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Quiet – Lucariello

Ci sono verità che non si possono tacere. C’è rabbia nell’aria che si deve trasformare in denuncia… in uno sputo rappato. Un disco. Un tributo per le minoranze: quelle anime dannate di strade strette chiamate vicoli, dove non batte il sole. Quelle strade che non frequentiamo e che fingiamo di non vedere. Siamo complici di delitti inauditi nella nostra vigliaccheria di borghesi imbottiti di pistole, puttane e coca cola. Non storcere la bocca se questo è hip-hop cantanto in napoletano. Le verità che ci sono in questo disco non le troverai in nessun disco del mainstream. E’ scomodo parlare di chi è perdente in partenza e, soprattutto, se si usa il dialetto. Gli occhi di Lucariello hanno visto la Napoli che non vedono i turisti, quella che il Masaniello degli anni novanta ha mascherato ma non cambiato. La musica di Quiet si staglia su basi dub dove si alternano tappeti di archi che squarciano l’anima. L’universo di Lucariello vi sconvolgerà come il libro di Roberto Saviano. Se Fabri Fibra critica la giovane società del nord Italia, Lucariello fotografa alla perfezione la società del sud con Pistole, Puttane e Coca Cola e Quiet. Poi apre il teatro dei vicoli come De Andrè fece con Anime Salve. Una sequenza di personaggi raccontati in prima persona. In dei monologhi serrati dove non c’è spazio all’eufemismo o la metafora, la poesia è nella carnalità delle parole del dialetto partenopeo. Ci sono i dolori di un emarginato ragazzo down del rione in Totore. Ci sono le amare riflessioni di una prostituta extracomunitaria che potrebbe essere nostra sorella in Queen of the street. C’è la storia di un bambino di colore, nato in mare e che in quel mare perse la famiglia per raggiungere il finto paradiso della società partenopea in Lunastella. In Mariarca la storia di una giovane napoletana che accudisce la famiglia e che si sente lesbica ma deve nascondersi dal vicinato curioso. C’è la volontà di non volere abbandonare Napoli nonostante i suoi lati negativi in Love Song. Questo disco sarebbe stato una splendida colonna sonora del bellissimo film Pater Familias del regista Francesco Patierno. Se volete conoscere la vera faccia ed i veri motivi del perché Napoli abbia una metà oscura, ascoltate il verbo di Lucariello. Non nascondetevi dietro l’incomprensione del dialetto (ci sono tutti i testi tradotti sul MySpace!!)… ascoltate tanta musica in inglese senza capire! Grazie rispettosamente agli Almamegretta c’è una nuova voce per la città dai mille volti. Lucariello è vero, non è costruito come i rapper del mainstream.

Credits

Label: Sanacore – 2007

Line-up: Lucariello (Voce, programming) – Gennaro-T (Batteria).

Tracklist:

  1. Pistole puttane e Coca Cola
  2. Quiet
  3. Lunastella
  4. Totore
  5. Queen of the street
  6. Introverso
  7. Mariarca
  8. Love song
  9. Iettalo Fore

Links: MySpace

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2 commenti

  1. Wa Lucariello!
    non ce emozione più grande,ragà…troppo un groviglio di sensazioni ascoltarlo…
    lui Napoli te la fa vedere attraverso la sua voce,vera…scarike di passione pura…terra,sudore, voglia di libertà da pregiudizi e da “status symbol”.
    sinceramente quando la guardi kon gli okki di uno kome lui… puoi amare,odiare vivere davvero la realtà di una città…la sua storia!
    grazie per questo pezzo…anche se non ti
    konosko!

  2. Grazie a te che ci leggi sempre 😉

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