Un bicchiere di buon vino, rosso, fermo, dal retrogusto deciso, di tabacco e libri invecchiati. Non qualcosa che disseti, ma che lasci al gusto e all’olfatto il desiderio di volerne ancora. Nettare che al primo assaggio può non piacere, può non essere capito nella sua semplice eleganza, l’eleganza delle cose essenziali. Poi viene la voglia di averne ancora, di mettersi in poltrona e lasciare che i sensi vadano alla deriva, guidati dall’inventiva dei tenui contrasti, dalla malinconia dei buoni sapori.
C’è poesia in questo disco, ci sono parole scritte bene, c’è il racconto e il silenzio necessario alla riflessione, al ricordo, al sorriso: il sorriso amaro della memoria, il sorriso divertito della consapevolezza. C’è melodia, sempre, ora celatamente, ora sfacciatamente. Parole e musica si fondono sino a confondersi, a confondere il gusto per la narrazione con l’urgenza del suono.Fuochi fatui d’artificio non dice del sogno, non indica altrove: è qui, è adesso, dove gli spettri tornano per essere ascoltati, trascritti, messi a memoria.
E’ dell’ora, dell’adesso, l’aspirazione all’altro da qui, il desiderio di riuscire ad alzarsi in piedi e andare via (concentrando l’energia, come Uri Geller… “la mente che piegava i cucchiaini”), magari tornando, a piedi scalzi, ad un quando che ci assomigli di più, ai giorni migliori del C64, i giorni delle attese ancora in potenza, delle cose che hanno da venire; ai giorni della scoperta, della lotta contro, lotta Per la libertà, “libertà tutta e subito”, trascritti con l’ironia che solo il senno di poi permette di cogliere; ai giorni della terra, delle “Formiche sulle gambe i grilli sulla testa”, “la vita acerba che muove dall’erba e va su”, a concedersi il tempo di meditare sulla disarmante disarmonia fra il sé e la realtà che lo circonda.
E’ qui, è adesso, l’urgenza del Dispetto, dello spettro dentro, che non uccide ma scava, tintinna, irrompe, lasciando un monito, lanciando un avvertimento. E quando è d’amore che si parla, non si parla solo di un letto, d’abitudine, della tenerezza che diviene tormento: si parla della speranza per un futuro migliore quando viene tradita, di un posto che si credeva bello per viverci e che invece si finisce per dimenticare (L’anno dello scambio culturale Italia-DDR).
E’ oggi, è da qui che una linea sottile, cupa e significante può essere tracciata tra l’antico e il moderno, tra il servo cantore di Alessandro Magno, primo re del petrolio, ed Enrico Mattei, entrambi spettri della sete, La sete delle anime.
E no, non è altrove che si aprono le danze, non c’è mittente cui rispedire il pacco: la festa si consuma qui, tra cocci e martiri, nel regno del pane e del circo, sotto lo scettro del Re Cocomero, degli abusi e del caos, delle brave persone perdute, delle stelle tutte “splendenti eppure speri in quelle cadenti”, dei malintesi, dei misteri irrisolti (Dopo la festa), degli imprevisti e dell’imprevedibile (Onda), “mentre scoppiano in cielo fuochi fatui d’artificio”. Non c’è riposo se la memoria scava, non c’è pace, almeno fino a che non si decida di farne la migliore compagna possibile (Insonnia).
In perfetto equilibrio, le parole e la voce di Simone Lenzi, le chitarre di Antonio Bardi e Marco Casini, le tastiere di Giulio Pomponi compongono armonie mature sapientemente sostenute dall’accuratezza della ritmica scandita da Daniele Catalucci (basso, contrabbasso) e Valerio Griselli (batteria).
I Virginiana Miller ci regalano un manoscritto di rock d’autore senza sbavature, da trattenere all’ascolto, alla memoria, come il rumore di fondo delle onde.
Credits
Label: RadioFandango/EDEL – 2006
Line-up: Simone Lenzi (voce, chitarra acustica) – Marco Casini e Antonio bardi (chitarre) – Giulio Pomponi (tastiere) – Daniele Catalucci( basso, contrabbasso) – Valerio Griselli (batteria)
Tracklist:
- Uri Geller
- C64
- Per la libertà
- Formiche
- Dispetto
- L’anno dello scambio culturale Italia – DDR
- La sete delle anime
- Re Cocomero
- Dopo la festa
- Onda
- Insonnia
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Ho letto le tue parole, poi le ho lette di nuovo…mi sono sempre sentita accompagnare, verso la musica e un buon bicchiere di rosso, verso una comoda poltrona in cui sorseggiare lentamente la bellezza, nel cui abbraccio lasciar scorrere il calore.