Perdita del tempo – Willow

Vladimiro Vacca Album, Recensioni Lascia un commento

“Cosa mi sta succedendo… risucchiato… schiacciato… prigioniero di me stesso, di ciò che mi sono arditamente premesso… dove sono finito… aiutami… ho perso me… riportami di qua… riportami di qua…” e mi ritrovo in frammenti di un’opera rock: Perdita del tempo, dai colori progressive, frutto di questi talentuosi ragazzi di Lecco… i Willow. L’album d’esordio è una panoramica su sette episodi di 14 brani che dovrebbero completare un futuro concept. Il mondo tematico dei Willow è quello fiabesco dove si intrecciano riflessioni sul tempo ed il sogno, tra fate e streghe sulla scia del film fantasy di Ron Howard del 1988. I testi sono molto suggestivi con incisi intensi e melodicamente perfetti: “Io non so quanto resterai ma ti darò, ciò che mai da te avrò, tu hai un dono dentro te poter cambiarmi anche quando ho scelto di distruggere ogni cosa che è dentro me”(La fata della forza); “Dammi il sogno per cui voglio sognare Dammi il sogno per cui voglio cadere Dammi il sogno per cui voglio restare Dammi il sogno per cui devo soffrire” (Brutti sogni). Sullo sfondo un progressive rock dove spiccano assoli di chitarra ai limiti del metal che cedono a pause di arpeggi delicati e onirici. Si respira pienamente l’atmosfera fantastica che si vuole creare con l’ausilio di una virtuosa tastiera. Perle assolute sono La fata della forza, Brutti sogni e Brucia la strega. Un progetto interessante che ha trovato il supporto della “cooperativa sociale la linea dell’arco”, dando vita a 500 copie di Perdita del tempo, curatissime nell’artwork e nel booklet, basato su criptiche e suggestive foto. Sarebbe tutto perfetto, eccetto qualcosa da limare nelle parti vocali più ardite dove si chiederebbe pari prova di quelle strumentali che sono veramente ineguagliabili.