La Storia scorre sul sangue, quello delle stragi, delle guerre, dei delitti di malavita, dei complotti di palazzo.
La Storia scorre sul sesso, sull’amore, sulla poesia, sulla musica, sul cinema.
La Storia è un vortice trasfigurato, polmone estratto dall’epurazione di un potere che ha imparato la parola revisionismo e rilegge la vita dei cuori puliti, buttandola nel fango della vergogna. I cuori degli artisti, quelli che usano le mani come estensione dell’intelletto e dell’anima che pulsa dai piedi al ventre, dal ventre agli occhi. Gli artisti uccisi infinite volte dai pettegolezzi che hanno adombrato le ragioni politico-sociali di scomparse, suicidi, omicidi. Pavese e il colpo di pistola a segnare una rinuncia… un gesto che corrisponde alla negazione della scrittura, quella scrittura che ha vomitato il nuovo ritratto dell’Italia perduta, voluttuosa e ipocrita, fatta di estate e sangue, di colline e diavoli; Tenco e l’abisso delle incomprensioni; Pasolini e il corpo/tempio profanato dalla volgarità dell’ignoranza di chi divora le ombre di una morale costruita nel nome dell’occorrenza… eppure la poesia ha ancora una forma di rosa. Tre nomi e non di più, bastano perché il solo ricordarli genera il disgusto per un paese che poteva sfogliare le pagine della propria Storia nel rispetto dell’arte di uomini che si sono liberati e hanno liberato, dovendo però pagare il prezzo di aver guardato l’amore nella sua carne e nel suo opposto. La passione non ottiene mai il perdono, sono gli Amor Fou a ripeterlo come una sequenza di parole dal ritmo cadenzato. E scelgono di estrarre dalle cronache passate due figure travolte dall’amore, dalla passione, dall’umano e debole/fragile sentire. “La volontà di cambiare/ha una serpe nel seno/che non può dormire./La facoltà di non capire/è una bolla di scuse…”: parole. Le parole di una canzone, La stagione del cannibale. Una canzone che dà il titolo ad un disco di una band che unisce la professionalità e la creatività di nomi che hanno lasciato (e lasceranno) impronte nel mondo della musica italiana: Alessandro Raina (Giardini di Mirò, N00rda), Cesare Malfatti (La Crus), Leziero Rescigno (La Crus, Soul Mio), Luca Saporiti (Lagash). Un disco che racconta una storia d’amore tra due giovani sullo sfondo di quarant’anni di fatti e misfatti dell’Italia. Una storia d’amore che annega in un addio mentre poco più in là Piazza Fontana viene sventrata. La Storia scorre su ribellioni, proteste, ipocrisie, bavagli. E qualcuno si strugge d’amore. E’ così. E’ “anche” così. L’amore, l’addio, un ritrovarsi dopo anni nel gelo dell’indifferenza fino all’assenza di ogni rancore. Possibili conseguenze dell’amore… Un amore che innesca il gioco dei rimandi culturali e senza saccenza. Eleganza, sobrietà, consapevolezza e naturalezza nell’evocare una dimensione che è il nostro passato culturale. Passato… Fatto di uomini, di donne.
La stagione del cannibale è un’opera in note e parole che striscia con charme tra suggestioni letterarie, cinematografiche incentrate sulla dimensione umana (Pasolini, Godard, Truffaut, Sorrentino…). Un’opera colta, di gusto. Un’opera che racconta l’amore e le sue spalle (di Storia, ma di riflesso) per una scelta precisa. Tradizione cantautorale osservata con capacità di originalità, baciando la forma canzone di ispirazione pop tra atmosfere acustiche e divagazioni di elettronica sofisticata eppur leggera. E… parole. Parole dal suono in bilico tra sensualità e delicatezza.
Il periodo ipotetico è la prima pagina del viaggio tra le trame di un amore folle: “se ci fosse un pianto da santificare sul mio viso/sulla delusione che mi hai riservato/se bastasse un cuore per ricominciare/te lo donerei nei pochi giorni liberi”. Ipnotica e quasi sussurrata La convinzione: “è per noi/che non abbiamo avuto un senso/dentro a questo mare di attese e gesti/e allora resta qui/dentro a queste grandi valli/di parole poco chiare/e poche offese”. Venti giorni di vita di una donna famosa è perfetto incastro di parole fino alla dolcezza che la dedizione d’amore può generare: “ti sentirò parlare di giornate senza sole/esaudirò richieste marginali e strane/ti comprerò inutili regali per sognare/ripeterò paragrafi sulle tue fughe/e forse proveremo a cominciare dalle cose che non so dove portare/e forse ci diranno di imparare a non sentire/non lo so se si riesce”. Scorre di lama e lacrime la domanda scandita dalla voce di Raina e di B. Cavaleri… “chiedere un poco di più ci consola, forse?/vivere sempre di più ci farebbe superare queste poche ore?/sento la nostalgia di quei riti privatissimi che ora non celebri più/dentro me contro me…” (Cos’è la libertà?). L’amore arriva allo struggimento, nudo: “se la vita è solo calore e colpi di testa/e non ci fa sentire più/di una tremenda distanza/fra testa e cuore – fra dire e fare/questo è l’ultimo atto e poi sognami/come se fosse la prima volta/questo è l’ultimo atto e poi fermati” (Due cuori, una dark room).
Amor Fou e le sue conseguenze, estreme: “io vorrei continuare a pretendere il meglio di questo tuo giovane cuore/ma non so imparare ad evitare il segnale di questo mio folle dolore”. Un amore folle come Una giornata particolare.
Credits
Label: Homesleep – 2007
Line-up: Alessandro Raina (voce e chitarre) – Cesare Malfatti (chitarre e programmazioni) – Leziero Rescigno (batterie, pianoforti, chitarre e programmazioni) – Luca Saporiti (bassi e chitarre) – Con la partecipazione di Barbara Cavaleri (Cos’è la libertà?) – Produzione artistica a cura di Cesare Malfatti, Alessandro Raina, Leziero Rescigno (eccetto: n 3, 7, 10 prodotte da Alessandro Raina, Leziero Rescigno; n 1, 11 prodotte da Cesare Malfatti, Alessandro Raina, Luca Saporiti; n 9 prodotta da Alessandro Raina, Leziero Rescigno, Luca Saporiti)
Tracklist:
- Il periodo ipotetico
- La convinzione
- Se un ragazzino appicca il fuoco
- I ritorni
- La stagione del cannibale
- Venti giorni di vita di una donna famosa
- Ore 10: parla un misogino
- Duo cuori, una dark room
- Cos’è la libertà?
- L’anno luce
- La strage
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Ho aspettato. Forse aspettavo il momento giusto, un momento che mi si scagliasse addosso. Ho ascoltato. Tenuta per mano da visioni “cardiache”, come folli, come intrinseche. Uno sguardo incauto conduce lontano.