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In fondo al blu – Giulio Casale

“Nel pandemonio dell’immagine/ vi offro il blu universale/ Blu, una porta aperta sull’anima/una possibilità infinita/che diventa sensibile” (L. Wittgenstein). Blu d’aria, di cielo, di libertà, dell’oscurità resa visibile. Blu d’acqua, del liquido amniotico che ci avvolge per prepararci alla vita prima della nascita; blu d’oceano, colore delle profondità, che richiama all’infinito mentre il respiro viene meno Blu dell’inconscio, del luogo dove si annidano paure e speranze, timori e sogni, laggiù dove si cela, come nel cuore di un abisso, la parte più vera, l’autentico di noi stessi, la parte più preziosa ma anche la più fragile.
In fondo al blu c’è la verità , c’è la memoria, c’è il desiderio, resistono le tracce lasciate percorrendo i lastrici dell’abitudine, esiste la possibilità di esprimere un’opinione violante, disubbidiente.
In fondo al blu, in apnea, il disagio esistenziale del sopravvivere, dei condizionamenti, degli abbandoni, prende forma di parola e riemerge, rompe un silenzio quasi assordante parafrasando l’impotenza in canto, la rabbia in ironia, la nostalgia in realtà.
Dal fondo, dal blu, emergono, come bolle di fiato rarefatto, dodici liriche dell’individuo che, malinconicamente dolorose e sottilmente ironiche, indagano e raccontano il malessere, il disagio, le illusioni-disillusioni, le ipocrisie, le false emozioni, l’omologazione, il presente e le sue ruffiane bugie. Dodici atti della memoria che, placidamente, con garbo riflessivo, inducono a riafferrare il pensiero, a salvaguardarlo, custodendone il coraggio, l’unicità, la potenza, perché possa condurre a una vita diversa, forse incerta o in tempesta, comunque diversa (Eccomi qua), perché si possa ri-sognare, perché si trovi lo slancio a ricominciare da capo il sogno, un sogno in cui il futuro stia nuovamente avanti, sia nuovamente aspirazione senza l’urgenza di slanci sintetici, di surrogati dell’emozione (L’uomo con il futuro di dietro). Suoni elettrici ed assoli di violino, violoncello, tastiere e chitarre, amalgamano sogno e realtà in una narrazione delicata, che, rassicurando, vuole mettere in discussione. Gli arrangiamenti fondono la naturalezza dell’espressione acustica con certe atmosfere elettroniche come nella scrittura si con-fondono minimalismo e slancio riflessivo. Io vivacchio dice del sopravvivere, del continuo rinviare il desiderio ad un domani ipotetico e già vuoto, con una limpidezza che lascia sbalorditi, quasi l’aspirazione alla lotta dovesse rivelarsi dentro una certa pace, con una certa leggerezza. L’atto d’accusa non viene urlato ma suggerito con ironia ed è così che scava, che ti spinge all’interrogativo, che suscita il dubbio. La ricerca di un modo migliore pare escludere certa durezza, conduce fragilità poiché “C’è la luna e tu pensi di andare/C’è la luna e i falò, c’è senz’altro il mestiere di vivere” (Cara giovane vergine che mi parli di suicidio):è la vita stessa che ti si avventa contro, denudandoti, mostrandoti in tutta la tua miseria; impotenza ed infelicità spogliano, impediscono la finzione laddove solo un vero attore lascia un buon odore. E allora non sia finzione ma che tu sia un avvento un mistero un miraggio un oltraggio al presente. Ma sia piuttosto l’oltraggio della consapevolezza contro un percorso di vita che vuole automi, che esige inermi, che genera domande ma non fornisce risposte perchè forse domani c’è l’innocenza di vivere (So che non so), perché scegliere certa libertà può condurre la dolcezza di vivere.
Laddove le ferite sono aperte, incidono solchi dentro noi (Dovrei) quasi l’uomo adulto, vivo, fosse incastrato in un’infanzia infelice che si perpetua nei divieti, nell’incomprensione, nell’incapacità delle istituzioni, nelle pecche del sistema (Sbarre sui denti) è possibile arrivare a non dire ma conoscere, sentire; è necessario liberare gli sguardi mai visti, scambiarsi lo splendore del mondo perchè gente possa non fare mai più rima con niente (Ora o mai più).
Dalla sua casa In fondo al blu Giulio Casale, vestendo intimità e emozione, ci racconta la realtà prendendo posizioni ben precise, intuendo nelle increspature nuove possibilità, regalandoci un’opera d’autore preziosa, intenso momento di riflessione in equilibrio fra antico e moderno, fra delicatezza e durezza, fra pop e rock, che si evolve, guarda oltre, in avanti, da sotto la superficie delle cose quando paiono sgretolarsi, implodere.

Credits

Label: Artes Records/Mescal/Sony Music, 2005

Line-up: Giulio Casale (voce, chitarra, campioni) – Alessandro Linzitto (tastiere, campioni, remix) – Paolo Soragna (chitarre – classica ed elettrica, slide e solo e-bow) – Luca Palleschi (chitarre) – Andrea Mazzocchi (basso, contrabbasso con arco) – Diego Tininini (batteria e percussioni, congas) – Paolo Perini (percussioni) – Vincenzino Bonato, Giulia Pavan (violino) – Patrick Ruzza (viola) – Simone Piva (chitarra Jazz e solo) – Abe Salvadori (piano elettrico) – Claudio Zambenedetti (tastiere, campioni) – Roberto Boarini (violoncelli); Testi, musica, produzione artistica di Giulio Casale.

Tracklist:

  1. Marina Elisa
  2. Eccomi qua
  3. L’uomo col futuro di dietro
  4. Vivacchio
  5. Cara giovane vergine che mi parli di suicidio
  6. Parassita intellettuale
  7. So che non so
  8. All I want to be
  9. Sbarre sui denti
  10. Dovrei
  11. Ora o mai più
  12. In fondo al blu
  13. Ghost track – Il caso di uno vicino a se stesso

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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