“Emozioni fortissime. Musiche appaganti e colpi di scena. Sono bravissimi!” è la frase che campeggia su numerosi manifesti a Napoli tre giorni prima dell’evento in questione: l’esibizione di Elio e le Storie Tese, gratis, a Piazza Dante, nell’ambito della festa organizzata dal movimento “Sinistra Unita”. Ad una pubblicità del genere, che promette meraviglie, non si può certo restare indifferenti, e infatti la piazza è gremita e continua ad affollarsi man mano che l’ora X si avvicina: alla fine si conteranno circa settemila persone, tra fans irriducibili che cantano ogni parola di ogni canzone, gente accorsa con l’unico intento di pogare e far casino e chi vuole semplicemente divertirsi con una delle formazioni più irriverenti, geniali e musicalmente preparate del panorama nostrano.
Quello a cui assistiamo non è solo un concerto, ma uno spettacolo vero e proprio che intrattiene il pubblico per ben due ore.
Arriviamo con mezz’ora di anticipo. L’attesa, già abbastanza snervante, è resa ancor più insopportabile da una serie di nenie con cui il gruppo ama spesso deliziare i presenti (si tratta di un cd con incisi dei provini registrati da alcuni sconosciuti all’RCA negli anni settanta, assolutamente inascoltabili) forse per mettere in atto una specie di selezione naturale della platea. Finalmente sono le 21:45 ed il simpatico complessino fa il suo ingresso sul palco in gran spolvero. Elio, da bravo capo scout, come indica il suo abbigliamento, si scusa per il ritardo, spiegando che era accampato dentro il Vesuvio, e presenta il resto del gruppo: al basso Faso in perfetta tenuta discodance anni ’70; alle tastiere Rocco Tanica che, già Carambola e il nuovo Boosta in tempi non sospetti, per l’occasione è Clayderman Viganò, musicista di Buguggiate, sessantenne ed in pensione, che solo per caso si trova a dare il suo contributo alla serata, essendo stato incontrato poco prima per strada da Elio; alla batteria l’extracomunitario svizzero Christian Meyer che, per non sentirsi troppo lontano dalla sua terra, ne reca con sé alcuni pezzi simbolici, molto visibili perché fuori scala, ovvero il coltellino svizzero, il cioccolato svizzero e l’immancabile campanaccio; alla chitarra elettrica, vestito da metallaro borchiatissimo, Cesareo, che come sempre ha sfoggiato lo strumento prodotto a suo nome da una nota marca giapponese. Come fa notare Elio, però, l’emozione più grande della serata è data sicuramente dalla presenza del tastierista misterioso, la cui identità è celata da una lunga e inquietante tunica nera con cappuccio interamente calato in viso. Dopo l’accurata presentazione della formazione tutta, si parte con uno dei classici del gruppo, il roccheggiante John Holmes (una vita per il cinema), vero e proprio inno alla memoria di un GRANDE artista. Il rock la fa da padrone anche nel secondo pezzo, lo scatenato Cassonetto differenziato (per il frutto del peccato), per poi lasciar spazio al mondo delle fiabe con Il vitello dai piedi di balsa e Il vitello dai piedi di balsa reprise, brani che vengono danzati dall’artista completo Mangoni con estremo trasporto su coreografia della povera Agata della trasmissione Amici la quale, come ricorda un commosso ed amareggiato Elio, non ha vinto solo perché ha i piedi troppo grandi. Il cantante è talmente indignato che tornerà su questo punto più volte nel corso della serata, così come sul ringraziamento a Fiorella Mannoia la cui rinuncia dell’ultimo momento alla manifestazione ha reso possibile il concerto della band. Ma nonostante la rabbia, condivisa dal pubblico, per l’ingiustizia subita da una ballerina che “adesso potrebbe esibirsi nei migliori programmi tv, come Ciao Darwin”, lo spettacolo deve andare avanti e lo fa alla grande con una canzone che parla di frutti, ovvero Burattino senza fichi, seguita da Essere donna oggi, in cui il gruppo dà il meglio di sé dimostrando a chi non lo avesse ancora capito di non essere semplicemente una band “demenziale” ma tecnicamente ineccepibile, che vuole divertirsi e divertire suonando, con un’attitudine alla Frank Zappa (che amano e di cui sono i pochi a riuscire a suonare delle cover, attenzione!) che li rende unici in Italia.
Tuttavia i nostri eroi hanno passato i vent’anni da un bel po’ e, infatti, Elio lamenta una certa stanchezza, dicendo di essere costretto a rallentare il ritmo con qualche ballad: ecco allora che parte la romantica Uomini col borsello ( ragazza che limoni sola), ed è inutile dire che gli accendini ondeggianti nella folla si sprecano. A questo punto la band è decisa a farci superare i pregiudizi che molti di noi hanno sugli oratori con una canzoncina ad hoc, Oratorium, che dato il tema, per coerenza, deve essere suonata male… pertanto tutti, eccetto Cesareo e il tastierista misterioso, si scambiano gli strumenti e, in un eccesso di zelo, Tanica strimpella una chitarra classica scordata. Dopo questa chicca, che diverte il pubblico ma che pochi conoscono, a seguire c’è al contrario un brano popolarissimo, Servi della gleba, molto amato da tutti e cantato a squarciagola grazie all’identificazione che scatta in ognuno di noi: chi nella vita non ha mai ricevuto un due di picche? Ed essendo ottobre, ad Elio sembra una buona idea proporre una canzone che parla del Natale, Christmas with the yours, in un inglese impeccabile che però non inficia la comprensione del testo, fatto di parole che toccano il cuore della gente: magia della musica, l’aria è pregna di spirito natalizio con ben tre mesi di anticipo. Le tematiche relative all’amore tra un giovane uomo e una giovane donna sono proposte in un altro cavallo di battaglia del gruppo, la mitica Cara ti amo, che più di tanti trattati sull’argomento riesce ad illuminarci sui rapporti di coppia.
Il gruppo si scatena durante il medley di Pipppero, La Chanson, Discomusic e Born to be Abramo, mandando in visibilio i presenti, dopo essere uscito di scena per poi tornare, invocato al grido di “forza panino”. La generosissima band ci offre poi un’anteprima del nuovo album, “se mai uscirà”, con Bonghetti (o Parco Sempione), che tratta il problema dei suonatori di bonghi privi di senso del ritmo che infestano i parchi pubblici divenendo fonte di un insopportabile inquinamento acustico; sullo sfondo, un Mangoni in gran forma che fa la lapdance vestito da africano con tanto di rasta. Dopo la parentesi dance del medley torniamo a sonorità ben diverse con Il rock and roll: non c’è genere che Elio e le Storie Tese non siano capaci di suonare sempre ai massimi livelli (se non è eclettismo questo…), il tutto condito da un’interpretazione toccante del trasformista Mangoni nella parte del rock‘n’roll sconfitto dal pullulare di altri generi, rappresentato come un re dalla corona aurea e il mantello porpora, che viene abbattuto dal frontman e portato via di peso da due energumeni. Sulle note di Shpalman tutti ballano e cantano e quando il gruppo lascia il palco per la seconda volta parte nuovamente il coro da stadio “forza panino”, frase estrapolata da uno dei pezzi simbolo di Elio e le Storie Tese, Tapparella, che rende alla perfezione l’orrore delle feste delle medie, sopratutto per i ragazzini più sfigati della classe; ed è proprio questo brano acclamato a gran voce che chiude la serata.
Il gruppo va in proscenio ad accogliere gli applausi, ringraziando. Noi ringraziamo loro per le “emozioni fortissime” che ci hanno provocato e Fiorella Mannoia per aver dato il suo provvidenziale forfait: nulla contro di lei, ma ci ha fatto proprio un bel regalo!
Vorrei lasciare i miei complimenti all’autrice per avermi fatto rivivere i momenti clou di un concerto memorabile! Scritto con uno stile ‘giusto’, sobrio e divertito, da una sicura fan!
ps.: grazie per l’emozione fortissima’! 😉
Sono pienamente d’accordo con te, Anna. Concerto fantastico ma soprattutto fantastico show.
Hai descritto le esibizione di ‘Elio e le storie tese’ con una così certosina attenzione ai particolari ed una tale enfasi da farmi rivivere le stesse emozioni di allora, pur stando di fronte a questo gelido, piccolo schermo che è il monitor del mio pc.
Thk 😉
Un evento del genere non poteva avere migliore autrice per descrivere ciò che difficilmente dimenticheremo. La passione trasmessa dalla descrizione dello spettacolo dona più che semplici emozioni, é il giusto modo per ricordarci che Elio e Le Storie Tese a Piazza Dante ci volevano proprio. Grazie a te e grazie a Fiorella Mannoia. 😉