A volte capita che le strade fatte di note s’incrocino con quelle della curiosità e della passione. Partendo da un grande amore musicale si può arrivare ad aprire i propri orizzonti, a capire che intorno ci sono tante realtà e che ce ne sono state altrettante tutte da scoprire. E così è successo a me: sto ascoltando Mio Fratello E’ Figlio Unico degli Afterhours e vedo come autore un certo Rino Gaetano… Come ben sapete, “la curiosità è donna” e allora cos’altro potevo fare se non mettermi alla caccia della versione originale di questo brano? Ed è così che ho scoperto la musica di Gaetano, un artista scomparso 26 anni fa, ma che ha lasciato un segno indelebile in tutti quelli che sanno ascoltare musica, meritandosi un posto di riguardo tra i grandi cantautori italiani.
Lo dimostra il fatto che la Rai gli ha da poco dedicato una miserie intitolata Rino Gaetano – Ma Il Cielo E’ Sempre Più Blu, diretta da Marco Turco e interpretata da Claudio Santamaria (fiction che secondo la sorella non ha rispettato la vita di Rino, facendolo apparire come un ubriacone depresso…). Salvatore Antonio Gaetano nasce a Crotone, in Calabria, il 29 ottobre del 1950. Nonostante passi gran parte della sua vita a Roma (quando Rino a 10 anni vi si trasferisce per motivi di lavoro della sua famiglia), non dimentica mai le sue origini, che tornano spesso nelle sue canzoni. Canzoni che parlano del Sud, degli sfruttati, di chi è tenuto spesso ai margini della società (“Mio fratello è figlio unico /perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati /malpagati e frustrati” Mio Fratello E’ Figlio Unico – 1976). Dopo le prime esibizioni al Folkstudio, viene scoperto da Vincenzo Micocci, e nel 1973, usando lo pseudonimo Kammamuri’s, pubblica per la It il 45 giri I Love You Marianna, prodotto da Antonello Venditti e Piero Montanari. L’anno successivo pubblica il suo primo album, Ingresso Libero, che però non ottiene particolari riscontri né di vendita né di critica. E’ nel 1975, con il 45 giri Ma Il Cielo E’ Sempre Più Blu (“Chi vive in baracca, chi suda il salario /chi ama l’amore e i sogni di gloria /chi ruba pensioni, chi ha scarsa /memoria”) che arriva il successo. Nel 1978 Rino Gaetano partecipa al Festival di Sanremo con la canzone Gianna. A Gaetano non piace l’idea di andare al festival e soprattutto non ama Gianna, la considera troppo commerciale. Avrebbe preferito presentarsi con il brano Nuntereggaepiù, brano in cui se la prende un po’ con tutti, dai divi della tv, dello sport e della musica ai politici (“Gianni Brera /Bearzot /Monzon Panatta Rivera D’Ambrosio /Lauda Thoeni Maurizio Costanzo Mike Bongiorno /Villaggio Raffa Guccini /onorevole eccellenza cavaliere senatore /nobildonna eminenza monsignore /vossia cherie mon amour /NUNTEREGGAEPIU’”), ma la casa discografica (la RCA) boccia il brano ritenendolo troppo polemico verso chi conta e allora Rino, per ripicca, presenta una canzone che in realtà è un riadattamento del suo celebre brano del 1976 E Berta Filava. Sale sul palco dell’Ariston con un abbigliamento alquanto bizzarro, che suona quasi come uno sberleffo alla manifestazione canora e a tutto quello che vi gira intorno. Si piazza terzo e Gianna rimane per diverse settimane al primo posto nella classifica dei dischi più venduti. Gaetano si toglie pure lo sfizio di recitare, partecipando nel 1981 al Pinocchio di Carmelo Bene a Roma nel ruolo della volpe. Sempre nello stesso anno, la carriera di Rino Gaetano subisce un brusco e tragico stop: a soli trent’anni, un incidente stradale, avvenuto il 2 giugno 1980 a Roma, si porta via la vita di Rino regalandolo alla storia della musica. E’ grottesco pensare che un artista come Rino Gaetano venga ricordato da tutti per un brano che non lo rappresenta affatto. Oggi i ragazzini identificano la musica di Rino con quel “Ma la notte la festa e’ finita /evviva la vita la gente si sveste /comincia un mondo /un mondo diverso /ma fatto di sesso /chi vivrà vedrà” che il cantante calabrese non sentiva suo. Gaetano all’epoca è stato accusato di non impegnarsi politicamente, di non prendere una posizione precisa. Ai suoi detentori rispondeva così: “Ci sono persone pagate per dare notizie, altre per tenerle nascoste, altre per falsarle. Io non sono pagato per far niente di tutto questo.” Rino non era fatto per predicare, lui “cantava le canzoni che sentiva sempre a lu mare” (E Cantava Le Canzoni – 1978). E’ stato un artista irriverente, se vogliamo anche rivoluzionario per l’epoca. Cantava della gente del suo Sud, raccontava storie di vita vera (con testi che sono ancora oggi attualissimi), ma, come al solito, passò quasi inosservato.
“A te che ascolti il mio disco forse sorridendo /giuro che la stessa rabbia sto vivendo /stiamo sulla stessa barca io e te” (Ti Ti Ti Ti – 1980) Questa rabbia Rino l’ha espressa con le note, con le parole delle sue canzoni, con un atteggiamento che spesso faceva sorridere, ma che nascondeva qualcosa di molto più profondo. Per assurdo, con il suo non impegnarsi, ha dato uno schiaffo alla società dell’epoca molto più forte rispetto a quanti sono andati a urlare slogan in piazza. Un malessere interiore, un voler forse cambiare la società che lo circondava, ma soprattutto la voglia di essere Rino Gaetano, di far sentire al mondo che aveva qualcosa da dire, un essere avanti rispetto alla società che lo circondava. Peccato che il mondo sia sempre un passo indietro e apra gli occhi solo quando il destino si porta via qualcuno.
“rare tracce di tenerezza in un mondo che si nasconde nella propria incolumità”.
Grazie per aver puntato il bandolo della matassa, per aver sciolto un nodo, per l’apostrofo ad “uno spunto per la rivoluzione…”.