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Souvenirs d’un autre monde – Alcest

Mondi di passaggio, dimensioni appiattite tra una vita e l’altra, universi di ineccepibile purezza, Eden dell’immaginazione incastonati in quello spazio indefinibile che si colloca tra il sogno e la realtà, o negli interstizi tra dimensioni parallele, alla distanza solo di un soffio l’una dall’altra. Fortunato chi riesce ad accedervi e magari portarsi a casa un souvenir prezioso di quell’altrove visitato. Neige, artista francese di Avignone conosciuto sotto lo pseudonimo di Alcest, creatura esile e misteriosa, lunghi capelli sciolti e silouette medievale che sembra schizzata fuori dai racconti di Canterbury, pare esserci riuscito e ce ne rende partecipi nel suo ultimo lavoro: Souvenirs d’un autre monde, uscito lo scorso agosto per la Prophecy Productions (leggendaria label di produzioni metal/folk) e subito accolto con stupita ammirazione dalla critica non solo continentale. Cresciuto niente meno che nel prolifico sottobosco del black metal francese, di quella scena estrema che oltralpe raccoglie numerosissimi adepti e affezionati, Neige (già chitarrista in progetti come Peste Noire, Mortifera e poi ultimamente negli Amoseurs) approda, dopo un primo disco nel 2001, in cui proponeva un black metal glaciale, depressivo e oscurissimo, ad un lavoro completamente diverso: un rock etereo e immateriale, spietatamente melodico, devoto tanto allo shoegazing quanto al noise, al folk ed al post rock… del black metal degli esordi sembra ricordare solo la forza bruta e l’impeto emozionale, alcune scariche impressionanti di batteria e quell’attitudine estrema e radicale nel voler raggiungere lidi inesplorati. Già la foto di copertina sembra voglia introdurci nel mondo a mezz’aria di Alcest, con una foto che ritrae una bambina immersa nei suoi pensieri che immagina di suonare magicamente un filo di paglia. Poca la distanza tra quell’immagine eterea e la pioggia di suono e luce verde che esce fuori dal brano di apertura Printemps émeraude, che disegna scenari di fiamme ed acqua, il rumore bianco di un volo oltre la luce che si cristallizza improvvisamente in un arpeggio acustico di chitarra, spiraglio di sole sulla terra a sorprenderci in momenti di gioia. Poi ecco la voce, risalire dai fondali del sogno, ed ancora chitarre trasognanti a inumidire di luce il rumore: angeli e demoni sembrano sorgere fianco a fianco, inseguendo tramonti di mestizia e albe di antica lussuria. L’alternarsi tra dense ed epiche colonne di rumore ed arpeggi soffici e danzanti caratterizzano ancora la titletrack che ricorda una versione grezza dei Sigur Ròs, mentre la successiva Les Iris, dall’incedere imponente, letale, quasi doom, insiste in questo programma di noise etereo diafano e ancestrale, alternato sapientemente a fasi acustiche cristalline come raggi di luce che infrangono la superficie di uno specchio. Ciel Errant pur attento a non uscire fuori tema, strizza l’occhio a certe strutture più indie, svelando un ottimo talento melodico almeno quanto la successiva Sur l’autre rive je t’attendrai che svela echi folk e passaggi acustici crepuscolari che muoiono nel dolce rumore dello scrosciare delle onde sulla spiaggia. La chiusura di Tir Nan Og vira verso il folk celtico, in escursioni paradisiache che trovano al solito in questi intervalli acustici di chitarra il loro nirvana interiore, il perfetto equilibrio tra melodia e ritmo. Un lavoro che ha saputo conquistare sia i vecchi fan del black metal sia chi al nostro si è avvicinato solo ora o con l’EP Le Secret, che due anni fa già spianava il terreno per questa nuova formula. I voli pindarici che propone questo disco sono sicuramente tra le cose più interessanti del 2007, un souvenir che fareste bene anche voi a portarvi a casa a viaggio terminato.

Credits

Label: Prophecy Productions – 2007

Line-up: Neige (bass,vocals, drums, guitars)

Tracklist:

  1. Printemps émeraude
  2. Souvenirs d’un autre monde
  3. Les Iris
  4. Ciel errant
  5. Sur l’autre rive je t’attendrai
  6. Tir Nan Og

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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Un solo commento

  1. Bella recensione e grazie di aver condiviso questo grande gruppo.

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