Di Pirro – Maria Luisa Di Pirro; Tenori: Settimio Morisi – Emanuele Trella – Ezechia Trella – Domenico Pandolfi – Fausto Leone – Rolando Neri; Bassi: Nunzio Morisi – Daniele Morisi – Settimio Francesco Colasante – Alberto Leone – Stefano Colasante – Armando Vitale – Giuliano Gentile
Coro di voci bianche – Istituto Comprensivo Benedetto Croce di Pescasseroli
Christian Cosentino – Arturo D’Addezio – Tranquilla Di Pirro Decina – Gabriele De Dominicis – Alisia Di Vito – Nunzio Finamore – Casian Crisstian Manolachioiaia – Anastasia Morisi – Francesco Neri – Carmine Notarantonio – Vittoria Saltarelli – Ettore Santangelo – Chiara Trella – Maria Antonietta Boccia – Mario D’addezio – Lorenzo La Cesa – Marzia Laudazi – Giada Morisi – Carmen Pistilli – Luca Ricci – Gianluca Borsa – Francesco Gabriele Gentile – Edoardo De Dominicis – Daniel Stufani – Ginevra Ursitti – Emma Elisa D’Addario – Aurora D’Addezio – Alice Gentile – Caterina Gentile – Diletta Gentile – Adele Maria Neri – Beatrice Rosa – Cristiana Trella – Marika Valente – Finamore Martina – Angela Parmigiano – Marika Stufani – Costanza Trella
Coro dei bambini della Scalzabanda
Yuri Rocco – Elio Amendola – Adriano Moscarelli – Alessandro Scalfati – Andrea Saracino – Sofia Saracino – Elaine Anne Govoni – Eric Carl Govoni – Laura D’Alessandro – Claudia D’Alessandro – Marinella Picone – Franco Picone – Giacomo Iudicone – Francesco Fiore – Dafne Miletti – Lara Libera Coppola – Ulia Alfano – Anita Manna – Menuar Gheboub – Nina Aiello Khun
Preparatori musicali: Roberta Andalo’, Francesco Paolo Manna; chitarra: Madu Mahawaduge; Bambina aggiunta di stramacchio Marta Della Volpe
Tracklist:
- Marcia di Brancaleone
- Cazzimmao (Pesciolini & Pesci a brodo)
- Abu Tabela
- Bailecito Trasteverino
- Il corpo morto
- Marenare
- Chesta è ‘a vita mia
- Se tu sei il mio vero amore
- Lapo & Gonzalo
- ‘O guardio 3’20”
- Uagliùn & Uagliòle
- Zingari
- Ondas do mar de Vigo
- Chominciamento di gioia
- Il trombettiere di Custer
- Romeo & Giulietta 2.0
- Core ‘e pappavalle
- Dino pesciolino fino
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