Napoli è una carta sporca che non si dimentica. Napoli è una bellissima prostituta che si dona per pochi soldi ad ogni viaggiatore di passaggio, rubandogli l’anima per sempre. Chi la ama le perdona tutto. Chi la sfrutta di giorno ha la giacca e la cravatta, mentre di notte indossa il passamontagna e la violenta. Negli occhi dello scugnizzo non c’è invidia nè cattiveria… c’è sopravvivenza all’immondizia interiore. La decadenza dell’Italia qui si è manifestata per prima perché qui non ci sono barriere, la popolazione è tanto furba da essere manipolata per un pacco di pasta. Nell’epicentro della decadenza c’è speranza, il caso letterario dell’anno è di un giornalista napoletano: Roberto Saviano. Le vere vie dell’hip-hop targato Italia sono nascenti tra le mura sporche della città partenopea. All’hip-hop patinato ed evirato del mainstream italiano risponde la nuova cultura hip-hop della Napoli che combatte, che trasforma la rabbia in pro-azione. Dopo La Famiglia e i Co’sang, la faccia nuova dell’hip-hop partenopeo è Lucariello, il “rapper dei vicoli”, una fantastica scoperta dell’Almamegretta family. La denuncia della Napoli che muore lentamente è fotografata nelle rime di questo rapper che usa l’unico modo per descriverla: la lingua più musicale che c’è quella napoletana. A tal proposito lo stesso rapper afferma: “La nostra amata televisione, oltre a imbottirci di pistole puttane e cocacola , pone l’italiano come lingua colta e il napoletano (o i dialetti in genere) come colorito buffo accento da persona presumibilmente goffa e ignorante. La televisione convinse i nostri genitori a sgridarci se usavamo il dialetto anche se loro e la comunità circostante lo usavano costantemente. Per chi vive al nord ed ha origini meridionali poi il dialetto “non è figo!” “è una roba ignorante” “incompresibile!” che appartiene ai dinosauri, ai vecchi, è una cosa “fuori target” per le grandi emittenti radiofoniche . Insomma anche la nostra lingua come le strade puzza di monnezza per le stanze dei bottoni.”
Il dialetto diventa onomatopeico suono dell’esperienza sociale, raccontata nel secondo singolo Love song, estratto da Quiet (n.d.r. debut album del 2007). LostHighways non si chiude nessuna porta e investiga, approfondisce ciò che è contaminato tra musica e immagini. Non ha bavagli e soprattutto paraocchi sociali e musicali. Quindi ha deciso di presentare questo video attraverso la voce dello stesso rapper napoletano.
“Love song” è un fantastico affresco hip-hop della Napoli violentata nell’anima. L’inciso della canzone batte sulla voglia di non abbandonare questa città… ti va di approfondire questo concetto?
Certo abbandonare non significa non vivere altre esperienze, anzi uscire da Napoli per un periodo, inevitabilmente, come qualsiasi viaggio apre i propri orizzonti. Il pezzo è una canzone d’amore diversa da quelle che di solito escono da Napoli, è un continuo contrasto tra il putrido che ti fa cadere le braccia e la bellezza disarmante della nostra terra. I fattori negativi possono essere sempre usati come strumenti per crescere per fortificarsi, il grido è trasformare la rabbia che ti fa vedere solo il male.
ll video è bellissimo… ci puoi parlare un po’ del progetto, la scelta dei luoghi, del regista e di qualche aneddoto particolare durante le riprese?
Il tutto è nato molto spontaneamente, Greg Ferro è il produttore del video nonchè collaboratore degli Almamegretta, gli è piaciuto tanto il pezzo e lo ha proposto a Tak Kuroha che è il regista. In realtà non c’era un vero e proprio storyboard, siamo scesi in strada a rubare immagini, anche gli attori sono stati reclutati al momento, sono i fratelli del mio batterista Domingo Colasurdo. Purtroppo si sono beccati anche un’aggressione da un gruppo di “ragazzi di quartiere” che, vedendoli con il casco integrale, li anno scambiati per due killer, per fortuna la faccenda si è risolta solo con qualche schiaffo…
C’è una sequenza del video dove c’è un fascio di luce solare che attraversa un lucernario… quella è la speranza della Napoli che vuole risorgere?
E’ solo un’altra immagine rubata, potrei dirti che rappresenta la quiete dopo la tempesta, la speranza di una rinascita e riempirmi la bocca di altri luoghi comuni, quello che sento è che bisogna raccogliere il proprio coraggio e sputare in faccia alla paura.
Cinematographer: Carlo Miggiano
Film Editor: Daniel Leek
Excutive Producer: Greg Ferro
Directed: Tak Kuroha
Location: Naples (Italy)
R.T. : 3’40’’
Copyright Hotel Music 2007
Lucariello
http://www.myspace.com/lucariell
Tak Kuroha
http://www.takkuroha.com/home.html
Love Song – Traduzione in Italiano del testo di Luca Caiazzo
montagne di spazzatura/
buttate per la strada/e nella televisioni/
il sole infuoca le case e le teste dei ragazzi/
che scendono in strada come leoni/
occhi sudati sfondati di cocaina/
tirano con le moto/ne tirano un’altro pezzo/
qui dove volano schiaffi a gratis/
e ti trovi una pistola in bocca per venti euro e un telefonino/
siamo di qua/o di un’altra terra scura/
Forcella come il Bronx, Compton o una Favelas/
un ghetto, un progetto/metto apposto i pensieri/
sento che la musica unisce la gente senza niente/
la terra si fa calda quando i pensieri mi avvolgono/
e la tensione non mi lascia neanche un attimo di respiro/
no non voglio andarmene/
lontano/
la rabbia che mi fa vedere/
solo il male/
passata mezzanottedietro alla stazione/
ragazze di vent’anni si vendono la pelle per sei soldi/
l’odore del profumo si fonde con la puzza dei copertoni
bruciati/
come le parole/di chi venderebbe anche sua madre
per un voto/
le signore si ribellano contro la polizia/che arresta i boss/
che danno lavoro a tutto il quartiere/
dietro questo degrado/
ci sono movimenti economici/milioni che si muovono/gente assassinata/
signori in giacca e cravatta che fanno più morti di un killer/
le guerre nascono a wall street/
qui nessuno ti aiuta/e se vuoi trovare la tua strada/
da questa terra devi andare via/
no non voglio andarmene/
lontano/
la rabbia che mi fa vedere/
solo il male/