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Internal Travels – Gravenhurst

gravenhurstLa bellezza insita nel fluire di melodie che attanagliano, prima si immergono a fondo tra le distese desertiche dei sentimenti, tanto ampie quanto celate al futile residuo delle potenzialità comuni, per poi stenderti, sorpreso indifendibile, vulnerabile ed inerme. Sentire il tremore, sulla pelle o sotto di essa, svelare l’armonia che sostiene l’essenza delle singole note, vibrazioni che partono forte per poi rallentare pian piano perdendosi nella dissolvenza di un’evocazione di sogno che lentamente, con grazia, diventa cristallina, accompagnata dal suono delle dita a contatto col metallo nudo delle corde. Quello che puoi ascoltare nel languore delle notti solitarie, passate in compagnia dell’effimero silenzio che insegna ad ascoltare. Ritrovarsi in solitudine per intraprendere uno dei tanti viaggi interni che un’anima sensibile sente il bisogno incontrastato di percorrere; circoscrivere le sensazioni, racchiudere l’infinità tra le sei corde di una chitarra acustica e le suggestioni di una voce esile e precaria, dolce e sofferente, effige dell’intimità recondita. Internal Travels è il primo disco per l’inglese Nick Talbot che dal 1997 è sinonimo di Gravenhurst; dieci brani che col passare degli anni tendono ad essere accantonati, declassati rispetto alle prove di maggior maturità per una label importante quale la Warp, complice anche l’uscita dal catalogo, rimanendo cimelio per collezionisti e ricercatori di gemme preziose. Quella bellezza mostrata con pochi mezzi. La sua voce e la sua chitarra acustica suonata con un ammaliante e serafico fingerpicking, a mostrare il talento che c’è a prescindere da tutto e tutti, il saper scrivere brani stupendi saturi di celestiali e scarne armonie. La tendenza cantautorale domina accompagnata di tanto in tanto da quella shoegaze che l’immersione e l’adolescenza in un luogo come Bristol inevitabilmente portano con se; così effetti di chitarra posano i loro caldi colori dal sapore di archi dolcemente sulle armonie di base, dilatano spesso le atmosfere, le ritardano, le rendono tremolanti; irradiano e non invadono, ponendosi come sottofondo trascinante e debordante. Il tutto impreziosito solo di tanto in tanto, ora dalle fiabesche e aleggianti note da carillon battute sullo xilofono nella strumentale A Call to Arms o In Your Room, ora da una batteria minimale e dai fiati caldi, solenni e commoventi della conclusiva Meet the Family. Sensazioni che nuotano leggere nel profondo delle acque dei grandi mari, lambendo quelle terre che diventeranno imponenti montagne, lasciandosi trasportare dalle correnti, silenti, diventando ghiaccio che freddo si scioglie tra acque nere, rendendole pure. Disponibile ad oggi nella sola versione in download, per Internal Travels urge assolutamente ristampa. Per assaporare ancora la bellezza della musica pura e fisica, non in quanto entità astratta (ed estratta) da un file.

Credits

Label: Silent Age Records – 2001

Line-up: Suonato e prodotto interamente da Nick Talbot

Tracklist:

  1. Ice on Black Water
  2. Tha High Seas
  3. In Your Room
  4. St. Vincent Rock
  5. The Silent Age
  6. A Call to Arms
  7. Mountain
  8. Song of the Summoning
  9. Song for Luke
  10. Meet the Family

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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