Ogni movimento è conseguenza di un movimento. Ma bisogna per forza arrivare ad un qualcosa che muova senza essere mosso sennò si andrebbe avanti nella ricerca all’infinito
Quel qualcosa è il Motore immobile, che per Aristotele è Dio.
Una spinta ferma, l’origine. Atto allo stato puro, forma allo stato puro, reale, senza potenza. Dio eterno,
immutabile, causa finale. La base stabile che garantisce ad ogni cosa di non cadere nel nulla.
Dall’immobilità nasce il primo movimento. Identificabile in ciò che vogliamo. Io lo identifico nel suono, che diviene musica, che diviene corpo.
Questi undici brani dei Motoreimmobile parlano di creazione, di ciò che è nello stesso tempo estemporaneo e premeditato, ampio e dettagliatissimo. Musica senza tempo e senza nome, antica e futurista. In una parola: libera. Curata per curare, per guarire, per sollevare.
Atmosfere di intrecci, fiabe e risvegli, occhi aperti e occhi persi. Ramificate e lontanissime, stringenti e calde.
Il primo brano è Rumore di fondo. La musica annuncia la rivelazione dell’intero album, accompagna le sensazioni. L’attenzione allo slancio, alla direzione incomprensibile del tempo. Come costante nel bene e nel male. Un brano sospirato e indignato, nell’eleganza, nella quiete.
Segue Comandante Fallingdown: il potere di chi fa delle propria debolezza motivo di rivalsa. Costruendo pagine di storia sulla pelle di chi è vittima di un sistema senza dignità e coraggio.
Leone senza trigger è un brano che può avere varie interpretazioni, a mio avviso. Può indicare la purezza del suono, la scelta di essere forti con delicatezza, così come può indicare concetti diversi, visioni differenti. Ciò che conta è che la percezione della nitidezza e della soavità è assoluta, un richiamo alla pelle nuda, non al trucco. Nella musica e nella vita.
Dog: fa paura la nostra incapacità di renderci conto di quello che è realmente luce, e di quello che è solo progresso. Distorcendo origini e dimenticando la nostra potenzialità. Osannando un dio che rinneghiamo.
Un brano che trovo molto acuto e toccante. Che conferma la capacità dei Motoreimmobile di affrontare temi comuni senza essere banali o patetici. Ma creando nuovi scorci e riscrivendo fogli.
Fa riferimento ad uno spettacolo di intrattenimento per un gruppo di militari, che si è svolto in Nevada nel 1951, e nel quale i soldati furono muniti di speciali occhiali da sole e invitati a stendersi su comode sedie a sdraio, mentre veniva proiettata verso di loro una luce accecante a simboleggiare la potenza.
A distanza di anni gli stessi soldati morirono tutti per gli effetti delle radiazioni.
Il quinto brano è una rivisitazione di Chapter 24 dei Pink Floyd. Davvero ben riuscita, assimilata, rispettata, enfatizzata.
La Rossa è uno dei brani che preferisco in assoluto. Passione e metafora di ciò che rapisce e allontana dalla stabilità, dall’educazione, dal dovere e dalle attese degli altri. Ciò che travolge lo fa senza scampo. Modifica il mondo intorno, perché modifica la vista.
Un testo sofisticato e originale, levigato, vero. E la verità è qualità di pochi.
In Dadi di sanità mentale credo che la voce di Davide Bindi dia il meglio di sé, nell’espressività e nell’agilità, nella duttilità. Un brano in dialetto napoletano semplicemente bellissimo. La pazzia che è nostra, che è necessaria, che tormenta e lacera, che nasce dalla passione e dall’esasperazione dei sentimenti. Forte, lievissima. In alto, sottoterra.
Motore immobile racchiude il senso e le intenzioni del gruppo. “E lentamente avanzerò con i miei passi incerti e gravi. Avanzamente lenterò con i miei passi incerti e gravi” . Giochi di parole a rafforzare il senso. Neologismi che sottolineano la difficoltà ma la determinazione. La ricerca di quella prima spinta. E da lì l’inarrestabile gesto.
La terra e il tepore, scrigno di parole preziose (Enzo Baldoni, Erri De Luca, Mahatma Gandhi, così come gli stessi Bindi e Orrigo), su onde di musica che porta alla deriva, e poi in riva, con una facilità disarmante e commovente. Quello che gli uomini creano per distruggere, distruggono per creare. Disimparando le priorità che sono le risposte negli occhi. “Occhio per occhio, rendendo il mondo cieco”
Pianeta vergine è canto di note, di terra povera da stuprare, di bellezze da estirpare per imporre il proprio regno. “E’ caduta, è caduta Babilonia”. Quello che accade nella grandezza di un sistema è il piccolo ingranaggio nella mente di ognuno, che si incatena ad altri e provoca l’ ignoranza.
Ultimo brano Nave di speranza. Assolutamente il brano più alto dell’album. Il prodigio di questo brano si può comprendere solo ascoltandolo.
Immagini come foto sbiadite di salsedine e tempo, foto di oggi e di ieri, fisicità di speranza e arrivi sognati, sognanti. Poesia. Se ci sono mille parole per spiegarla, c’è solo la parola stessa a racchiudere ogni senso: Poesia.
Non vediamo più arte, ci lamentiamo della scarsa qualità di ogni cosa che tocchiamo. Ma non arriviamo mai in fondo, al centro, o all’origine, al Motoreimmobile, che può smentire e far sperare. Che può e sa distinguersi, che non ha bisogno di aderire se può superare.
Credits
Label: Autoprodotto – 2005
Line-up: David Bindi (voce, chitarra acustica, chitarra elettrica) – Fabrizio Orrigo: pianoforte, chitarra classica, chitarra elettrica, cori) – Lorenzo Ferroni / Niccolò Ridi (basso elettrico) – Irene Orrigo (flauto traverso, voce, cori) – Rachele Nerattini (clarinetto) – Michele Zappatini (batteria, percussioni)
Tracklist:
- Rumore di fondo
- Comandante Fallingdown
- Leone senza trigger
- Dog
- Chapter 24
- La Rossa
- Dadi di sanità mentale
- Motore immobile
- La terra e il tepore
- Pianeta vergine
- Nave di speranza
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