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Facciamo il time warp… again! – The Rocky Horror Picture Show

Fondo nero. Una sequenza di sei note di basso. Poi, da lontano, una bocca ci corre incontro. Denti bianchi sotto labbra rosse. Avete riconosciuto l’incipit prima che inizi il cantato? Certo, è ovvio.
E’ l’inizio del Rocky Horror Picture Show, un musical che è entrato di prepotenza nell’olimpo dei film di culto ma non solo. Le avventure erotiche, l’iniziazione al sesso e al libero amore di Brad Majors e Janet Weiss sono ormai entrate nella storia dei fenomeni di costume.
Ma cos’è stato davvero quello che per i numerosissimi estimatori è semplicemente il Rocky Horror?

In primis è stato uno spettacolo teatrale dei primi anni ’70 messo in scena sui palcoscenici di Off-Broadway e passato quasi inosservato. Poi, man mano che restava in tabellone, il Rocky Horror Show è diventato un piccolo fenomeno, poi più grande, poi ancora di più, e ancora e ancora e ancora, al punto da essere promosso a pellicola cinematografica.
Il film diretto da Jim Sharman è divenuto col tempo uno dei più coinvolgenti musical della storia del cinema, secondo forse solo a Jesus Chryst Superstar. Se però si divide il podio di miglior musical con l’opera di Rice & Lloyd Webber, è decisamente il vincitore per quanto riguarda la presa sullo spettatore, il numero di Fun-Club sparsi per il mondo, le manifestazioni di fedeltà degli affezionati che partecipano alle rappresentazioni vestiti come i personaggi del film.
Questo è il Rocky Horror dal punto di vista materiale, dal punto di vista tecnico.
Dal punto di vista del fenomeno di costume bisogna fare quattro passi indietro nell’America del 1973.
I favolosi anni ’60 erano appena finiti e non erano stati certo gli anni del “potere dei fiori” come si dice adesso. Erano stati piuttosto un’epoca in cui si era sperimentato di tutto e di più, in cui furono fatti grandi sogni e grandi speranze furono infrante. La marijuana era stata sostituita dall’eroina, il capitale aveva vinto sulle comunità autogestite, le belle illusioni di chi voleva mettere fiori nei cannoni, già colpite dallo sparo di Dallas, furono stroncate da quello di Menphis. Il sesso libero decantato dalla cultura hippy si era scontrato con il perbenismo della società americana che cominciava a ripiegarsi su sè stessa ed ecco, si affacciavano sulla scena i nuovi movimenti ultraconservatori WASP.
Morte, malattia, tossicodipendenza, delusione.
Questi erano i fiori nati dalla semina dei ’60.
Del resto chi avrebbe detto che mentre il Rocky Horror Picture Show usciva nelle sale, l’esercito americano avrebbe cominciato ad uscire dai territori vietnamiti sconfitto e sanguinante?
Bisognava rigare dritto adesso, l’american way of life lo voleva e lo esigeva!

Immaginatevi dunque lo scandalo della società per bene statunitense quando, sullo schermo, due giovani di bella presenza e di buona famiglia americana bianca, caucasica, dovendosi rifugiare in un maniero durante un temporale, si trovano catapultati fra le braccia di un gigantesco travestito che sta cercando di costruire Rocky, lo strumento sessuale perfetto e che inizierà entrambi ai piaceri proibiti del sesso. I due, prima restii a cedere alla carne, saranno poi preda dei loro stessi sensi e si daranno con gioia a sperimentazioni e a prestazioni affollate.
Tentati e irretiti da un travestito?
Beh, in effetti non si tratta neanche di un semplice travestito ma di un fantastico e tentatore Frank’n Furter in reggicalze e guepiere, interpretato dall’indimenticabile Tim Curry, che è in realtà un alieno “from Transexual, Transylvaniiiiiiiia-a-ha” e coadiuvato da un servo gobbo di nome Riff-Raff (una parola con cui, al tempo nella west coast, si indicava un tossicodipendente) interpretato a sua volta da Richard O’Brian.
Richard O’Brian, è lui la mente diabolica che si cela dietro questo capolavoro di kitch e di contro-cultura, l’uomo che è riuscito a inserire nella stessa sceneggiatura l’antenna della RKO e il forcone di American Gothic, il deus ex machina che ha accoppiato il David di Donatello e la Creazione di Michelangelo nello stesso film.
Autore sia della sceneggiatura che della colonna sonora, genio sregolato, si è riservato una porticina da comprimario in un affresco dei tempi moderni che ha sconvolto il senso del pudore americano e che si è attirato gli strali della critica del tempo.
Uno schiaffo in pieno viso dato da un capellone magro e stempiato alla società pudica e falsamente moralista della middle class anglosassone.
Tutte le canzoni che accompagnano lo svolgere della pellicola sono piccoli capolavori di semplicità che brillano del tocco che hanno i geni. I doppi sensi si sprecano e le movenze audaci sono all’ordine del giorno. Chi scrive conosce a memoria i passi del Time Warp e le parole di There’s a ligth (over at th Frankenstein place), del resto non c’è un solo brano che passa inosservato.
Fin dall’inizio scanzonato, tutto si muove e si srotola perfettamente fra rock, pop, soul e R’n’B, fino ad arrivare al drammatico epilogo.
Ebbene sì, il Rocky Horror Picture Show ha un finale di quelli tristissimi che non rivelerò ma che si ricorderà per sempre. Chiunque abbia visto il film non può restare indifferente agli occhi pieni di lacrime di Frank’nFurter, al decollo del maniero-astronave e al triste destino che attende i due protagonisti ”persi nel tempo, persi nello spazio…e nel significato delle cose”.
Geniale.

Credits

Regia: Jim Sharman
Anno 1973
Interpreti
Tim Curry: Frank’nFurter (uno scienziato)
Susan Sarandon: Jenet Weiss (un eroina)
Barry Bostwick: Brad Majors (un eroe)
Richard O’Brien: Riff-Raff (un tuttofare)
Patricia Queen: Magenta (una domestica)
Little Nell: Columbia (una groupie)
Jonathan Adams: Dr. Everett Von Scott (uno scenziato rivale)
Peter Hinwood: Rocky (una creatura)
Meat Loaf: Eddy (un ex fattorino)
Charles Gray: Criminologo e narratore (un esperto)

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3 commenti

  1. Che grande Focus! Fratello gentile ti sei superato! Contestualizzato alla Rolling Stone!

  2. Don’t dream it, be it. E così sia.
    Grazie Cri per questo volo dentro ad un amore che mi accompagna da anni, grazie.

  3. Apparte le innumerevoli volte che ho visto il film, mi ricordo un teatro che ballava il Time Warp quando sono andata a vedere il musical! Un vero spettacolo! Cris, complimenti per il focus :)

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